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Hai dubbi su come scegliere, installare o mantenere in efficienza il tuo impianto termoidraulico? In questa sezione trovi guide pratiche e approfondimenti utili per orientarti nel mondo della climatizzazione e del riscaldamento. Dai bonus fiscali agli incentivi statali, dalle normative alle istruzioni per l’uso, ogni articolo ti accompagna passo dopo passo con consigli chiari, linguaggio semplice e contenuti sempre aggiornati.

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Nuovo look, più energia!
04/08/25

Benvenuti nella nuova era di Climamarket Oggi si apre un nuovo capitolo nella storia di Climamarket. Un capitolo che profuma di futuro, innovazione e passione per la climatizzazione. Dopo mesi di lavoro, siamo orgogliosi di annunciare il lancio del nostro nuovo sito su una piattaforma completamente rinnovata: più veloce, più intuitiva, più vicina alle tue esigenze. "Nuovo look, più energia!" non è solo uno slogan. È una promessa. È il simbolo di un'evoluzione pensata per offrirti un’esperienza d’acquisto online come mai prima d’ora.   Un salto nel futuro dell’e-commerce Il nuovo Climamarket.it non è semplicemente un restyling. È una rivoluzione digitale. Una piattaforma agile e reattiva, progettata per garantire massima velocità di navigazione: ogni clic è immediato, ogni ricerca è precisa, ogni pagina si apre in un lampo. Dimentica le attese. Dimentica le frustrazioni. Entra in un sito dove ogni secondo conta, perché sappiamo che il tuo tempo vale. Che tu stia consultando dal desktop dell’ufficio o dal tuo smartphone in movimento, l’interfaccia user-friendly ti guiderà passo dopo passo in un’esperienza semplice, intuitiva e appagante.   Un e-commerce al servizio delle tue esigenze Climamarket è da sempre il punto di riferimento per chi cerca soluzioni di climatizzazione affidabili, efficienti e convenienti. Con questo nuovo sito, vogliamo offrirti molto di più: Navigazione ultraveloce: trova subito il prodotto che cerchi, grazie a un motore di ricerca potenziato e a filtri intelligenti. Catalogo sempre aggiornato: dai grandi classici alle novità di stagione, la scelta non finisce mai. Pagamenti sicuri: protezione e tranquillità in ogni transazione. Spedizioni rapide e garantite: il comfort arriva da te, senza sorprese. Assistenza clienti sempre presente: reale, competente e pronta a rispondere a ogni tuo dubbio.   Acquista in Sicurezza, Installa con Serenità Il nuovo sito Climamarket.it nasce con una missione chiara: semplificare l’esperienza d’acquisto, garantendo massima sicurezza e trasparenza in ogni fase. A partire dal momento del pagamento, puoi contare su protocolli di sicurezza avanzati e certificati, che tutelano ogni transazione. Che tu scelga carta di credito, bonifico o un pagamento rateale, la tua serenità è una nostra priorità.   Ma la sicurezza non si ferma al checkout. L’innovativa procedura di acquisto con installazione guidata ti accompagna passo dopo passo nella selezione del servizio più adatto: pochi clic, istruzioni chiare e un wizard che ti segue dall’inizio alla fine. In questo modo, anche chi non è esperto può prenotare un’installazione professionale con tranquillità, sentendosi seguito e supportato.   In più, grazie all’attenzione di Climamarket alle normative fiscali, ottenere le agevolazioni come le detrazioni fiscali o lo sconto termico non è mai stato così semplice. Il nostro team si occupa direttamente della gestione delle pratiche burocratiche, evitando al cliente errori comuni che spesso portano al rigetto delle domande. La trasparenza è totale: sai sempre a che punto sei e quali sono i benefici previsti. Climamarket ti semplifica la vita: sicurezza, efficienza e supporto reale, in ogni fase del tuo acquisto.   Più vicini a te, più forti che mai Questo lancio rappresenta l'inizio di una nuova era. Un modo nuovo di vivere l’e-commerce e il comfort, dove ogni scelta, ogni tecnologia, ogni servizio è pensato per mettere te al centro. Per rendere semplice ciò che prima era complicato. Per trasformare la passione per la climatizzazione in un’esperienza online senza ostacoli. Amiamo ciò che facciamo, e con il nuovo Climamarket vogliamo trasmettere questa energia a ogni cliente, appassionato o alle prime armi che sia.   Non perderti questo evento! Se ami il comfort, la qualità e l’innovazione, non puoi perderti il nuovo Climamarket.it. Visita il sito, lasciati sorprendere, innamorati di un e-commerce che ti somiglia: moderno, veloce, efficiente. "Nuovo look, più energia!"Climamarket entra nel futuro. E tu, sei pronto a viverlo con noi?

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Raffrescamento a pavimento: guida completa a funzionamento e costi
27/05/25

Immagina di entrare in casa durante una calda giornata estiva e percepire una piacevole frescura che avvolge i tuoi piedi. Non un getto d'aria diretto, ma una sensazione diffusa e omogenea che rende l'ambiente accogliente senza sbalzi di temperatura. Questa è la magia del raffrescamento a pavimento, un sistema sempre più apprezzato per il comfort che offre e per la sua integrazione discreta nell'ambiente domestico. Ma come funziona il raffrescamento a pavimento esattamente? E quali sono i costi e le caratteristiche da considerare? Scopriamolo insieme in questo approfondimento di Climamarket. Raffrescamento a pavimento: un comfort invisibile per la tua casa Il raffrescamento a pavimento è una soluzione innovativa per mantenere una temperatura piacevole all'interno degli ambienti, sfruttando la stessa tecnologia del riscaldamento a pavimento ma con una funzione opposta. Questo sistema, sempre più adottato nelle abitazioni moderne, promette un comfort uniforme senza la fastidiosa sensazione di aria fredda diretta, tipica dei condizionatori tradizionali. Tuttavia, come vedremo poco più avanti, esistono alcune precauzioni da considerare per evitare problemi come la condensa, e una gestione attenta è fondamentale per ottimizzarne l’efficacia. Come funziona il raffrescamento a pavimento? Il principio di funzionamento è concettualmente simile a quello del riscaldamento a pavimento, ma con un "flusso" invertito. Invece di acqua calda, nelle serpentine annegate nel massetto, e installate sotto la superficie del pavimento, viene fatta circolare acqua refrigerata a una temperatura controllata. Questo assorbe il calore dall'ambiente, raffrescando gli spazi in modo uniforme e silenzioso. L'irraggiamento dal basso verso l'alto evita la stratificazione dell'aria calda tipica dei sistemi di condizionamento tradizionali (che funzionano invece per ventilazione), garantendo una temperatura omogenea in tutta la stanza ed evitando che vi siano sbalzi improvvisi. La sorgente del freddo è generalmente una pompa di calore reversibile, in grado di produrre sia acqua calda per il riscaldamento invernale che acqua fredda per il raffrescamento estivo. Come già detto, un sistema di distribuzione, costituito da collettori, regola il flusso dell'acqua fredda verso le diverse zone dell'abitazione. Infine, un sistema di termoregolazione, spesso dotato di termostati e centraline elettroniche, permette di controllare con precisione la temperatura dell'acqua e, di conseguenza, la temperatura ambiente desiderata. L'integrazione di questi componenti in un sistema ben progettato è fondamentale per garantire un funzionamento efficiente e confortevole. Questa modalità di raffrescamento si distingue quindi nettamente dai sistemi a ventilazione forzata, che soffiano aria fredda da punti specifici. Caratteristiche principali di un sistema di raffrescamento a pavimento Il raffrescamento a pavimento si distingue per una serie di caratteristiche che lo rendono una soluzione di climatizzazione estiva sempre più apprezzata. Tra queste spiccano l'efficienza energetica, il comfort termico uniforme, la silenziosità operativa, l'integrazione estetica e la durabilità nel tempo. Dal punto di vista dell'efficienza energetica, i sistemi di raffrescamento a pavimento sono generalmente più vantaggiosi rispetto ai condizionatori tradizionali. Essi operano con temperature dell'acqua relativamente più alte (15-18°C) rispetto alle temperature molto basse (0-10°C) richieste dai sistemi ad aria. Questa differenza si traduce in un minor consumo di energia da parte della pompa di calore, con potenziali risparmi sui costi dell'elettricità fino al 20%. Inoltre, la possibilità di integrare l'impianto con fonti di energia rinnovabile come il solare termico può ulteriormente migliorare l'efficienza complessiva e ridurre l'impatto ambientale. Questa caratteristica rende il raffrescamento a pavimento una scelta sostenibile e conveniente nel lungo periodo. Il comfort termico offerto da questo sistema è un altro elemento distintivo. La distribuzione uniforme del fresco per irraggiamento elimina le zone troppo fredde o troppo calde che si possono creare con i condizionatori tradizionali. La sensazione di freschezza è omogenea e costante, avvolgendo l'ambiente in modo delicato e piacevole. Questa uniformità di temperatura contribuisce a un maggiore benessere fisico e a una migliore qualità della vita all'interno degli spazi climatizzati. La silenziosità è un altro vantaggio significativo. I sistemi di raffrescamento a pavimento non utilizzano ventilatori o compressori rumorosi all'interno degli ambienti, garantendo un funzionamento estremamente silenzioso.    Dal punto di vista estetico, l'impianto di raffrescamento a pavimento è completamente invisibile, in quanto tutti i componenti sono installati sotto la superficie calpestabile. L'assenza di unità interne a parete o a soffitto permette di preservare l'estetica degli ambienti e offre maggiore libertà nell'arredamento degli spazi. Infine, i sistemi di raffrescamento a pavimento sono noti per la loro durabilità e richiedono una manutenzione generalmente ridotta. Una volta installati correttamente, possono durare per molti anni, offrendo un ritorno sull'investimento a lungo termine. La manutenzione ordinaria si limita spesso a controlli periodici della centralina e alla pulizia delle tubazioni per prevenire accumuli di calcare. Quanto costa un impianto di raffrescamento a pavimento? Il costo di un impianto di raffrescamento a pavimento può variare significativamente in base a diversi fattori, tra cui le dimensioni dell'abitazione, la complessità del sistema, la qualità dei materiali utilizzati e i costi di installazione. In generale, l'investimento iniziale per un sistema completo di riscaldamento e raffrescamento a pavimento è superiore rispetto a un sistema di riscaldamento tradizionale abbinato a condizionatori split. Tuttavia, è importante considerare i benefici a lungo termine in termini di efficienza energetica e comfort abitativo, che possono portare a un risparmio sui costi di gestione. Che temperatura impostare per il raffrescamento a pavimento? La temperatura ideale da impostare per un sistema di raffrescamento a pavimento è un aspetto cruciale per garantire il comfort e prevenire la formazione di condensa. Generalmente, la temperatura dell'acqua che circola nelle tubazioni dovrebbe essere mantenuta tra i 15 e i 18°C. Questa temperatura è relativamente più alta rispetto a quella utilizzata nei sistemi di condizionamento ad aria tradizionali (circa 0-10°C).  Per quanto riguarda la temperatura superficiale del pavimento, è consigliabile mantenerla intorno ai 19.5°C per evitare sia una sensazione di freddo eccessivo ai piedi che la formazione di condensa. Come evitare la condensa con raffrescamento a pavimento? Uno degli aspetti cruciali da gestire nel raffrescamento a pavimento è il rischio di formazione di condensa sulla superficie del pavimento. Questo si verifica quando la temperatura del pavimento scende al di sotto del punto di rugiada dell'aria presente nell'ambiente. Per evitare la condensa con raffrescamento a pavimento, è fondamentale un controllo preciso della temperatura dell'acqua refrigerata e dell'umidità relativa dell'aria. L'installazione di un deumidificatore per raffrescamento a pavimento o di un sistema di ventilazione meccanica controllata (VMC) integrato può essere una soluzione efficace per mantenere l'umidità sotto controllo e prevenire questo inconveniente. Mantenere un livello di umidità interna controllato, idealmente tra il 40% e il 46%, è cruciale per prevenire la condensa. Come risolvere il problema della condensa sul pavimento? Se si verifica il problema della condensa sul pavimento con un sistema di raffrescamento, è importante intervenire tempestivamente per evitare danni e disagi. La prima cosa da fare è verificare e, se necessario, regolare la temperatura dell'acqua che circola nell'impianto, assicurandosi che non sia impostata troppo bassa. È consigliabile mantenerla nel range raccomandato di 15-18°C, tenendo conto del punto di rugiada. È fondamentale assicurarsi che il deumidificatore, se presente, stia funzionando correttamente e sia dimensionato adeguatamente per l'ambiente da deumidificare. Verificare e regolare l'impostazione del livello di umidità desiderato (ad esempio, tra il 40% e il 46%). Controllare che non ci siano ostacoli alla circolazione dell'aria intorno al deumidificatore e che i filtri siano puliti. Verificare anche che il tubo di scarico della condensa non sia ostruito. Se l'abitazione è dotata di un sistema di ventilazione meccanica controllata, è importante assicurarsi che stia funzionando in modo ottimale e che il flusso d'aria sia bilanciato per rimuovere efficacemente l'aria umida. È consigliabile evitare di introdurre eccessiva umidità nell'ambiente, limitando attività come docce prolungate senza adeguata ventilazione o la cottura di cibi senza l'utilizzo di una cappa aspirante. Inoltre, è meglio evitare di aprire finestre e porte durante le giornate calde e umide quando il raffrescamento è in funzione. Chi ha il riscaldamento a pavimento ha anche il raffrescamento? Sì, è assolutamente possibile e anzi piuttosto comune che chi ha un impianto di riscaldamento a pavimento possa integrarlo con un sistema di raffrescamento. Infatti, la stessa rete di tubazioni installata sotto il pavimento può essere utilizzata sia per far circolare acqua calda durante l'inverno che acqua fredda durante l'estate. Questi sistemi sono spesso definiti impianti radianti per riscaldamento e raffrescamento.  Per poter passare dalla modalità riscaldamento alla modalità raffrescamento, è necessario che l'impianto sia dotato di una pompa di calore reversibile aria-acqua. Questo tipo di pompa di calore è in grado di invertire il suo ciclo di funzionamento, producendo sia acqua calda che acqua fredda a seconda delle necessità stagionali. Raffrescamento a pavimento sconsigliato: quando e perché Nonostante i numerosi vantaggi, il raffrescamento a pavimento potrebbe non essere la soluzione ideale in alcune specifiche situazioni. In climi caratterizzati da livelli di umidità molto elevati, ad esempio, il sistema potrebbe faticare a fornire un comfort adeguato e a prevenire efficacemente la formazione di condensa, anche con l'ausilio di un deumidificatore. In questi casi, l'energia necessaria per una deumidificazione continua potrebbe vanificare parte dei risparmi energetici ottenuti con il raffrescamento.   Un altro aspetto da considerare è la velocità di raffreddamento. I sistemi a pavimento hanno generalmente un tempo di risposta più lento rispetto ai condizionatori tradizionali. Se si necessita di un raffreddamento rapido degli ambienti, il raffrescamento a pavimento potrebbe non essere la scelta più indicata.   L'investimento iniziale per un impianto di raffrescamento a pavimento è generalmente più elevato rispetto a quello per un sistema di condizionamento tradizionale. Per chi ha un budget limitato, questo costo iniziale potrebbe rappresentare un ostacolo.  Sebbene i moderni sistemi a pavimento siano progettati per essere durevoli, in caso di perdite nelle tubazioni sottostanti, la localizzazione e la riparazione possono essere invasive e richiedere la rimozione di porzioni del pavimento.  Infine, l'installazione in edifici esistenti può essere più complessa e costosa rispetto alle nuove costruzioni, in quanto spesso richiede interventi strutturali come il rialzamento del pavimento o la rimozione del pavimento e del massetto esistenti. In alcuni casi, per edifici esistenti, potrebbero esistere soluzioni di raffrescamento alternative più pratiche ed economiche.

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La guida ai valori essenziali di prestazione del condizionatore
20/05/25

Il condizionatore d'aria è diventato un elemento indispensabile per il comfort e il benessere in molte abitazioni, soprattutto durante i mesi più caldi. Tuttavia, la scelta del modello giusto può spesso risultare complessa di fronte alla vasta gamma di opzioni disponibili e alle diverse specifiche tecniche. Comprendere i valori essenziali come la potenza, la prestazione e il rendimento è fondamentale per prendere una decisione informata che soddisfi le proprie esigenze di raffrescamento o riscaldamento, garantendo al contempo un consumo energetico ottimale. In questo articolo di Climamarket, esploreremo i parametri chiave che caratterizzano un condizionatore, dal calcolo della potenza necessaria in base alle dimensioni dell'ambiente, fino all'analisi degli indici di efficienza energetica come l'EER, il COP e lo SCOP, fornendo una guida completa per orientarsi nel processo di acquisto. Differenza tra potenza, prestazione e rendimento nei condizionatori Quando si parla di condizionatori, i termini potenza, prestazione e rendimento vengono spesso utilizzati talvolta in modo intercambiabile, ma è importante comprenderne le distinzioni per valutare al meglio un apparecchio. La potenza di un condizionatore si riferisce alla sua capacità di raffreddare o riscaldare un ambiente in un determinato periodo di tempo. Questa capacità è comunemente misurata in BTU (British Thermal Units) all'ora o in kilowatt (kW). Un valore di potenza più elevato indica una maggiore capacità di raffreddare o riscaldare uno spazio più grande o di farlo più rapidamente. Tuttavia, la potenza adeguata dipende dalle dimensioni della stanza e da altri fattori ambientali. La prestazione, d'altra parte, si riferisce all'efficacia complessiva del condizionatore nel fornire comfort e mantenere la temperatura desiderata. Essa è influenzata non solo dalla potenza, ma anche da fattori come il flusso d'aria, la capacità di deumidificazione e l'efficienza energetica. Indici come il SEER (Seasonal Energy Efficiency Ratio) e lo SCOP (Seasonal Coefficient of Performance) forniscono un'indicazione della prestazione stagionale di un condizionatore. Il rendimento, o efficienza, indica quanto efficacemente il condizionatore converte l'energia elettrica in raffreddamento o riscaldamento. Un rendimento più elevato si traduce in un minor consumo energetico e, di conseguenza, in bollette elettriche più basse. L'EER (Energy Efficiency Ratio), il COP (Coefficient of Performance) e lo SCOP sono parametri chiave per valutare il rendimento di un condizionatore. Calcolo potenza del climatizzatore: come stimare il fabbisogno Un metodo comune per stimare la potenza necessaria per un condizionatore si basa sulla superficie in metri quadri (mq) dell'ambiente da raffreddare o riscaldare. La capacità di raffreddamento, come già ricordato, è spesso espressa in BTU, un'unità di misura dell'energia termica. Una formula generale per stimare il fabbisogno di BTU è: BTU = metri quadri x coefficiente Il valore del coefficiente può variare a seconda delle fonti e delle condizioni specifiche dell'ambiente. Alcuni suggeriscono un coefficiente fisso di 340 BTU per metro quadro, mentre altri propongono di considerare il volume in metri cubi moltiplicato per un coefficiente di circa 85. È importante tenere presente che questo è solo un calcolo approssimativo e che fattori come l'altezza del soffitto, il livello di isolamento termico, l'esposizione al sole, il numero e le dimensioni delle finestre, la presenza di elettrodomestici che generano calore e il numero di persone che occupano la stanza possono influenzare significativamente il fabbisogno di potenza. La potenza può essere espressa anche in kW, con una conversione approssimativa di 1 kW ≈ 3412 BTU/h. Potenza climatizzatore per mq: alcuni esempi pratici Per fornire esempi pratici sulla potenza necessaria in base ai metri quadri, consideriamo alcuni scenari comuni: Stanza di 15 mq: Per una stanza di queste dimensioni, come una camera da letto o uno studio, un condizionatore con una potenza di circa 7.000 - 9.000 BTU/h (2.0 - 2.6 kW) potrebbe essere sufficiente. Stanza di 25 mq: Per un ambiente di medie dimensioni come un soggiorno o una sala da pranzo, potrebbe essere necessario un condizionatore con una potenza di 9.000 - 12.000 BTU/h (2.6 - 3.5 kW). Stanza di 40 mq: Per un open space o un soggiorno più ampio, un condizionatore con una potenza di 12.000 - 18.000 BTU/h (3.5 - 5.3 kW) potrebbe essere più appropriato. Stanza di 70 mq: Per ambienti più grandi come taverne o uffici, o perbilocali di ampie metrature, potrebbe essere necessario un condizionatore con una potenza di 18.000 - 24.000 BTU/h (5.3 - 7.0 kW). Appartamento di 100 mq: Per raffreddare o riscaldare un'intera abitazione di queste dimensioni, potrebbe essere necessario un condizionatore con una potenza di circa 34.000 BTU/h (10 kW) o più, eventualmente optando per soluzioni multi-split o canalizzate. È fondamentale ricordare che questi sono solo esempi indicativi e la potenza effettivamente necessaria può variare in base ai fattori menzionati in precedenza, come l'isolamento dell'edificio e l'esposizione al sole. Qual è la potenza nominale di un condizionatore? La potenza nominale di un condizionatore si riferisce alla sua capacità media di raffreddamento o riscaldamento, espressa generalmente in BTU/h o kW. Questo valore varia significativamente a seconda del modello ed è scelto in base alle dimensioni e ai requisiti specifici dell'ambiente da climatizzare. La potenza nominale è un parametro fondamentale per confrontare diversi modelli e assicurare un raffreddamento o riscaldamento adeguato. I produttori utilizzano questo valore come specifica primaria per classificare e descrivere le prestazioni dei loro condizionatori in condizioni operative standard. Rendimento del condizionatore: un fattore cruciale per il risparmio Il rendimento di un condizionatore è un fattore cruciale da considerare, in quanto determina la quantità di raffreddamento o riscaldamento ottenuta per ogni unità di energia elettrica consumata. Un rendimento elevato si traduce in un minor consumo di energia, con conseguenti bollette elettriche più basse e un ridotto impatto ambientale. Gli indici EER, COP e SCOP sono parametri fondamentali per valutare l'efficienza di un condizionatore. EER e COP: cosa significano? L'EER, acronimo di Energy Efficiency Ratio, è un indice che misura l'efficienza energetica di un condizionatore quando funziona in modalità raffreddamento. Viene calcolato come il rapporto tra la capacità di raffreddamento dell'unità (espressa in BTU/h) e la potenza elettrica assorbita (espressa in watt) in condizioni operative specifiche. Un valore di EER più alto indica quindi una maggiore efficienza energetica durante il raffreddamento. Il COP, acronimo di Coefficient of Performance, è invece un indice che misura l'efficienza energetica di un condizionatore quando funziona in modalità riscaldamento (nel caso di modelli con pompa di calore). Viene calcolato come il rapporto tra la capacità di riscaldamento dell'unità (espressa in BTU/h o kW) e la potenza elettrica assorbita (espressa in watt o kW) in condizioni operative specifiche. Un valore di COP più alto indica quindi una maggiore efficienza energetica durante il riscaldamento. Per i condizionatori con funzione di riscaldamento (pompe di calore), il COP è un parametro fondamentale per valutare l'efficienza nei mesi più freddi. SCOP del condizionatore: l'efficienza stagionale Lo SCOP (Seasonal Coefficient of Performance) è un indice più completo che valuta l'efficienza di un condizionatore con pompa di calore durante l'intera stagione di riscaldamento. A differenza del COP, che si riferisce a specifiche condizioni operative, lo SCOP tiene conto delle variazioni di temperatura esterna che si verificano durante la stagione di riscaldamento, fornendo un'indicazione più realistica dell'efficienza di riscaldamento in diverse zone climatiche. Valori ottimali di SEER e SCOP: cosa considerare Valori di SEER (Seasonal Energy Efficiency Ratio, per il raffreddamento) e SCOP più elevati indicano una migliore efficienza energetica. I valori ottimali dipendono da diversi fattori, tra cui il clima della propria zona, la frequenza di utilizzo del condizionatore e il budget disponibile. In generale, un SEER superiore a 16 e uno SCOP superiore a 4 sono considerati buoni valori. Le etichette energetiche forniscono queste informazioni in modo chiaro, consentendo ai consumatori di confrontare facilmente l'efficienza di diversi modelli. Sebbene modelli ad alta efficienza con valori di SEER e SCOP molto elevati possano avere un costo iniziale maggiore, il risparmio energetico a lungo termine può compensare l'investimento iniziale, soprattutto in caso di utilizzo frequente e in zone con costi dell'elettricità elevati. I consigli di Climamarket per valutare la prestazione del condizionatore prima dell'acquisto Prima di acquistare un condizionatore, è fondamentale valutare attentamente le sue prestazioni per assicurarsi che soddisfi le proprie esigenze e garantisca un funzionamento efficiente. Ecco alcuni consigli pratici: Verifica l'etichetta energetica: controllare i valori di SEER e SCOP per valutare l'efficienza energetica in raffreddamento e riscaldamento. Valori più alti indicano una maggiore efficienza e potenziali risparmi sulla bolletta elettrica. Considera la tecnologia inverter: i condizionatori con tecnologia inverter regolano la velocità del compressore in base alla necessità di raffreddamento o riscaldamento, offrendo un funzionamento più efficiente, temperature più stabili e un minor rumore rispetto ai modelli tradizionali. Valuta il livello di rumorosità: controlla i decibel (dB) indicati per l'unità interna ed esterna. Un livello di rumorosità inferiore garantisce un maggiore comfort acustico, soprattutto in ambienti come la camera da letto. Verifica le funzioni aggiuntive: molti condizionatori offrono funzioni utili come la modalità Sleep per ottimizzare il comfort notturno e il risparmio energetico, i timer per programmare l'accensione e lo spegnimento, e i controlli smart tramite app o assistenti vocali. Scegliere il tipo di condizionatore adatto: valuta se è più appropriato un modello fisso (mono-split o multi-split), portatile o canalizzato in base alle tue esigenze di spazio e installazione. Leggi recensioni e confronta modelli: consulta le opinioni di altri utenti e confrontare le specifiche tecniche di diversi modelli per farti un'idea più precisa delle loro prestazioni reali. Affidarti a un installatore qualificato: assicurati che l'installazione venga eseguita correttamente da un tecnico esperto per garantire il corretto funzionamento e le massime prestazioni del condizionatore. Valutare attentamente questi aspetti prima dell'acquisto permette di scegliere un condizionatore che offra un buon equilibrio tra prestazioni, efficienza energetica e comfort, evitando spese inutili e garantendo un clima ideale nella propria abitazione.

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Condizionatore a cassetta: la guida completa
16/05/25

Quando si parla di climatizzazione, pensiamo subito allo split a parete classico, quello che vediamo in tante case e uffici. Ma c'è un'altra soluzione, elegante e performante, che sta prendendo sempre più piede, soprattutto in ambienti commerciali, uffici, ma anche in abitazioni moderne con controsoffitti: il condizionatore a cassetta. Se stai cercando un sistema che diffonda l'aria in modo uniforme, quasi scomparendo alla vista, allora l'aria condizionata a soffitto potrebbe essere la risposta giusta, e il condizionatore a cassetta ne è l'esempio più diffuso. In questo articolo di Climamarket andremo allora ad approfondire ogni aspettodi questa particolare soluzione per la climatizzazione: funzionamento, prezzi, ambienti ideali e consigli sull'installazione corretta. Cos'è e quando conviene scegliere un condizionatore a cassetta? Immagina un pannello quadrato o rettangolare, discreto, installato a filo del controsoffitto. Ecco, quello è l'unità interna di un condizionatore a cassetta. A differenza dello split a parete, che soffia l'aria in una direzione prevalente, la cassetta solitamente distribuisce l'aria (raffreddata o riscaldata) attraverso 2, 3 o 4 vie, garantendo una diffusione molto più omogenea nell'ambiente. Scegliere un condizionatore a cassetta conviene specialmente quando: L'estetica è fondamentale: l'unità a cassetta si integra perfettamente nel controsoffitto, lasciando le pareti libere e mantenendo un design pulito. Serve una distribuzione uniforme dell'aria: ideale per locali ampi, open space, negozi o uffici dove è cruciale evitare zone con temperature diverse o flussi d'aria diretti e fastidiosi. Esiste già un controsoffitto: l'installazione è naturalmente facilitata dalla presenza di un controsoffitto, che nasconde l'unità, le tubazioni e i cavi. Insomma, se cerchi una climatizzazione potente, discreta e con un comfort elevato in termini di diffusione dell'aria, la cassetta merita sicuramente di essere presa in considerazione come opzione per la tua aria condizionata da soffitto. Come funziona il condizionatore a cassetta? Il principio di base è lo stesso dei comuni condizionatori split system: c'è un'unità esterna (il motore) e un'unità interna (la cassetta, appunto). Il sistema fa circolare un fluido refrigerante tra le due unità. Nell'unità interna (la cassetta): un ventilatore aspira l'aria dall'ambiente (di solito dalla griglia centrale), la fa passare attraverso un filtro (sì, la manutenzione dei filtri è importante anche qui!) e poi su uno scambiatore dove il fluido refrigerante evapora, assorbendo calore dall'aria. L'aria, ora più fredda, viene poi ridistribuita nell'ambiente attraverso le bocchette laterali. Durante il raffreddamento, l'umidità dell'aria condensa e viene raccolta in una bacinella, da cui viene scaricata (solitamente tramite una piccola pompa integrata) all'esterno o in uno scarico dedicato. Nell'unità esterna: il fluido refrigerante, ora sotto forma di gas ad alta pressione e temperatura, cede il calore assorbito all'aria esterna attraverso un altro scambiatore e ritorna liquido, pronto per ricominciare il ciclo. Per il riscaldamento (se la macchina è una pompa di calore), il ciclo si inverte: l'unità esterna assorbe calore dall'aria esterna e lo cede all'aria interna tramite la cassetta. La particolarità della cassetta sta proprio nella geometria: l'aria viene prelevata dal centro e soffiata verso l'esterno attraverso le bocchette, che possono essere regolate (anche singolarmente in alcuni modelli) per direzionare il flusso. Come installare un condizionatore senza rompere il muro? Parliamoci chiaro: un condizionatore a cassetta è un sistema split, il che significa che richiede un'unità esterna e quindi un collegamento tra interno ed esterno. Questo collegamento (tubi del refrigerante, cavi elettrici, scarico condensa) passa quasi sempre attraverso un foro nel muro o nel soffitto. Quindi, se l'obiettivo è installare un climatizzatore senza rompere alcun muro per il collegamento con l'esterno, il condizionatore a cassetta non è la soluzione adatta. In questo caso, sarebbe più corretto rivolgersi ai climatizzatori monoblocco portatili, che non hanno l'unità esterna e scaricano l'aria calda tramite un tubo flessibile (spesso posizionato in una finestra) o a sistemi monoblocco fissi che richiedono solo due fori nel muro (generalmente di grosso diametro) per l'aspirazione e l'espulsione dell'aria. Per il condizionatore a cassetta, l'installazione prevede necessariamente la posa della linea frigorifera, di quella elettrica e dello scarico condensa che collegano le due unità, e questo comporta quasi sempre una piccola rottura o un passaggio dedicato attraverso una struttura. Qual è il miglior condizionatore senza unità esterna? Il concetto di "migliore" è molto soggettivo e dipende dalle tue esigenze specifiche. Un monoblocco senza unità esterna (come i portatili o alcuni modelli fissi a muro che non richiedono il motore fuori) è preferibile se: Non puoi o non vuoi installare un'unità esterna (vincoli condominiali, estetici, ecc.). Hai bisogno di una soluzione rapida (portatile). Tuttavia, i monoblocco hanno spesso delle limitazioni rispetto ai sistemi split (come la cassetta): Rumorosità: essendo "tutto dentro", sono spesso più rumorosi dell'unità interna di uno split. Efficienza: generalmente consumano di più a parità di potenza rispetto a un buon split Inverter. Potenza limitata: le potenze disponibili sono solitamente inferiori rispetto ai sistemi split più grandi. Quindi, se stai cercando il miglior condizionatore in termini di potenza, efficienza e silenziosità per climatizzare un ambiente importante e puoi installare l'unità esterna, un sistema split come il condizionatore a cassetta o un multisplit (con più unità interne) è quasi sempre una scelta tecnicamente superiore rispetto a un monoblocco. Fissare il condizionatore a una cassetta di predisposizione Se, invece, la tua domanda riguarda come fissare il condizionatore a una cassetta di predisposizione, allora il discorso cambia! Nelle costruzioni moderne o nelle ristrutturazioni, spesso vengono create delle "cassette di predisposizione" nel controsoffitto o nella soletta. Si tratta di alloggiamenti (spesso in lamiera o plastica rinforzata) già posizionati durante la costruzione, completi di passaggi per le tubazioni e i cavi. In questo caso, l'installazione dell'unità interna a cassetta diventa molto più pulita. Il professionista dovrà semplicemente: Aprire l'alloggiamento nel controsoffitto. Fissare la struttura portante dell'unità interna (spesso utilizzando barre filettate che scendono dalla soletta o dal solaio superiore) alla predisposizione o alla struttura portante dell'edificio. Collegare i tubi del refrigerante, i cavi elettrici e il tubo di scarico condensa che sono già stati fatti passare all'interno della predisposizione. Sollevare e fissare l'unità interna alla struttura portante. Montare il pannello decorativo esterno, quello con le griglie e le bocchette. Questo sistema rende l'installazione finale dell'unità a vista molto più veloce e precisa. Prezzi di un condizionatore a cassetta prezzi: quanto costa rinfrescare con stile? Parlare di prezzi per un condizionatore a cassetta non è semplice, perché dipendono da tantissimi fattori: la marca, la potenza (BTU), le funzionalità (Inverter, Wi-Fi, purificazione aria, ecc.), l'efficienza energetica (classe A, A++, A+++), e ovviamente, l'installazione. Tuttavia, possiamo dare delle indicazioni di massima, focalizzandoci sulle potenze che spesso vengono richieste per ambienti di medie/grandi dimensioni, come un condizionatore a cassetta da 18000 BTU (adatto per circa 50-60 mq, a seconda dell'isolamento) e un modello da 24000 BTU (per ambienti sui 70-80 mq o più). Nel primo caso, il prezzo per il solo apparecchio può variare indicativamente da 800 euro per modelli base fino a oltre 2.000€ per marche primarie con alte classi energetiche e funzionalità avanzate; Per un condizionatore a cassetta da 24000 BTU, invece, Il prezzo per il solo apparecchio parte orientativamente da 1.000 euro e può superare i 5.000 euro o anche 8.000 euro per i top di gamma. Questi sono solo i prezzi degli apparecchi, disponibili in diverse configurazioni nel catalogo online di Climamarket. Al costo va aggiunta l'installazione, che per un sistema a cassetta è generalmente più complessa e quindi più costosa rispetto a uno split a parete. L'installazione può variare molto a seconda della difficoltà, della lunghezza delle tubazioni, della necessità di creare o meno il controsoffitto o la predisposizione.

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Come risolvere il problema della pressione bassa della caldaia
06/05/25

La corretta pressione dell'acqua all'interno della caldaia è un elemento fondamentale per garantire il funzionamento efficiente e sicuro dell'intero sistema di riscaldamento domestico. Quando la pressione è troppo bassa, possono insorgere diversi problemi, fino al blocco completo della caldaia, lasciando la casa senza riscaldamento e acqua calda. Mantenere la pressione ottimale non solo assicura una distribuzione uniforme del calore in tutti gli ambienti, ma contribuisce anche a prevenire guasti, perdite e rumori anomali. Studi nel settore energetico hanno dimostrato che una pressione adeguata può incrementare l'efficienza del sistema di riscaldamento fino al 5%, con una conseguente riduzione dei costi energetici per le famiglie. In questo articolo di Climamarket andremo dunque a capire cosa fare se la pressione della caldaia è bassa, e come risolvere i problemi più comuni. Le cause più comuni della pressione bassa della caldaia Diverse ragioni possono portare a una diminuzione della pressione all'interno della caldaia. Una delle cause più frequenti è rappresentata dalle perdite d'acqua nell'impianto di riscaldamento. Queste perdite possono derivare da guarnizioni usurate, valvole di scarico danneggiate o tubazioni compromesse. Anche piccole perdite, se protratte nel tempo, possono causare un calo significativo della pressione. È quindi importante controllare attentamente radiatori, valvole e raccordi dei tubi alla ricerca di eventuali tracce di acqua, prestando particolare attenzione alle zone intorno alle valvole dei termosifoni e sotto la caldaia stessa. Un segnale che può indicare una perdita occulta è un contatore dell'acqua che continua a girare anche quando tutti i rubinetti sono chiusi. Un'altra causa comune di pressione bassa è la presenza di aria nel circuito di riscaldamento. L'aria intrappolata può ostacolare la corretta circolazione dell'acqua e portare a letture di pressione inferiori al normale. Questo fenomeno è più frequente dopo un periodo di inattività dell'impianto, come ad esempio al riavvio dopo l'estate. La presenza di aria nei tubi può impedire ai termosifoni di scaldarsi in modo uniforme e di distribuire il calore in maniera efficace. Il vaso di espansione è un componente essenziale per il corretto funzionamento della caldaia. Si tratta di un contenitore metallico posto dietro l'apparecchio, dotato di una camera d'aria che ha la funzione di compensare le variazioni di volume dell'acqua dovute alle fluttuazioni di temperatura. Se il vaso di espansione è danneggiato o sgonfio, non riesce a svolgere correttamente la sua funzione, causando squilibri di pressione e, di conseguenza, una pressione bassa nella caldaia. Anche un malfunzionamento della valvola di riempimento può essere responsabile della pressione bassa. Il sistema di riempimento è progettato per mantenere una pressione costante all'interno della caldaia. Se questo dispositivo è difettoso o non funziona correttamente, la pressione può diminuire gradualmente nel tempo. Infine, l'accumulo eccessivo di calcare all'interno delle tubazioni può ostruire il flusso dell'acqua calda, influenzando negativamente la pressione. Allo stesso modo, un guasto alla pompa della caldaia, responsabile della circolazione dell'acqua nell'impianto, può causare una distribuzione insufficiente dell'acqua e, di conseguenza, una pressione bassa.   Come controllare la pressione della tua caldaia Il primo passo per affrontare il problema della pressione bassa è controllare il manometro della caldaia. Questo strumento si trova solitamente sul pannello frontale dell'apparecchio, ma in alcuni modelli più datati potrebbe essere posizionato nella parte inferiore. Esistono due tipi principali di manometri: analogici e digitali. I manometri analogici assomigliano a un tachimetro o a un orologio, con una lancetta che indica la pressione su una scala graduata in bar. Spesso presentano una zona verde, che indica l'intervallo di pressione ideale (generalmente tra 1 e 1.5 bar, ma a volte fino a 2 bar), e una zona rossa che segnala una pressione troppo alta o troppo bassa. Se la lancetta si trova nella zona rossa inferiore, la pressione è insufficiente. Le caldaie moderne possono essere dotate di un manometro digitale che visualizza direttamente il valore della pressione su un display. In questo caso, è necessario assicurarsi che la lettura sia compresa tra 1 e 1.5 bar (o l'intervallo specificato nel manuale della caldaia) quando l'impianto è freddo. Aumentare la pressione della caldaia: cosa fare passo dopo passo Se il manometro indica una pressione inferiore a 1 bar, è necessario intervenire per ripristinare il livello ottimale. L'operazione principale da compiere è quella di aprire la valvola di riempimento, anche conosciuta come rubinetto di carico o valvola di mandata dell'acqua. Questa valvola si trova solitamente sotto o nella parte inferiore della caldaia e può avere l'aspetto di un piccolo rubinetto o di una leva. Una volta individuata la valvola di riempimento, la procedura per aumentare la pressione è la seguente: Assicurati che la caldaia sia spenta, ma l'alimentazione elettrica sia ancora attiva. Apri lentamente la valvola ruotando il rubinetto o la leva, di solito in senso antiorario. Se si tratta di una leva, potrebbe essere necessario spostarla lateralmente. Si dovrebbe udire il rumore dell'acqua che entra nel sistema. È importante aprire la valvola delicatamente per evitare la formazione di bolle d'aria. Mantieni la valvola di riempimento aperta fino a quando la pressione indicata dal manometro raggiunge l'intervallo ideale (1-1.5 bar). È fondamentale monitorare costantemente il manometro durante questa operazione. Una volta raggiunta la pressione corretta, chiudi la valvola di riempimento ruotandola in senso orario o riportando la leva nella sua posizione originale. Assicurati che sia completamente chiusa per evitare un riempimento eccessivo. Dopo aver chiuso la valvola di riempimento, è consigliabile verificare se la pressione rimane stabile. Quando la pressione continua a scendere: problemi persistenti Se, nonostante l'intervento, la pressione della caldaia continua a diminuire rapidamente, ciò indica la presenza di un problema sottostante che necessita di attenzione. In questi casi, è probabile che ci sia una perdita nel sistema o un malfunzionamento di un componente come il vaso di espansione. È opportuno controllare nuovamente l'impianto alla ricerca di eventuali perdite visibili intorno ai radiatori, ai tubi e alla caldaia stessa. Anche una valvola di sicurezza che perde potrebbe essere la causa del problema. Ulteriori cause potrebbero essere delle perdite interne alla caldaia, ad esempio dallo scambiatore di calore. In alcuni casi, una lettura erroneamente bassa della pressione potrebbe essere dovuta a un difetto del sensore di pressione (pressostato). Se si sospetta una perdita ma non si riesce a individuarla, soprattutto se il contatore dell'acqua continua a girare, è molto probabile che si tratti di una perdita nascosta che richiede l'intervento di un professionista per essere localizzata e riparata. Cosa succede se la pressione della caldaia è troppo bassa? Le conseguenze possono essere diverse. Inizialmente, potresti notare che i termosifoni non si scaldano in modo uniforme, rimanendo freddi nella parte superiore. Questa inefficienza si traduce inevitabilmente in un aumento dei consumi energetici e, di conseguenza, in bollette più salate. Nei casi più gravi, la caldaia potrebbe bloccarsi completamente, con tutte le conseguenze negative del caso. Se la pressione scende al di sotto di una certa soglia (spesso intorno a 0.5-0.8 bar, ma può variare a seconda del modello), il sistema di sicurezza della caldaia interviene bloccando l'apparecchio per prevenire danni. Questo si traduce nell'interruzione della produzione di riscaldamento e acqua calda. Ecco perché è importante non sottovalutare questo segnale. A lungo termine, far funzionare una caldaia con una pressione costantemente bassa può danneggiare alcuni componenti, come ad esempio la pompa di circolazione dell'acqua. Lo sforzo eccessivo a cui è sottoposta la caldaia in queste condizioni può ridurne la durata complessiva, portando a costose riparazioni o alla necessità di una sostituzione prematura dell'intero apparecchio. Mantenere la pressione ottimale della caldaia: i consigli di Climamarket Prevenire è meglio che curare, e questo vale anche per la pressione della caldaia. Effettuare controlli regolari della pressione è una buona abitudine, soprattutto prima dell'inizio della stagione fredda (in autunno) e poi almeno una volta al mese durante l'inverno. Un monitoraggio costante ti permette infatti di individuare tempestivamente eventuali cali di pressione prima che causino problemi significativi. Un'altra operazione utile per mantenere la pressione corretta e garantire l'efficienza del sistema è lo spurgo periodico dei termosifoni. Questa procedura permette di eliminare l'aria intrappolata, che può causare fluttuazioni di pressione e un riscaldamento inefficiente. Infine, è fondamentale programmare una manutenzione periodica della caldaia da parte di un tecnico qualificato, idealmente una volta all'anno. Un professionista è in grado di identificare e risolvere potenziali problemi, inclusi quelli relativi alla pressione, prima che si trasformino in guasti maggiori. Domande frequenti sulla bassa pressione della caldaia Cosa succede se la pressione della caldaia è bassa? Una pressione bassa nella caldaia può causare diversi problemi, tra cui: Blocco della caldaia: molte caldaie moderne sono dotate di un sistema di sicurezza che le blocca automaticamente se la pressione scende al di sotto di un certo livello (solitamente intorno a 0.5-0.8 bar). Questo per prevenire danni al sistema. Mancanza di riscaldamento: se la caldaia non si avvia a causa della bassa pressione, non sarà in grado di riscaldare l'acqua per i termosifoni o l'acqua calda sanitaria. Funzionamento inefficiente: anche se la caldaia dovesse funzionare con una pressione leggermente bassa, potrebbe farlo in modo meno efficiente, con conseguente aumento dei consumi energetici. Rumori strani: potresti sentire gorgoglii o altri rumori insoliti provenienti dalla caldaia o dai termosifoni a causa della presenza di aria nel sistema, spesso associata a una bassa pressione. Come risolvere la pressione bassa della caldaia? Apri lentamente il rubinetto di carico (solitamente un piccolo rubinetto o manopola sotto la caldaia) fino a raggiungere la pressione consigliata (generalmente tra 1 e 1.5 bar). Chiudi bene il rubinetto una volta raggiunta la pressione corretta. Attenzione: Se la pressione continua a scendere frequentemente dopo averla ricaricata, potrebbe esserci una perdita nel sistema. In questo caso, è fondamentale contattare un tecnico qualificato per individuare e riparare la perdita. Cosa fare se la pressione della caldaia si abbassa? Verifica innanzitutto se ci sono perdite visibili dai termosifoni o dalle tubazioni. Se non ci sono perdite evidenti, prova a riportare la pressione al livello corretto utilizzando il rubinetto di carico. Cosa succede se la caldaia è a 0 bar? Se la caldaia segna 0 bar, molto probabilmente si bloccherà e non funzionerà. In questa situazione, è fondamentale intervenire per ripristinare la pressione prima di poter riutilizzare l'impianto.

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Come funziona e come gestire lo scarico della condensa del condizionatore
02/05/25

I condizionatori d'aria, essenziali per il comfort domestico durante i mesi caldi, producono condensa come sottoprodotto naturale del processo di raffreddamento e deumidificazione dell'aria. Un sistema di scarico della condensa che funzioni correttamente è di vitale importanza per prevenire danni causati dall'acqua, la proliferazione di muffe e il malfunzionamento dell'apparecchio. Per questo è essenziale sapere dove si trova lo scarico della condensa del condizionatore, come gestirlo e, soprattutto, come mantenerlo pulito. Vediamo insieme, in questo approfondimento di Climamarket, tutto quello che c'è da sapere su questo aspetto spesso sottovalutato, rispondendo alle domande più comuni. Dove si può scaricare la condensa del condizionatore: la normativa Le normative riguardanti lo scarico della condensa dei condizionatori d'aria stabiliscono principi generali per garantire uno smaltimento corretto e sicuro. A differenza della condensa prodotta dalle caldaie, che presenta un pH acido e spesso necessita di neutralizzazione, la condensa dei condizionatori è generalmente basica e non richiede necessariamente un filtraggio preventivo prima di essere immessa negli impianti di raccolta o nel terreno. In Italia, il riferimento normativo principale per lo scarico delle acque reflue, inclusa la condensa dei condizionatori, è contenuto nella Parte terza del Decreto Legislativo n. 152 del 3 aprile 2006. Questa legislazione fornisce il quadro generale per la gestione degli scarichi idrici a livello nazionale. È importante notare che per impianti di condizionamento di grandi dimensioni, specificamente quelli con una potenza superiore a 70 kW, la normativa prevede requisiti più stringenti. In questi casi, la condensa deve essere neutralizzata prima di essere scaricata, a meno che non venga immessa in acque saponate (che sono basiche). Inoltre, prima di confluire nella rete fognaria, la condensa proveniente da questi impianti deve passare attraverso due sifoni, come indicato nella norma UNI EN 11071. Questa disposizione si applica tipicamente a contesti commerciali o industriali piuttosto che a installazioni domestiche standard. Per quanto riguarda le opzioni pratiche di smaltimento, la condensa dei condizionatori, essendo essenzialmente acqua distillata, può essere scaricata negli scarichi domestici, in appositi recipienti o nelle tubazioni per l'acqua piovana. Tuttavia, un aspetto cruciale da considerare, soprattutto per chi vive in condomini, è il divieto di scaricare la condensa nei pluviali condominiali. Questa pratica è considerata un'alterazione di una parte comune dell'edificio e non è consentita ai sensi dell'articolo 1102 del Codice Civile. La violazione di tale norma può comportare l'obbligo di rimozione del tubo di scarico e il ripristino della situazione originaria. Pertanto, i residenti in condominio devono prestare particolare attenzione a non utilizzare i pluviali per lo scarico della condensa. Come risolvere i problemi di scarico della condensa del condizionatore intasato Il problema più comune legato allo scarico della condensa del condizionatore è il blocco del tubo. Questo accade quando sporco, polvere, pelucchi o, più spesso, alghe e muffe (che crescono facilmente in ambienti umidi) si accumulano all'interno del tubo di scarico, impedendo all'acqua di passare. Quando lo scarico è bloccato, la bacinella di condensa si riempie fino a traboccare. Questo può causare perdite d'acqua dall'unità interna (gocciolamento sul muro o sul pavimento) o dall'unità esterna in modo anomalo. Come risolvere? La soluzione è quasi sempre la pulizia (esattamente come accade con i filtri del condizionatore): Individuare il tubo: il tubo di scarico della condensa del condizionatore parte dall'unità interna (generalmente in basso) e porta verso l'esterno o verso uno scarico. Verificare visivamente: se possibile, controlla l'ingresso del tubo vicino alla bacinella e l'uscita per vedere se ci sono ostruzioni visibili. Pulizia manuale (se accessibile): se il blocco è vicino all'estremità, puoi provare a rimuoverlo delicatamente con un filo di ferro flessibile o uno scovolino lungo. Lavaggio: la tecnica più efficace per pulire il tubo di scarico è il lavaggio. Puoi usare: Acqua calda (non bollente): versala lentamente nell'ingresso del tubo (se accessibile) o spingila dal lato uscita con una siringa o una piccola pompa. Soluzione di acqua e aceto bianco: l'aceto è ottimo per sciogliere muffe e alghe. Miscelalo con acqua (es. 1 parte aceto, 3 parti acqua) e versala nel tubo. Lascia agire per 20-30 minuti e poi sciacqua con acqua pulita. Soluzione di acqua e candeggina diluita: in casi di blocchi ostinati, una soluzione molto diluita di candeggina (es. 1 parte candeggina, 10 parti acqua) può essere usata con cautela, sciacquando abbondantemente dopo l'uso. Attenzione: non mescolare mai candeggina con aceto! Usare un aspiraliquidi: se hai accesso all'estremità esterna del tubo, puoi usare un aspiraliquidi per creare una depressione e "risucchiare" fuori il blocco. Pompe per scarico condensa: in situazioni in cui lo scarico per gravità non è possibile (perché il punto di scarico è più in alto), si installano delle piccole pompe condensate. Se l'unità interna perde acqua e c'è una pompa, il problema potrebbe essere la pompa stessa (rotta o intasata) o un blocco nel tubo dopo la pompa. In questo caso, la pulizia del tubo e un controllo della pompa sono necessari. Eseguire regolarmente la pulizia dello scarico della condensa del condizionatore (e di tutto l'apparecchio) è una manutenzione preventiva fondamentale. Quanti scarichi di condensa ha un condizionatore? In questo caso, la risposta dipende dal tipo di condizionatore. In particolare, per i sistemi split (quindi con interna ed esterna) ogni unità interna (lo split appeso al muro o a soffitto) ha la sua bacinella di condensa e, di conseguenza, il suo tubo di scarico. Se hai un sistema multisplit con 2, 3 o più unità interne, ognuna avrà il proprio scarico che dovrà essere convogliato verso un punto di smaltimento comune o separato. Per quanto riguarda i condizionatori monoblocco, che hanno tutto il sistema racchiuso in un'unica unità, raccolgono la condensa in un serbatoio interno o la smaltiscono in modo diverso. Ne parleremo comunque nel prossimo paragrafo. Similmente ai monoblocco, nei condizionatori portatili la condensa viene solitamente raccolta in un serbatoio interno che deve essere svuotato periodicamente. Alcuni modelli offrono la possibilità di collegare un tubicino per lo scarico continuo, ma non è la norma per il funzionamento base. Dove scaricano la condensa i condizionatori senza unità esterna? Come accennato in precedenza, i condizionatori senza unità esterna, come i monoblocco o i portatili, gestiscono la condensa in modo differente rispetto ai sistemi split tradizionali. Condizionatori portatili La soluzione più comune è un serbatoio interno. L'acqua si accumula lì e un indicatore o un segnale acustico avvisa quando è pieno e necessita di essere svuotato manualmente. Alcuni modelli avanzati possono avere una funzione che vaporizza parte della condensa e la espelle con l'aria calda per un parziale smaltimento. Raramente, alcuni prevedono l'attacco per un tubicino di scarico continuo, ma ciò richiede che il punto di scarico sia più in basso rispetto all'unità. Condizionatori monoblocco (installati a parete) Questi apparecchi possono gestire la condensa in vari modi. Alcuni modelli la raccolgono in una bacinella interna e la espellono con l'aria calda in uscita attraverso i fori nel muro (parziale smaltimento per evaporazione). Altri possono richiedere comunque un piccolo tubo di scarico per la condensa del condizionatore da convogliare all'esterno o in uno scarico interno, specialmente in condizioni di elevata umidità che producono molta condensa. Che tubo usare per scarico condensa del condizionatore? La scelta del tubo corretto per lo scarico della condensa del condizionatore è importante per garantire un deflusso efficiente e prevenire problemi come perdite o ostruzioni. I materiali più comunemente utilizzati per i tubi di scarico della condensa sono il PVC (cloruro di polivinile) e il polietilene (PE). Il tubo in PVC flessibile è una delle opzioni più diffuse grazie al suo buon rapporto qualità-prezzo, alla facilità di installazione e alla resistenza alla corrosione. Questi tubi sono adatti sia per installazioni a vista che per essere inseriti in canaline. Anche il polietilene è un materiale utilizzato per i tubi di scarico della condensa, offrendo anch'esso flessibilità e resistenza agli agenti atmosferici. In commercio si possono trovare anche tubi in polipropilene (PP), come quelli a doppio strato, che offrono una buona resistenza e durata nel tempo. Oltre ai tubi flessibili, si possono utilizzare anche tubi rigidi in PVC per lo scarico della condensa. Questi tubi offrono una maggiore resistenza allo schiacciamento e sono particolarmente indicati per installazioni a muro o sottotraccia, garantendo un aspetto più pulito e una maggiore protezione del condotto. La scelta del diametro del tubo è importante per assicurare una capacità di flusso adeguata alla quantità di condensa prodotta dal condizionatore. Per la maggior parte delle applicazioni residenziali, un diametro tra 16mm e 20mm è generalmente sufficiente. Tuttavia, per sistemi più grandi o per installazioni con più unità interne che convergono in un unico scarico, potrebbe essere necessario considerare diametri maggiori, come 25mm o 32mm. Consigli per la scelta e l’installazione Come già ricordato,un diametro troppo piccolo aumenta il rischio di intasamenti. Per questo, è sempre consigliabile utilizzare il diametro consigliato direttamente dal produttore del condizionatore. Indipendentemente dal tipo di tubo, l'aspetto più importante è installarlo con una pendenza costante e sufficiente verso il punto di scarico per sfruttare la gravità. Anche una leggera contropendenza può causare ristagni e blocchi. Allo stesso modo, cerca di evitare un percorso per il tubo con curve troppo strette oinutili cambi di direzione. Meno curve ci sono, minore è il rischio di blocchi.Infine, se il tubo passa all'esterno, proteggilo dai raggi UV con apposita guaina o isolamento per evitare che diventi fragile e si rompa.

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Come funziona un impianto di climatizzazione canalizzato? Ecco i pro e i contro
28/04/25

L'impianto di climatizzazione canalizzato rappresenta una soluzione elegante e funzionale per la climatizzazione degli ambienti domestici e commerciali. A differenza dei tradizionali condizionatori split, questo sistema distribuisce l'aria fresca (o calda, nel caso di un impianto canalizzato caldo freddo) attraverso una rete di canali nascosti nel controsoffitto, con un impatto estetico minimale. Ma come funziona esattamente e quali sono i suoi pro e contro? Esploriamo insieme le caratteristiche di questo sistema di condizionatori con canalizzazione, grazie alle indicazioni e ai consigli degli esperti Climamarket. Come funziona un condizionatore canalizzato? Analogamente alle soluzioni di climatizzazione più diffuse, un sistema di climatizzazione canalizzato è progettato per assolvere a due compiti fondamentali: il raffreddamento e la regolazione dell'umidità negli ambienti interni. Tuttavia, ciò che distingue nettamente un impianto di questo tipo è la sua configurazione fisica intrinseca e, conseguentemente, il suo principio operativo. La struttura tipica di un impianto canalizzato comprende un'unità motocondensantecollocata all'esterno e una singola unità evaporante interna centralizzata. Questa configurazione permette di climatizzare l'aria in un unico punto per poi distribuirla capillarmente nei diversi locali. Il beneficio principale di questa architettura risiede nella capacità di diffondere l'aria trattata (fredda o calda) in modo omogeneo in tutte le zone servite dall'impianto, partendo da un'unica sorgente. Questo elimina la necessità di installare e gestire singole unità interne (split) in ogni stanza, risolvendo così l'incombenza legata alla gestione multipla e riducendo l'impatto visivo all'interno degli ambienti.  Gestione centralizzata e diffusione dell'aria via condotti Il controllo dell'intero sistema avviene tramite un pannello di comando centralizzato o un termostato evoluto. Da questo punto di controllo, l'utente può definire la temperatura desiderata, programmare gli intervalli di accensione e spegnimento e attivare la modalità di deumidificazione per l'intera abitazione. L'aria, una volta trattata dall'unità interna centralizzata, viene incanalata verso le diverse stanze attraverso una rete di condotte flessibili o rigide. Questi canali sono specificamente coibentati per minimizzare le dispersioni termiche e vengono solitamente installati in maniera nascosta, all'interno di controsoffitti o sotto il pavimento. Personalizzazione del comfort ambientale Nonostante la natura centralizzata del sistema, è possibile personalizzare il livello di comfort in ciascun ambiente. La portata d'aria climatizzata immessa in ogni stanza può essere modulata in funzione delle specifiche necessità. Questa regolazione si effettua intervenendo sulle serrande o sui diffusori terminali, comunemente noti come bocchette di ventilazione, presenti in ogni locale servito. Tali bocchette possono essere aperte, chiuse o regolate parzialmente. Questa capacità di modulazione del flusso d'aria consente di creare zone climatiche differenziate all'interno della stessa abitazione, adattando la climatizzazione alle preferenze individuali o all'effettivo utilizzo degli spazi, superando così una potenziale percezione di rigidità legata ai sistemi centralizzati. Caratteristiche avanzate: purificazione dell'aria e controllo intelligente I sistemi di climatizzazione canalizzata di ultima generazione integrano funzionalità avanzate che vanno oltre la semplice regolazione termica. Molti modelli sono equipaggiati con griglie di mandata e di ripresa dotate di sezioni filtranti ad alta efficienza. Questi filtri sono progettati per catturare polvere, pollini, e altri particolati aerei, incluse sostanze potenzialmente allergeniche, contribuendo significativamente al miglioramento della qualità dell'aria interna. In aggiunta, per massimizzare la praticità d'uso, questi impianti moderni offrono spesso la possibilità di essere gestiti e programmati a distanza. Attraverso specifiche applicazioni installabili su smartphone o tablet, gli utenti possono controllare il funzionamento del climatizzatore, regolare le impostazioni e monitorarne lo stato da qualsiasi luogo, integrando il sistema nell'ecosistema della domotica e della "smart home". Dove posizionare l'unità interna del condizionatore canalizzato? La posizione dell'unità interna del condizionatore canalizzato è cruciale per garantire un'efficace distribuzione dell'aria e minimizzare le perdite di carico nel sistema di canalizzazione. Idealmente, l'unità interna dovrebbe essere collocata in un luogo centrale rispetto alle zone da climatizzare, possibilmente in un controsoffitto sufficientemente ampio o in un locale tecnico dedicato e ben ventilato per dissipare il calore prodotto dal motore. È importante considerare la facilità di accesso per la manutenzione e l'ispezione. La vicinanza all'unità esterna può anche ridurre la lunghezza delle tubazioni del refrigerante, migliorando l'efficienza del sistema. Quanto costa un impianto canalizzato di aria condizionata? Determinare con precisione quanto costa un impianto di climatizzazione canalizzato non è semplice, in quanto il prezzo finale dipende da numerosi fattori. Tra questi, rivestono un ruolo cruciale le dimensioni dell'abitazione o dell'edificio da climatizzare, la potenza del climatizzatore necessaria (espressa in BTU), la complessità del sistema di canalizzazione, il numero di bocchette e griglie, la marca e il modello dell'unità interna ed esterna, e naturalmente i costi di installazione. Realizzare un impianto di climatizzazione canalizzato richiede una progettazione accurata e un'installazione professionale, il che incide sul costo totale. In linea generale, un impianto canalizzato può avere un costo iniziale superiore rispetto a un sistema multi-split, ma i benefici in termini di comfort e estetica possono giustificare l'investimento. Quanto consuma un condizionatore canalizzato? Il consumo energetico di un impianto canalizzato climatizzazione varia significativamente in base alla potenza complessiva del sistema (espressa in BTU), all'efficienza energetica dei componenti (SEER/SCOP), alle abitudini di utilizzo e alle caratteristiche dell'edificio (isolamento termico, esposizione solare, ecc.). I modelli dotati di tecnologia a pompe di calore inverter sono generalmente più efficienti, in quanto modulano la loro potenza in base alla richiesta termica, evitando i picchi di consumo tipici dei sistemi on-off. Per stimare il consumo, è necessario consultare l'etichetta energetica del prodotto e considerare le proprie esigenze di climatizzazione. Quanto consuma un canalizzato da 24.000 BTU? Un climatizzatore canalizzato di questa potenza è progettato per ambienti di medie e grandi dimensioni e, grazie alla tecnologia inverter e agli avanzati sistemi di distribuzione dell’aria, è in grado di offrire un comfort termico regolabile con una gestione ottimizzata dei consumi. In condizioni ideali e con un utilizzo moderato, il climatizzatore potrebbe registrare un consumo medio che varia tra 1,5 e 2,0 kW all’ora quando lavora a piena potenza. Tuttavia, nella pratica, il sistema regola la potenza in base alle effettive esigenze dell’ambiente, abbassando la spesa energetica quando si raggiunge la temperatura desiderata. Vantaggi e svantaggi dell'impianto di climatizzazione canalizzato Prima di decidere se acquistarne uno su Climamarket.it, però, è opportuno valutare con attenzione i pro e contro del climatizzatore canalizzato, così da non rischiare di scegliere un impianto poco adatto alla nostra casa. Tra i vantaggi, ricordiamo: Estetica e discrezione: l'integrazione nel controsoffitto rende l'impianto invisibile, lasciando a vista solo le griglie condizionatore canalizzato e le bocchette clima canalizzato, che possono essere scelte in diverse forme e finiture per integrarsi al meglio con l'arredamento. Un impianto canalizzato a vista è meno comune e generalmente adottato in contesti industriali o commerciali con un design specifico. Distribuzione uniforme dell'aria: il sistema di canalizzazione permette di raggiungere ogni angolo degli ambienti, eliminando le zone troppo calde o troppo fredde tipiche dei condizionatori split con una singola unità interna. Silenziosità: l'unità interna, contenente il motore e il ventilatore, è generalmente posizionata lontano dalle zone giorno e notte, contribuendo a un maggiore comfort acustico negli ambienti climatizzati. Possibilità di zonizzazione: sistemi più avanzati permettono di controllare la temperatura in diverse zone della casa in modo indipendente, ottimizzando i consumi e il comfort. Flessibilità di installazione: un impianto di condizionamento canalizzato può essere progettato per climatizzare anche più piani di un edificio. Passando agli svantaggi, ecco quelli principali: Costo iniziale più elevato: l'investimento iniziale per l'acquisto e l'installazione di un impianto canalizzato è generalmente superiore rispetto a un sistema split tradizionale. Installazione più complessa: la realizzazione del sistema di canalizzazione richiede competenze specifiche e può comportare interventi strutturali, come la creazione di un controsoffitto. Manutenzione più articolata: la manutenzione può richiedere l'accesso all'unità interna e ai canali, il che potrebbe essere meno agevole rispetto a un sistema split. La pulizia periodica dei filtri e la verifica dell'efficienza del sistema sono fondamentali. Altezza del controsoffitto: l'installazione dei canali richiede uno spazio adeguato nel controsoffitto, riducendo l'altezza disponibile degli ambienti. In definitiva, l'impianto di climatizzazione canalizzato rappresenta una soluzione di climatizzazione sofisticata e performante, ideale per chi cerca comfort elevato, discrezione estetica ed efficienza nella distribuzione dell'aria. Sebbene l'investimento iniziale e la complessità dell'installazione possano essere maggiori rispetto ad altre soluzioni, i vantaggi in termini di comfort e uniformità della temperatura lo rendono una scelta da considerare attentamente per la climatizzazione di abitazioni e spazi commerciali. Scopri le offerte Climamarket sui condizionatori delle migliori marche

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La guida completa al valore SCOP del condizionatore
21/04/25

Nel mondo della climatizzazione, l’efficienza energetica è diventata un parametro imprescindibile sia per il risparmio economico che per l’impatto ambientale. In quest'ottica, il valore SCOP (Seasonal Coefficient of Performance) di un condizionatore è un indice molto importante che indica l'efficienza energetica del condizionatore in modalità riscaldamento durante l'intera stagione invernale. In parole semplici, il SCOP ti dice quanto calore utile produce il condizionatore per ogni unità di energia elettrica che consuma, tenendo conto delle variazioni di temperatura esterne tipiche di una stagione di riscaldamento. In questo approfondimento di Climamarket, andremo quindi a capire come si calcola questo parametro, la differenza con SEER e COP e quali sono i valori ottimali. Cosa significa SCOP per un condizionatore? Lo SCOP, acronimo di Seasonal Coefficient of Performance (ovvero Coefficiente di Prestazione Stagionale), è un indice che quantifica l'efficienza energetica di un condizionatore d'aria (o più precisamente, di una pompa di calore reversibile in grado di riscaldare e raffreddare) durante l'intera stagione di riscaldamento. Mentre il SEER (Seasonal Energy Efficiency Ratio) si concentra sull'efficienza in modalità raffreddamento, il SCOP va a valutare l'efficienza del condizionatore quando lo utilizziamo per riscaldare l'ambiente. Di fatto, rappresenta un'evoluzione del tradizionale Coefficient of Performance (COP), con l'obiettivo di fornire una valutazione più veritiera delle prestazioni del sistema nel corso di tutta la stagione fredda, tenendo in considerazione le naturali fluttuazioni del fabbisogno termico e delle temperature esterne. Quindi, se stai cercando un condizionatore che non solo ti rinfreschi d'estate ma che ti dia anche una mano con il riscaldamento durante le mezze stagioni o in inverni non troppo rigidi, il SCOP è un valore cruciale da tenere d'occhio. Un valore di SCOP elevato indica che il condizionatore è in grado di produrre più calore utilizzando meno energia elettrica. In parole povere, consuma meno e ti fa risparmiare sulla bolletta! Quali sono i valori di SCOP ottimali? In generale, per le moderne pompe di calore aria-aria, i valori di SCOP si situano comunemente tra 3.0 e 4.0. Ciò significa che per ogni unità di energia elettrica consumata, l'apparecchio è in grado di produrre da 3 a 4 unità di energia termica durante la stagione di riscaldamento. È importante notare che i modelli più recenti e tecnologicamente avanzati possono superare questi valori, attestandosi su livelli di efficienza ancora maggiori. Un valore SCOP considerato "buono" è generalmente ritenuto superiore a 3.5, indicando una discreta efficienza di riscaldamento. Valori che superano il 4.0 sono considerati molto buoni, mentre quelli che si spingono oltre il 5.0 rappresentano un'efficienza eccellente. Per fornire un quadro più chiaro, la classificazione energetica europea offre un sistema di riferimento utile per interpretare i valori SCOP: Classe A+++: SCOP ≥ 5.10 (Massima efficienza) Classe A++: 4.60 ≤ SCOP < 5.10 Classe A+: 4.00 ≤ SCOP < 4.60 Classe A: 3.40 ≤ SCOP < 4.00 Classe B: 3.10 ≤ SCOP < 3.40 Classe C: 2.80 ≤ SCOP < 3.10 Classe D: 2.50 ≤ SCOP < 2.80 Classe E: 2.20 ≤ SCOP < 2.50 Classe F: 1.90 ≤ SCOP < 2.20 Classe G: SCOP < 1.90 (Minima efficienza) Come si può notare, un condizionatore con un valore SCOP elevato, specialmente se rientra nelle classi A+, A++ o A+++, è sinonimo di alta efficienza energetica e, di conseguenza, di minori costi di gestione per il riscaldamento. Come si calcola lo SCOP? Il calcolo del valore SCOP di un condizionatore d'aria (che opera anche come pompa di calore per il riscaldamento) è un processo meticoloso e standardizzato, principalmente definito dalla norma europea EN 14825. Questa norma stabilisce le temperature, le condizioni di carico parziale e i metodi di calcolo necessari per determinare lo SCOP. La metodologia generale prevede l'esecuzione di test di performance del sistema a diverse temperature esterne e condizioni di carico parziale, con l'obiettivo di simulare le variazioni climatiche tipiche di una stagione di riscaldamento. La norma EN 14825 definisce diverse zone climatiche di riferimento (media, fredda e calda), ognuna caratterizzata da specifici profili di temperatura e dalla durata della stagione di riscaldamento. Il calcolo dello SCOP può essere effettuato separatamente per ciascuna di queste zone climatiche. Durante i test, vengono misurate con precisione sia la potenza termicache il condizionatore è in grado di erogare (in kW) sia la potenza elettrica che assorbe per farlo (sempre in kW). Il rapporto tra questi due valori determina il COP in quel particolare punto di test. I valori di COP così ottenuti vengono poi ponderati in base al numero di ore in cui si verifica ciascuna condizione di temperatura durante una tipica stagione di riscaldamento per la specifica zona climatica considerata. Questo passaggio è cruciale per riflettere l'effettivo utilizzo del condizionatore nel corso della stagione. Il calcolo finale dello SCOP si ottiene dividendo il fabbisogno termico totale stimato per l'intera stagione di riscaldamento (espresso in kWh) per il consumo energetico totale calcolato per soddisfare tale fabbisogno (anch'esso in kWh). È importante notare che nel calcolo vengono presi in considerazione anche i consumi energetici del condizionatore in modalità non attive, come ad esempio la modalità standby. Il calcolo accurato dello SCOP richiede attrezzature specializzate e competenze tecniche specifiche, oltre a una profonda conoscenza delle normative di riferimento. Per questo motivo, il valore SCOP di un condizionatore viene generalmente determinato dai produttori stessi o da organizzazioni di test indipendenti durante la fase di progettazione e certificazione del prodotto. I consumatori possono quindi fare riferimento al valore SCOP riportato sull'etichetta energetica dell'apparecchio. I parametri più rilevanti Diversi parametri influenzano il valore SCOP di un condizionatore: Zona climatica: il SCOP può variare a seconda della zona climatica per cui il condizionatore è stato testato. È importante fare riferimento al valore SCOP dichiarato per la zona climatica in cui si intende utilizzare l'apparecchio. Temperature di test: la norma EN 14825 specifica le temperature esterne standard a cui il condizionatore deve essere testato per il calcolo dello SCOP (ad esempio, per il clima medio: -7°C, 2°C, 7°C, 12°C). Carico parziale: l'efficienza del condizionatore viene misurata anche a diverse percentuali del suo carico massimo (ad esempio, 100%, 88%, 54%, 35%, 15%) per simulare meglio l'uso reale. Temperatura di mandata: la temperatura dell'aria o dell'acqua erogata dal sistema di riscaldamento influisce sull'efficienza. Sistemi progettati per operare a temperature di mandata più basse tendono ad avere valori SCOP più elevati. Consumo energetico in modalità non attive: il calcolo include anche l'energia consumata dal condizionatore quando non è attivamente in funzione per il riscaldamento. Sebbene il calcolo dettagliato dello SCOP sia complesso e generalmente eseguito dai produttori, comprendere i parametri che lo influenzano aiuta a interpretare il valore dichiarato e a confrontare diversi prodotti in modo più consapevole. Come convertire SCOP in COP? Il COP (Coefficient of Performance) indica l’efficienza istantanea del condizionatore, tipicamente misurato in condizioni standard, mentre il SCOP rappresenta una media stagionale che tiene conto delle variazioni operative. Quando parliamo di SCOP e COP condizionatore, è utile comprendere che il valore COP misurato in condizioni ideali tende ad essere superiore allo SCOP, in quanto quest’ultimo integra il comportamento dell’apparecchio in condizioni meno favorevoli. Ad esempio, se un condizionatore mostra un COP pari a 5 in condizioni ottimali, il suo SCOP potrebbe risultare intorno a 4–4,5 a causa delle fluttuazioni di temperatura e del carico variabile durante la stagione di riscaldamento. Non esiste una formula di conversione universale, poiché ogni sistema presenta caratteristiche diverse e l’analisi deve tener conto di variabili ambientali e operative; pertanto, la conversione va interpretata come un orientamento, più che come una regola fissa. SCOP, SEER e COP: le differenze spiegate con esempi pratici Per comprendere appieno l'importanza dello SCOP, è utile distinguerlo da altre due metriche fondamentali nel campo della climatizzazione (link a nuovo articolo: La guida ai valori essenziali di prestazione del condizionatore): il COP e il SEER. COP (Coefficient of Performance) Il COP misura l'efficienza istantanea di un sistema di riscaldamento, come una pompa di calore, in condizioni operative specifiche. Esso rappresenta il rapporto tra la potenza termica fornita dal sistema e la potenza elettrica assorbita per farlo in un determinato momento. Immaginiamo un condizionatore d'aria utilizzato in modalità pompa di calore. Se in un dato momento, con una temperatura esterna di 7°C e una temperatura interna di 20°C, l'apparecchio produce 3 kW di calore consumando 1 kW di elettricità, il suo COP in quelle specifiche condizioni è di 3.0. È importante notare che il COP può variare significativamente a seconda delle condizioni esterne e interne. SEER (Seasonal Energy Efficiency Ratio) Il SEER misura l'efficienza di un sistema di raffreddamento, come un condizionatore d'aria, durante l'intera stagione di raffreddamento. È il rapporto tra la quantità totale di raffreddamento fornita (solitamente espressa in BTU o kW) e l'energia elettrica totale consumata (in watt-ora o kWh) durante l'intera stagione estiva. Un condizionatore con un SEER di 18 sarà più efficiente e consumerà meno energia elettrica per raffreddare un ambiente durante tutta l'estate rispetto a un modello con un SEER di 14, assumendo lo stesso fabbisogno di raffreddamento. Il SEER tiene conto delle variazioni di temperatura esterna che si verificano tipicamente durante la stagione di raffreddamento. SCOP (Seasonal Coefficient of Performance) Come già spiegato, il SCOP misura l'efficienza di un sistema di riscaldamento, come una pompa di calore, durante l'intera stagione di riscaldamento. Esso rappresenta il rapporto tra la quantità totale di calore fornita (in kWh) e l'energia elettrica totale consumata (in kWh) durante la stagione invernale. Una pompa di calore con uno SCOP di 4.5 utilizzerà meno energia elettrica per riscaldare una casa durante tutto l'inverno rispetto a un modello con uno SCOP di 3.5, a parità di fabbisogno di riscaldamento. Lo SCOP considera le diverse temperature esterne che si verificano nel corso della stagione di riscaldamento. Scegliere un condizionatore in base ai valori SCOP e SEER La scelta di un condizionatore efficiente, soprattutto se destinato anche al riscaldamento, richiede un'attenta valutazione dei valori SCOP e SEER riportati sull'etichetta energetica. Ecco alcuni consigli pratici per orientarsi nella scelta: Valutare le proprie esigenze: considerare il clima della propria zona e stabilire se la priorità è il riscaldamento, il raffreddamento o entrambi. In zone con inverni rigidi, un valore SCOP elevato sarà più importante, mentre in zone con estati calde, il SEER avrà maggiore rilevanza. Controllare l'Etichetta Energetica: verificare attentamente i valori SCOP e SEER e la relativa classe di efficienza energetica. Optare per modelli con classi elevate (A+, A++, A+++) per entrambi i valori se si desidera un'alta efficienza sia in riscaldamento che in raffreddamento. Confrontare i modelli: confrontare i valori SCOP e SEER di diversi condizionatori con caratteristiche simili (potenza, funzionalità) per individuare quello che offre la migliore efficienza complessiva. Considerare la tecnologia inverter: i condizionatori dotati di compressore inverter a velocità variabile tendono ad essere più efficienti sia in riscaldamento (SCOP più alto) che in raffreddamento (SEER più alto) rispetto ai modelli tradizionali on-off. Dimensionamento adeguato: assicurarsi che la potenza del condizionatore sia adeguata alle dimensioni dell'ambiente da climatizzare. Un apparecchio sottodimensionato o sovradimensionato potrebbe funzionare in modo inefficiente, anche con valori SCOP e SEER elevati. Resta poi da considerare che un condizionatore con valori SCOP e SEER elevati potrebbe avere un costo iniziale maggiore, ma può portare a significativi risparmi sui costi energetici nel corso degli anni. Nell'ampio catalogo online di Climamarket puoi trovare condizionatori ad alta efficienza energetica di design dei migliori produttori, approfittando delle tante offerte disponibili per un comfort a 360 gradi.

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Dichiarazione conformità caldaia: tutto quello che c'è da sapere
18/04/25

Hai appena installato una nuova caldaia o sostituito quella vecchia? Ottimo! Ma c'è un pezzo di carta, un vero e proprio lasciapassare per la sicurezza del tuo impianto, di cui devi assolutamente assicurarti: la dichiarazione di conformità. Magari ne hai sentito parlare come dichiarazione di conformità della caldaia o certificato di conformità della caldaia, ma di cosa si tratta esattamente e perché è così importante? In questo articolo di Climamarket, andremo a spiegare tutto quello che devi sapere su questo documento fondamentale, rispondendo a tutte le tue domande in modo chiaro e diretto. Cos'è la dichiarazione di conformità della caldaia? La dichiarazione di conformità della caldaia è un documento fondamentale che attesta come l’impianto di riscaldamento, in particolare la caldaia, sia stato installato seguendo i parametri di sicurezza e le normative tecniche vigenti. In altre parole, si tratta di una certificazione che garantisce il rispetto delle regole d’arte e delle norme previste dai decreti ministeriali (ad esempio il DM 37/2008). Questo documento non è solo una formalità burocratica: rappresenta la garanzia per il funzionamento sicuro della caldaia e può essere richiesto in diverse situazioni, come nelle nuove installazioni o durante la sostituzione dell’apparecchio. Da quando è obbligatoria la dichiarazione di conformità della caldaia? La dichiarazione di conformità caldaia non è un'invenzione recente. L'obbligo di questo documento è stato introdotto per la prima volta con la Legge n. 46 del 1990, ma è con l'entrata in vigore del Decreto Ministeriale n. 37 del 22 gennaio 2008 che la normativa è diventata più precisa e stringente. Quindi, se la tua caldaia è stata installata o sostituita dopo il 27 marzo 2008, la dichiarazione di conformità è assolutamente obbligatoria. Questo vale anche per modifiche o ampliamenti significativi a impianti esistenti. Pensa che è richiesta persino per l'installazione di una pompa di calore! Come ottenere la dichiarazione di conformità della caldaia? La dichiarazione di conformità per l'installazione di una pompa di calore o di una semplice caldaia deve essere rilasciata dall'installatore o dalla ditta che ha eseguito i lavori. Al termine dell'installazione e dopo aver verificato che tutto funzioni correttamente, l'installatore della caldaia è tenuto a consegnarti questo documento. La dichiarazione di conformità viene redatta in tre copie: una per te (il committente), una per lo Sportello Unico per l'Edilizia del Comune dove si trova l'impianto, e una terza che può servire per l'attivazione delle utenze, come il gas. Ricorda, è un tuo diritto riceverla, quindi non esitare a richiederla al tecnico! Se per caso hai smarrito la tua dichiarazione conformità caldaia, puoi provare a richiederne una copia alla ditta che ha eseguito i lavori, se ancora esistente. Cosa fare se manca la dichiarazione di conformità della caldaia? E se la caldaia non ha il certificato di conformità? Non disperare! Se l'impianto è stato realizzato prima del 2008 e non hai la dichiarazione di conformità, puoi ricorrere alla dichiarazione di rispondenza (DiRi). Questo documento può essere rilasciato da un professionista abilitato (come un ingegnere, un architetto o un perito industriale) che, dopo aver effettuato un sopralluogo e le opportune verifiche, attesta che l'impianto è conforme alle norme di sicurezza vigenti al momento della sua realizzazione. Tieni presente che, a differenza della dichiarazione di conformità che dovrebbe essere gratuita, per la dichiarazione di rispondenza dovrai sostenere un costo per la prestazione del professionista. Se invece l'impianto è successivo al 2008, la situazione è un po' più complessa e potrebbe essere necessario un intervento di un tecnico per adeguare l'impianto alle normative attuali e ottenere la dichiarazione di conformità. Quanto costa una dichiarazione di conformità caldaia? La bella notizia è che, in genere, il costo della dichiarazione di conformità dovrebbe essere incluso nel prezzo dell'installazione o della sostituzione della caldaia. È un obbligo dell'installatore rilasciarla senza costi aggiuntivi. Tuttavia, se hai bisogno di una dichiarazione di conformità in un secondo momento, magari perché l'hai smarrita o perché hai fatto eseguire dei lavori da un tecnico non abilitato, dovrai rivolgerti a un professionista abilitato, e in questo caso potrebbe esserci un costo da sostenere.  Quando non è obbligatoria la dichiarazione di conformità? Esiste un caso in cui la dichiarazione di conformità non è obbligatoria: per la manutenzione ordinaria della caldaia. Ad esempio, la pulizia annuale o il controllo dei fumi non richiedono il rilascio di una nuova dichiarazione di conformità, a meno che non siano stati eseguiti interventi di manutenzione straordinaria, modifiche o ampliamenti dell'impianto. Cosa deve rilasciare l'installatore della caldaia? Oltre alla dichiarazione di conformità, l'installatore della caldaia deve rilasciarti anche altri documenti importanti. Tra questi, il libretto di impianto (o libretto di climatizzazione), che contiene tutte le informazioni relative alla tua caldaia, alle sue caratteristiche tecniche, alle istruzioni per l'uso e la manutenzione, e dove verranno annotati tutti gli interventi futuri. Alcuni installatori potrebbero anche fornirti il foglio di smaltimento della vecchia caldaia, se è stata sostituita. Assicurati sempre di ricevere tutta la documentazione completa al termine dei lavori.

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Scheda tecnica del condizionatore: la guida completa
14/04/25

Hai appena comprato un condizionatore nuovo di zecca e ti stai chiedendo quali siano tutte quelle sigle e numeri sul manuale? Oppure hai un vecchio apparecchio e vorresti capirne di più sul suo funzionamento o su cosa aspettarti in termini di consumi e prestazioni? In entrambi i casi, la risposta è una sola: devi familiarizzare con la scheda tecnica del condizionatore. Pensala come la carta d'identità del tuo apparecchio: contiene tutte le informazioni vitali che ti dicono cosa può fare, quanto consuma, quanto spazio occupa e persino quanto rumore fa! Capire la scheda tecnica è fondamentale non solo per fare un acquisto informato (e capire se il prezzo del condizionatore che stai pagando è giustificato dalle sue caratteristiche), ma anche per installarlo correttamente e gestirlo al meglio nel tempo. Non è un documento per soli tecnici, anzi! Leggerla ti aiuterà a sfruttare al massimo il tuo investimento. In questa guida completa di Climamarket andremo quindi a spiegare dove trovare la scheda tecnica del condizionatore, come leggerla correttamente e quali dati sono fondamentali per scegliere il modello giusto. Dove si trova la scheda tecnica del condizionatore? La buona notizia è che trovare la scheda tecnica del condizionatore è piuttosto intuitivo. Se hai appena comprato l'unità, la troverai quasi sicuramente all'interno della scatola, allegata al manuale d'uso e installazione. E se il condizionatore è già installato e il manuale sembra svanito nel nulla? Niente paura! Spesso, le informazioni tecniche essenziali sono riportate direttamente su un'etichetta o una targhetta applicata sull'unità stessa. Controlla bene sia sull'unità interna (quella che sta in casa, solitamente sul fianco o sotto il pannello frontale) che sull'unità esterna (quella con il motore, dove la targhetta è spesso ben visibile). Se non trovi l'etichetta o è illeggibile, la soluzione successiva è cercare online. Il sito web del produttore è la risorsa migliore: inserendo il modello esatto del tuo condizionatore (che trovi sempre sull'etichetta), potrai quasi certamente scaricare il manuale completo e la relativa scheda tecnica in formato digitale. Allo stesso modo, se hai acquistato il tuo condizionatore da Climamarket, trovi la sua scheda tecnica direttamente in catalogo, selezionando il modello che ti interessa. Come si legge la scheda tecnica di un condizionatore? Ora entriamo nel vivo: decifrare tutti quei numeri e simboli. La scheda tecnica di un condizionatore è infatti ricca di parametri tecnici che descrivono le prestazioni e le caratteristiche dell'apparecchio. Comprendere il significato di questi parametri è essenziale per valutare se un determinato modello è adatto alle proprie esigenze. Concentriamoci su quelli più importanti, tenendo a mente che, oltre a questi, la scheda tecnica può riportare informazioni sul tipo di refrigerante utilizzato (oggi prevalentemente R32, più ecologico), i limiti di temperatura esterna per il funzionamento, le funzioni speciali (deumidificazione, Wi-Fi, filtri particolari) e i dati elettrici (tensione, frequenza). Dimensioni del condizionatore Le dimensioni di un condizionatore sono solitamente specificate sia per l'unità interna (lo split) che per l'unità esterna. Queste misure, espresse in centimetri (larghezza, altezza, profondità), sono cruciali per assicurarsi che l'unità interna si adatti allo spazio disponibile sulla parete o a soffitto, e che l'unità esterna possa essere collocata in modo appropriato all'esterno dell'abitazione, rispettando eventuali vincoli di spazio o normative condominiali. Inoltre, la scheda tecnica riporta spesso il peso delle unità, un'informazione importante per verificare che la parete o la struttura di supporto siano in grado di sostenere il peso dell'apparecchio in sicurezza. Le dimensioni non riguardano solamente l'ingombro fisico, ma influenzano anche l'estetica e l'integrazione del condizionatore con l'arredamento e l'ambiente domestico. Potenza di raffreddamento/riscaldamento Questo è il dato che ti dice quanto "forte" è il condizionatore. Viene espresso in BTU/h (British Thermal Units per hour) o in kW (Kilowatt). Indica quanta energia termica l'apparecchio può rimuovere (in raffreddamento) o aggiungere (in riscaldamento) all'ambiente in un'ora. Scegliere la potenza giusta in base alle dimensioni della stanza è vitale per l'efficienza e il comfort. Un condizionatore sottodimensionato non raffredderà abbastanza; uno sovradimensionato, invece, consumerà inutilmente e creerà sbalzi di temperatura. Consumo energetico Il consumo energetico di un condizionatore è un parametro fondamentale da valutare, in quanto ha un impatto diretto sui costi in bolletta. Nella scheda tecnica, questo valore è spesso espresso in kW per indicare la potenza assorbita dall'apparecchio durante il funzionamento, e in kilowattora (kWh) all'anno per fornire una stima del consumo annuale. Un valore di consumo energetico inferiore è indice di una maggiore efficienza dell'apparecchio e si traduce in minori costi di gestione nel tempo. È importante notare che il consumo energetico annuo riportato sulla scheda tecnica è generalmente una stima basata su un utilizzo medio standardizzato. Il consumo effettivo può variare in base alle abitudini di utilizzo individuali, alla frequenza di accensione e spegnimento del condizionatore, alle impostazioni di temperatura utilizzate e alle condizioni climatiche esterne. Efficienza energetica L'efficienza energetica di un condizionatore è indicata attraverso una classe energetica, che va generalmente da A+++ (la più efficiente) a G (la meno efficiente). Questa classificazione fornisce una misura standardizzata dell'efficienza con cui l'apparecchio utilizza l'energia elettrica per raffreddare o riscaldare l'ambiente, consentendo un facile confronto tra diversi modelli. Le classi energetiche più elevate corrispondono a un minor consumo di energia e, di conseguenza, a minori costi di gestione. Investire in un modello con una classe energetica superiore può comportare un costo iniziale maggiore, ma si traduce in significativi risparmi sulle bollette energetiche durante l'intero ciclo di vita dell'unità. SEER e SCOP Il SEER (Seasonal Energy Efficiency Ratio) e lo SCOP (Seasonal Coefficient of Performance) (link ad articolo SCOP condizionatore) sono due indici che misurano l'efficienza energetica stagionale di un condizionatore. Il SEER si riferisce all'efficienza in modalità raffreddamento durante l'intera stagione estiva, mentre lo SCOP indica l'efficienza in modalità riscaldamento durante la stagione invernale. Valori di SEER e SCOP più elevati indicano una maggiore efficienza energetica dell'apparecchio. Questi indici forniscono una valutazione più realistica delle prestazioni energetiche rispetto ai valori di EER (Energy Efficiency Ratio) e COP (Coefficient of Performance), in quanto tengono conto delle variazioni della temperatura esterna che si verificano nel corso dell'anno. Rumore del condizionatore Il livello di rumore prodotto da un condizionatore è un altro aspetto importante da considerare, soprattutto se l'apparecchio deve essere installato in camere da letto o in zone giorno dove il silenzio è apprezzato. La scheda tecnica riporta il livello di rumorosità, misurato in decibel (dB), sia per l'unità interna che per quella esterna. Valori di dB inferiori indicano un funzionamento più silenzioso. È bene verificare se la scheda tecnica specifica i livelli di rumore a diverse velocità di ventilazione o in diverse modalità di funzionamento, in quanto il rumore percepito può variare in base a queste impostazioni. Spesso esiste un compromesso tra la potenza di raffreddamento o riscaldamento e i livelli di rumore: le unità più potenti potrebbero generare un rumore maggiore. Di conseguenza, dovrai bilanciare la tua necessità di un efficace controllo climatico con la tua tolleranza al rumore, tenendo conto della stanza specifica in cui verrà installata l'unità. Valori di rumore inferiori a 20-25 dB per l'unità interna sono generalmente considerati ottimi per ambienti come le camere da letto. Cosa succede se non ho il libretto del condizionatore? Come accennato prima, non avere il libretto cartaceo non è la fine del mondo. La prima cosa da fare è cercare il modello esatto del tuo condizionatore sull'etichetta dell'unità (interna o esterna). Una volta che hai il modello, vai sul sito del produttore o direttamente nell'eShop di Climamarket. Inserisci il modello e dovresti trovare il manuale completo e la scheda tecnica del condizionatore da salvare sul tuo computer o telefono. Se il produttore non esiste più o non trovi il modello, puoi provare a cercare online usando il modello come chiave di ricerca, magari aggiungendo "manuale" o "scheda tecnica". Potresti trovare forum di appassionati o siti che archiviano vecchi manuali. Se proprio non riesci a recuperare la documentazione specifica, puoi comunque trovare informazioni generali sui parametri che abbiamo descritto (SEER/SCOP medi per classe energetica, livelli di rumore tipici, ecc.) che ti daranno un'idea approssimativa, ma non avrai i dati precisi del tuo apparecchio. In casi estremi, potresti dover contattare un tecnico qualificato per farti aiutare a identificare l'apparecchio e le sue caratteristiche principali. Cosa deve rilasciare il tecnico che installa un condizionatore? Quando un tecnico professionista installa il tuo nuovo condizionatore, non si limita a montare le unità e collegarle. Deve rilasciarti una serie di documenti fondamentali che attestano la corretta installazione e la conformità alle normative. Non si tratta solo di burocrazia, ma di garanzia per te e di sicurezza. Ecco i documenti principali che il tecnico deve lasciarti: Dichiarazione di conformità (DICO): questo è un documento cruciale. Attesta che l'impianto è stato realizzato a regola d'arte, rispettando le normative vigenti in materia di sicurezza e installazione (legge 37/08 ex 46/90). Deve riportare i dati dell'installatore, dell'impianto installato e i materiali utilizzati. Libretto di impianto: dal 2014, anche per gli impianti di climatizzazione (quindi i condizionatori) è obbligatorio il Libretto di impianto. Questo documento raccoglie la storia dell'impianto, dalla prima installazione ai successivi interventi di manutenzione e controllo efficienza energetica. Il tecnico deve compilarlo e consegnartelo. Certificato di garanzia: questo è il documento che attesta la garanzia del prodotto da parte del produttore e, a volte, anche sulla manodopera da parte dell'installatore. Conservalo con cura insieme alla fattura d'acquisto. Dichiarazione F-Gas (se necessaria): per impianti con una certa quantità di gas refrigerante (F-Gas), il tecnico deve rilasciare una dichiarazione specifica che attesta la corretta gestione del gas (installazione, controllo perdite, ecc.) da parte di personale certificato. Questo è un aspetto importante per la tutela ambientale e il rispetto delle normative europee. Assicurati di ricevere e conservare tutti questi documenti. Sono la prova che l'installazione è stata eseguita correttamente e ti tutelano in caso di problemi o per future manutenzioni. Di fatto, la scheda tecnica di un condizionatore è uno strumento potente che ti mette in mano le informazioni necessarie per capire davvero il tuo apparecchio. Prenditi un po' di tempo per esaminarla: ti aiuterà a fare scelte più consapevoli, a gestire meglio i consumi (legati anche al prezzo del condizionatore nel lungo termine) e a garantire una vita lunga ed efficiente al tuo climatizzatore.

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EER condizionatore: tutto quello che c'è da sapere
11/04/25

Ammettiamolo, con le estati sempre più torride, il climatizzatore è diventato un vero e proprio alleato contro l'afa grazie alle sue tante e utili funzioni. Ma chi non ha mai avuto un sussulto guardando la bolletta della luce dopo qualche settimana di utilizzo intensivo? Ecco perché oggi andremo a parlare di un "amico" che ti aiuterà a scegliere il modello giusto, quello che ti farà dormire sonni freschi senza prosciugarti il portafoglio: l'EER del condizionatore. L'EER misura il rapporto tra la capacità di raffreddamento fornita (spesso espressa in BTU/h o kW) e la potenza elettrica consumata (espressa in watt o kW). Un condizionatore con un alto valore EER utilizza meno energia per produrre una data quantità di raffreddamento, garantendo quindi un funzionamento più economico ed ecologico. Con l’avanzare delle normative sull’ecosostenibilità, comprendere il calcolo dell'EER del condizionatore diventa essenziale sia per i consumatori che per i professionisti del settore. In questo articolo di Climamarket, andremo quindi ad approfondire l'argomento, fornendo le principali formule di calcolo e una stima dei parametri ideali per un comfort sostenibile. Cosa significa il valore EER? Partiamo dalle basi. EER è un acronimo che sta per Energy Efficiency Ratio, ovvero Rapporto di Efficienza Energetica. In parole semplici, l'EER ti dice quanto è bravo un condizionatore a raffreddare l'ambiente rispetto a quanta energia elettrica consuma per farlo. La capacità di raffreddamento indica la quantità di calore che l'apparecchio è in grado di sottrarre da una stanza in un'ora, misurata tipicamente in British Thermal Units per ora (BTU/h) o in chilowatt (kW). La potenza assorbita, invece, rappresenta l'energia elettrica consumata dal condizionatore per funzionare, espressa in watt (W) o chilowatt (kW). È utile notare che esiste una relazione tra BTU/h e kW: 1 watt approssimativamente equivalente a 3.4 BTU/h. L'EER è un numero adimensionale, ma il suo valore fornisce un'indicazione chiara dell'efficienza dell'apparecchio. Per i consumatori, prestare attenzione all'EER è infatti di cruciale importanza. Scegliere un condizionatore con un EER elevato si traduce in un notevole risparmio sulla bolletta elettrica nel lungo periodo, riducendo i costi complessivi di gestione dell'apparecchio. Inoltre, un consumo energetico inferiore implica una minore pressione sulle reti elettriche e una riduzione dell'impronta di carbonio associata alla produzione di energia. L'EER, o metriche simili come il SEER (Seasonal Energy Efficiency Ratio), sono spesso utilizzati nelle normative governative e negli standard di efficienza energetica per stabilire livelli minimi di prestazione per i condizionatori d'aria, sottolineando ulteriormente la sua rilevanza. Come si calcola l'EER di un climatizzatore? Il calcolo dell'EER avviene in condizioni di prova standardizzate, definite da normative di settore. Queste condizioni includono una temperatura esterna fissa (ad esempio, 35°C), una temperatura interna specifica (ad esempio, 27°C) e un livello di umidità (ad esempio, 50%). Questi parametri standardizzati assicurano che le valutazioni siano comparabili tra diversi produttori e modelli. Un valore di EER più alto, come già sottolineato, significa che il condizionatore è in grado di rimuovere più calore dall'ambiente per ogni unità di energia elettrica che utilizza, rendendolo più efficiente dal punto di vista energetico. La formula di base per calcolare l'EER è la seguente: EER = Capacità di Raffreddamento (in BTU/h) / Potenza Assorbita (in Watt) In alternativa, se la capacità di raffreddamento e la potenza assorbita sono entrambe espresse in chilowatt (kW), la formula diventa: EER = Capacità di Raffreddamento (in kW) / Potenza Assorbita (in kW) Per illustrare meglio il concetto, analizziamo alcuni esempi pratici di calcolo dell'EER per condizionatori di diverse potenze. Esempio 1: condizionatore da 9000 BTU Supponiamo un condizionatore con una capacità di raffreddamento di 9000 BTU/h. Ipotizziamo che la sua potenza assorbita sia di 800 Watt. EER = 9000 BTU/h / 800 Watt = 11.25 Un EER di 11.25 indica una buona efficienza energetica per un'unità da 9000 BTU. Esempio 2: condizionatore da 12000 BTU Consideriamo ora un condizionatore con una capacità di raffreddamento di 12000 BTU/h. Basandoci sulle considerazioni precedenti, un'unità da 12000 BTU potrebbe consumare circa 1050 Watt.  EER = 12000 BTU/h / 1050 Watt ≈ 11.43 Questo esempio in particolare, mostra che anche un condizionatore con una maggiore capacità di raffreddamento può mantenere un buon livello di efficienza energetica. Esempio 3: Condizionatore da 18000 BTU Infine, prendiamo in esame un condizionatore con una capacità di raffreddamento di 18000 BTU/h. Ipotizziamo una potenza assorbita di 1600 Watt. EER = 18000 BTU/h / 1600 Watt = 11.25 Questo esempio evidenzia come una tecnologia efficiente possa fornire valori di EER consistenti anche per condizionatori con diverse capacità di raffreddamento. Quanto deve essere l'EER del condizionatore? Bella domanda! Non esiste un valore "magico" che vada bene per tutti, ma in generale, più l'indice ERR è alto, meglio è. Un condizionatore con un EER pari o superiore a 3.2 è considerato efficiente. Se poi puntiamo a modelli di alta efficienza, possiamo trovare valori che superano anche il 4 o il 5. Chiaramente, un condizionatore con un EER più alto potrebbe costare leggermente di più all'acquisto, ma nel lungo periodo ti farà risparmiare un bel po' sulla bolletta. Pensa a un investimento: spendi un po' di più all'inizio per avere un ritorno economico negli anni successivi grazie ai minori consumi. Dove trovare il valore dell'EER del condizionatore? Il valore dell'EER di un condizionatore è generalmente indicato in modo chiaro sull'etichetta energetica dell'apparecchio. Questa etichetta spesso include un'icona di una ventola blu per indicare le prestazioni di raffreddamento. Oltre all'EER, l'etichetta riporta anche altre informazioni importanti, come la classe di efficienza energetica (da A+++ a G) e il consumo energetico annuo. Il valore dell'EER può essere reperito anche nel manuale del prodotto o nella scheda tecnica fornita dal produttore. Solitamente, è presente nella sezione dedicata alle specifiche tecniche dell'apparecchio. Quando si confrontano diversi modelli di condizionatori, è fondamentale valutare i valori di EER di unità con capacità di raffreddamento simili. È consigliabile scegliere il modello con l'EER più alto che rientra nel proprio budget e soddisfa le proprie esigenze. Qual è la differenza tra EER e COP? Oltre all'EER, un altro importante indice di efficienza per i condizionatori d'aria e le pompe di calore è il COP, acronimo di Coefficient of Performance. Mentre l'EER misura l'efficienza in modalità raffreddamento, il COP valuta l'efficienza dell'apparecchio in modalità riscaldamento. Il COP è definito come il rapporto tra la capacità di riscaldamento (il calore fornito all'ambiente) e la potenza elettrica consumata dall'unità durante il funzionamento in riscaldamento. Una formula molto usata per passare dall’EER al COP è la seguente: COP ≈ EER / 3.41 Questo perché, come precedentemente accennato, 1 kW di potenza frigorifera corrisponde a circa 3.41 BTU/h. Quando si acquista un condizionatore, è consigliabile concentrarsi principalmente sul valore dell'EER se l'uso principale è il raffreddamento. Tuttavia, se l'apparecchio è una pompa di calore utilizzata sia per raffreddare in estate che per riscaldare in inverno, allora è fondamentale valutare sia il valore dell'EER che quello del COP per determinarne l'efficienza energetica complessiva. Scegliere un condizionatore efficiente con l'EER L'EER rappresenta uno strumento fondamentale per comprendere e confrontare l'efficienza di raffreddamento di diversi modelli di condizionatori d'aria. Scegliere un apparecchio con un EER elevato può portare a una significativa riduzione del consumo energetico e dei costi in bolletta, oltre a contribuire a un minore impatto ambientale. Quando si è alla ricerca di un nuovo condizionatore, è sempre consigliabile verificare il valore dell'EER sull'etichetta energetica e nelle specifiche del prodotto. Confrontare i valori di EER tra modelli con capacità di raffreddamento simili permette di fare una scelta informata. È opportuno considerare le proprie esigenze di raffreddamento, il budget disponibile e il clima della propria regione per determinare il valore di EER più appropriato. In generale, è consigliabile orientarsi verso modelli con un EER di 3.2 o superiore - come i tantissimi disponibili nel catalogo online di Climamarket - per garantire una buona efficienza energetica.

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Ecco come usare correttamente la funzione timer off del condizionatore
07/04/25

Il desiderio di una casa fresca e accogliente, specialmente durante le calde estati, è una priorità per molti. Tuttavia, questo comfort spesso si scontra con la crescente preoccupazione per i costi energetici e l'impatto ambientale. Fortunatamente, la tecnologia moderna offre soluzioni intelligenti per bilanciare queste esigenze. Una di queste è la funzione "timer off" presente nella maggior parte dei condizionatori d'aria. Questa semplice ma potente funzionalità permette di gestire l'utilizzo del proprio dispositivo in modo più efficiente, garantendo il comfort desiderato senza inutili sprechi di energia. In questo articolo di Climamarket andremo quindi ad esplorare in dettaglio cosa vuol dire la funzione timer off, come impostarla correttamente e come sfruttarla al meglio per ottimizzare il consumo energetico del tuo condizionatore. Cosa significa timer off del condizionatore? La funzione "timer off" di un condizionatore d'aria è un meccanismo che consente all'utente di programmare lo spegnimento automatico dell'apparecchio dopo un determinato periodo di tempo. In sostanza, si imposta un conto alla rovescia al termine del quale il condizionatore si spegnerà da solo. Lo scopo principale di questa funzione è quello di evitare che il condizionatore rimanga in funzione ininterrottamente, spesso raffreddando ambienti non occupati o durante le ore in cui il raffrescamento non è strettamente necessario, con conseguente spreco di energia. L'utilizzo del timer off non è semplicemente una questione di comodità; rappresenta un approccio attivo e consapevole alla gestione dell'energia domestica. Questa funzionalità è progettata per incoraggiare un uso più responsabile del condizionatore (possibilmente di ultima generazione), allineando il suo funzionamento alle tue effettive necessità. I vantaggi di utilizzare il timer on/off del condizionatore Come già accennato, tra le varie funzioni disponibili in un condizionatore, il timer off è una delle più utili per gestire il consumo energetico in modo intelligente. E che, se utilizzata in modo consapevole, porta a tutta una serie di vantaggi. Risparmio energetico e riduzione dei costi Uno dei benefici più evidenti è la diminuzione del consumo di elettricità. Spegnere il condizionatore quando non è necessario, ad esempio durante la notte fonda quando la temperatura esterna si abbassa o quando si è fuori casa per diverse ore, riduce significativamente la bolletta energetica. L'uso strategico di questa funzione, pianificando lo spegnimento in momenti specifici, può portare a un risparmio considerevole sui costi a lungo termine. Comodità e personalizzazione Il timer off offre una grande flessibilità, permettendo di creare una programmazione personalizzata che si adatta perfettamente alle proprie esigenze e abitudini. È possibile impostare lo spegnimento automatico poco prima di uscire di casa per evitare di raffreddare un ambiente vuoto, oppure programmare lo spegnimento dopo essersi addormentati, evitando così un raffreddamento eccessivo durante la notte. Questa capacità di adattare il funzionamento del condizionatore al proprio stile di vita migliora il comfort senza incorrere in inutili consumi. Sonno migliorato Per molte persone, il rumore prodotto da un condizionatore in funzione può essere fonte di disturbo durante la notte, compromettendo la qualità del sonno. Impostando il timer off per spegnere l'unità dopo essersi addormentati o a intervalli specifici durante la notte, si può godere di un riposo più tranquillo e ininterrotto, senza il costante sottofondo sonoro del condizionatore. Inoltre, si evita di raffreddare eccessivamente la camera da letto, una condizione che può risultare sgradevole e persino dannosa per la salute. Estensione della vita del condizionatore Un funzionamento continuo e prolungato può causare un'usura eccessiva dei componenti del condizionatore. Utilizzando il timer off per programmare periodi di inattività, si permette all'unità di "riposare", riducendo lo stress meccanico e potenzialmente allungandone la durata complessiva. Un uso più consapevole dell'apparecchio, grazie al timer off, può quindi avere un impatto positivo sulla sua longevità.  Benefici ambientali Ridurre il consumo di energia elettrica non solo si traduce in un risparmio economico, ma contribuisce anche alla salvaguardia dell'ambiente. Un uso meno intensivo del condizionatore (magari alternando anche con la funzione dry per la deumidificazione) significa una minore domanda di energia, che a sua volta porta a una riduzione delle emissioni di gas serra associate alla produzione di elettricità. Anche una piccola abitudine come l'utilizzo del timer off può avere un impatto ambientale significativo nel lungo periodo. Come impostare il timer di spegnimento del condizionatore? Il processo per impostare il timer di spegnimento del condizionatore è generalmente semplice e intuitivo, guidato dai comandi presenti sul telecomando dell'apparecchio. Tuttavia, è importante tenere presente che i passaggi specifici possono variare leggermente a seconda della marca e del modello del condizionatore. I passaggi generali comuni per impostare il timer off includono: Accendere il condizionatore: prima di poter impostare il timer di spegnimento, il condizionatore deve essere acceso. Localizzare il pulsante del timer: sul telecomando, cercare un pulsante etichettato come "Timer", "Timer Off" o che presenta un'icona a forma di orologio. Premere il pulsante "Timer Off": una volta individuato, premere il pulsante specifico per la funzione di spegnimento programmato.   Impostare il tempo desiderato: utilizzare i tasti freccia su e giù presenti sul telecomando per selezionare l'intervallo di tempo desiderato prima che il condizionatore si spenga. Questo tempo può essere espresso in minuti o in ore, a seconda del modello. Alcuni modelli potrebbero richiedere di selezionare prima la funzione "OFF" sul display. La precisione con cui è possibile impostare il tempo può variare; ad esempio, alcuni modelli potrebbero prevedere incrementi di 30 minuti. Confermare l'impostazione: dopo aver selezionato il tempo desiderato, potrebbe essere necessario premere nuovamente il pulsante "Timer" o un pulsante "Set" per confermare l'impostazione. Verificare l'attivazione: controllare il display del telecomando o dell'unità interna del condizionatore. Di solito compare un'icona a forma di orologio o un'altra indicazione che il timer off è stato attivato. Nonostante la generale semplicità del processo, è fondamentale considerare le possibili variazioni tra i diversi modelli. Alcuni telecomandi potrebbero offrire funzioni più avanzate, come la possibilità di programmare lo spegnimento per specifici giorni della settimana. Altri potrebbero utilizzare un sistema di selezione tramite un menu visualizzato sullo schermo del telecomando. Per questo motivo, la fonte più affidabile per istruzioni dettagliate e specifiche per il proprio apparecchio è sempre il manuale d'uso fornito dal produttore. Esempi pratici per impostare il timer off Per illustrare meglio come impostare il timer di spegnimento, ecco alcuni esempi pratici per condizionatori di diverse marche comuni disponibili nel catalogo di Climamarket: Hisense, Samsung e Daikin. Condizionatori Hisense: Premere il pulsante "TIMER OFF" situato sul telecomando.  Sul display LCD del telecomando, compariranno la scritta "OFF" e un orario lampeggiante. Utilizzare i pulsanti freccia su e giù per selezionare l'ora esatta in cui si desidera che il condizionatore si spenga.   Premere nuovamente il pulsante "TIMER OFF" per confermare l'impostazione. Un segnale acustico ("beep") dovrebbe confermare l'avvenuta impostazione, e l'indicatore del timer sull'unità interna del condizionatore si accenderà.   Per annullare il timer di spegnimento, premere ripetutamente il pulsante "TIMER OFF" finché l'indicatore del timer sul condizionatore non si spegne.  Condizionatori Samsung: Accendere il condizionatore e premere il pulsante "Timer" presente sul telecomando.  A seconda del modello, potrebbe essere necessario selezionare la funzione "Off" tramite i pulsanti del telecomando.  Utilizzare i pulsanti di selezione o i tasti freccia per impostare la durata desiderata per lo spegnimento. In molti modelli Samsung, è possibile impostare un intervallo di tempo che va da 0.5 ore fino a 24 ore. Premere il pulsante "Set" per confermare l'impostazione. L'indicatore del timer dovrebbe comparire sul display dell'unità interna del condizionatore.   Per annullare il timer di spegnimento, è possibile impostare la durata su "0.0" o premere il pulsante "Set/Cancel". Condizionatori Daikin Prima di impostare il timer, assicurarsi che l'ora corrente sia correttamente impostata sul telecomando. Solitamente, questo si fa premendo e tenendo premuto il pulsante "CLOCK" per accedere alla modalità di impostazione dell'ora, quindi utilizzando i pulsanti freccia per regolare l'ora e premendo nuovamente "CLOCK" per confermare.   Premere il pulsante "TIMER OFF" sul telecomando. Sul display del telecomando dovrebbe apparire l'icona del timer off.   Utilizzare i pulsanti freccia su e giù o i pulsanti "<>" per impostare l'ora desiderata per lo spegnimento. In alcuni modelli Daikin, ogni pressione del pulsante aumenta il tempo di spegnimento di 1 ora, fino a un massimo di 12 ore.   Premere nuovamente il pulsante "TIMER OFF" per confermare l'impostazione. La spia del timer sull'unità interna del condizionatore si accenderà.  Per annullare il timer di spegnimento, premere il pulsante "CANCEL" o il pulsante "TIMER OFF" finché l'icona del timer non scompare dal display del telecomando. In generale, la logica è la stessa per la maggior parte dei condizionatori. Cerca il pulsante "Timer", seleziona l'opzione per lo spegnimento (se necessario), imposta il tempo desiderato e conferma. Se hai dubbi, il manuale d'uso del tuo condizionatore è sempre la risorsa migliore. Quante ore può stare acceso un condizionatore? Non esiste una risposta univoca a questa domanda. Teoricamente, un condizionatore ben mantenuto può rimanere acceso anche per diverse ore consecutive. Tuttavia, dal punto di vista del consumo energetico e del comfort, non è sempre la soluzione migliore. Lasciare il condizionatore acceso ininterrottamente, soprattutto di notte, può portare a un eccessivo raffreddamento dell'ambiente, con conseguenti sprechi di energia e possibili disagi per la salute. Ecco perché la funzione timer off diventa preziosa: ti permette di godere del fresco per il tempo necessario e poi spegnere l'apparecchio automaticamente. In che modalità mettere il condizionatore di notte? Per un utilizzo efficiente del condizionatore durante la notte, è importante scegliere la modalità di funzionamento più adatta che bilanci comfort e risparmio energetico. Molti condizionatori moderni sono dotati di una modalità Sleep specificamente progettata per l'uso notturno. Questa modalità solitamente prevede un aumento graduale della temperatura impostata di 1-2 gradi durante la notte. Questo leggero aumento di temperatura, impercettibile durante il sonno, contribuisce a un maggiore comfort e a un significativo risparmio energetico. La modalità Sleep è quindi spesso l'opzione ideale per la notte, in quanto si adatta alle naturali variazioni della temperatura corporea durante il riposo.  Un'altra modalità da considerare è la modalità Auto. In questa modalità, il condizionatore regola automaticamente la velocità della ventola e la temperatura in base alla temperatura ambiente rilevata. Sebbene possa essere efficiente, la sua efficacia in termini di risparmio energetico notturno può dipendere dalle specifiche del modello e dalle condizioni ambientali In alternativa, è possibile sfruttare proprio la funzione timer off. In particolare, imposta il timer per spegnere il condizionatore dopo un certo periodo di tempo, ad esempio 2-3 ore. In questo modo, la stanza si raffrescherà a sufficienza per farti addormentare, e poi il condizionatore si spegnerà automaticamente, evitando sprechi durante le ore più fresche della notte. In combinazione con il timer off, è consigliabile impostare una temperatura confortevole ma non eccessivamente bassa, idealmente tra i 24 e i 26 gradi. Abbassare la temperatura di un solo grado può aumentare il consumo energetico di circa l'8%. La combinazione di timer off e una temperatura ragionevole rappresenta una strategia molto efficace per ridurre i consumi energetici durante la notte. Con pochi accorgimenti, potrai goderti un ambiente fresco e piacevole risparmiando sulla bolletta!

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Scarico caldaia a condensazione: tutto quello che c'è da sapere
01/04/25

Lo scarico della caldaia a condensazione è un aspetto fondamentale da considerare durante l'installazione e la gestione di questi impianti. Essendo una tecnologia avanzata e altamente efficiente, la caldaia a condensazione prevede delle specifiche normative e accorgimenti tecnici per il corretto smaltimento dell’acqua e dei fumi. Vediamo allora nel dettaglio, in questo approfondimento di Climamarket, come funziona il sistema di scarico per una caldaia a condensazione, quali sono le regole da seguire e come garantire uno scarico sicuro ed efficace. Comprendere lo scarico della caldaia a condensazione Le caldaie a condensazione rappresentano una tecnologia avanzata per il riscaldamento domestico e la produzione di acqua calda sanitaria, distinguendosi per la loro elevata efficienza energetica e la capacità di ridurre le emissioni inquinanti. Il loro funzionamento, a differenza di altri tipi di caldaia, si basa sul principio del recupero del calore latente contenuto nei fumi di scarico, calore che nelle caldaie tradizionali viene disperso nell'atmosfera. Questo recupero avviene attraverso uno scambiatore di calore secondario dove i fumi, raffreddandosi al di sotto del punto di rugiada, condensano il vapore acqueo in essi contenuto, rilasciando ulteriore calore al sistema. Un sottoprodotto inevitabile di questo processo di condensazione è la formazione di condensa acida, un liquido che deve essere gestito e smaltito in modo appropriato. La corretta progettazione, installazione e manutenzione del sistema di scarico, sia per i fumi che per la condensa, è di fondamentale importanza per garantire la sicurezza degli occupanti dell'edificio, l'efficienza ottimale della caldaia e la piena conformità alle normative vigenti in Italia. Quanti scarichi ha la caldaia a condensazione? Una caldaia a condensazione ha quindi generalmente due scarichi principali: Uno per i fumi, che può essere una canna fumaria o un terminale a parete. Uno per la condensa, costituito dal tubo di scarico per caldaia a condensazione che convoglia l'acqua prodotta dal processo di condensazione. È importante non confondere i due scarichi, in quanto hanno funzioni e requisiti normativi differenti. È inoltre fondamentale che l'installazione e il collegamento degli scarichi siano eseguiti da personale qualificato nel rispetto delle normative vigenti e delle istruzioni del produttore della caldaia. Come deve essere lo scarico di una caldaia a condensazione? La normativa italiana, con particolare attenzione al DPR 412/93 e alle sue modifiche introdotte dalla Legge 90/2013 e dal D.Lgs 102/2014, definisce in modo chiaro le regole per lo scarico dei fumi e della condensa. Un ruolo fondamentale nella definizione dei requisiti tecnici per gli impianti a gas, inclusi i sistemi di scarico, è svolto poi dalla norma tecnica UNI 7129. Questa norma, nelle sue diverse parti, fornisce indicazioni dettagliate sulla progettazione, l'installazione e la messa in servizio degli impianti a gas per uso domestico e similare. In particolare, essa definisce i criteri per il posizionamento dei terminali di scarico, specificando altezze minime da terra, distanze da finestre, balconi, prese d'aria e altre aperture, sia nel caso di scarico a tetto (dove la norma UNI 7129:2015 prevede il superamento del colmo di almeno 1 metro) che a parete. Per quanto riguarda specificamente la gestione dello scarico delle condense, la norma UNI 7129-5:2015 rappresenta il riferimento tecnico fondamentale, fornendo indicazioni dettagliate sui materiali idonei, le modalità di smaltimento e le eventuali necessità di neutralizzazione. La scelta dei materiali e il rispetto delle caratteristiche tecniche del tubo di scarico di una caldaia a condensazione sono elementi cruciali per garantire la sicurezza, l'efficienza e la durabilità dell'impianto. Materiali idonei Per il tubo di scarico dei fumi, è fondamentale utilizzare materiali che resistano all'acidità della condensa presente nei fumi stessi. I materiali più comunemente raccomandati sono l'acciaio inossidabile 316L e il polipropilene (PP), entrambi noti per la loro elevata resistenza alla corrosione. Per il tubo di scarico della condensa, si utilizzano generalmente materiali plastici resistenti agli acidi come il PVC (polivinilcloruro) e il polipropilene (PP). È di primaria importanza evitare l'uso di materiali metallici non specificamente trattati o resistenti agli acidi per il tubo di scarico della condensa, in quanto l'acidità della condensa può causare una rapida corrosione, portando a perdite e danni all'impianto e all'edificio nel tempo. Diametro raccomandato Il diametro del tubo di scarico dei fumi per le caldaie a condensazione è generalmente compreso tra 60 e 80 mm, in conformità con le indicazioni della norma UNI e le specifiche fornite dai produttori delle caldaie. Un diametro adeguato assicura un corretto tiraggio ed evita il blocco della caldaia, garantendo l'evacuazione sicura dei prodotti della combustione. Per quanto riguarda il diametro del tubo di scarico della condensa, per gli impianti domestici è generalmente raccomandato un diametro minimo di 16-20 mm. Tuttavia, è sempre necessario fare riferimento alle specifiche del produttore della caldaia e considerare la lunghezza del percorso di scarico, in quanto per impianti di maggiore potenza o con percorsi più lunghi potrebbe essere necessario un diametro superiore. Un dimensionamento corretto previene ostruzioni e assicura un efficace smaltimento della condensa. Pendenza necessaria Il tubo di scarico della condensa deve essere installato con una pendenza minima consigliata dell'1-3% verso il punto di scarico. Questa pendenza favorisce il deflusso della condensa per gravità, evitando il ristagno dell'acqua acida all'interno del tubo e della caldaia. È fondamentale evitare qualsiasi tratto orizzontale prolungato o contropendenza che potrebbe causare accumuli di condensa e aumentare il rischio di gelo in inverno, soprattutto in caso di tubazioni esterne. Resistenza ai materiali di scarto I materiali raccomandati per i tubi di scarico, sia per i fumi che per la condensa, sono scelti per la loro intrinseca resistenza ai materiali di scarto prodotti durante il processo di combustione del gas metano. Questi includono principalmente l'acidità della condensa (dovuta alla formazione di acido carbonico e, in tracce, altri acidi) e altri componenti presenti nei fumi come gli ossidi di azoto (NOx) e l'anidride carbonica (CO2). La capacità di resistere a queste sostanze chimiche aggressive è essenziale per garantire la longevità e l'integrità del sistema di scarico nel tempo. Come si scarica la caldaia a condensazione? Come più volte ribadito, lo scarico della caldaia a condensazione avviene tramite due sistemi distinti: Scarico dei fumi: i fumi vengono espulsi attraverso la canna fumaria o il terminale a parete grazie alla ventilazione forzata della caldaia. Scarico della condensa: l'acqua di condensa defluisce per gravità attraverso il tubo di scarico collegato a un punto di raccolta idoneo. In alcuni casi, può essere necessario l'utilizzo di una pompa per superare dislivelli. Dove scaricano i fumi le caldaie a condensazione? Lo scarico dei fumi di una caldaia a condensazione è regolamentato in modo stringente per garantire la sicurezza e la qualità dell'aria. La normativa prevede diverse opzioni per dove scaricare i fumi della caldaia a condensazione: Canna fumaria esistente: se presente e idonea (verificata da un tecnico), può essere intubata con materiali specifici resistenti alla condensa. Nuova canna fumaria: realizzata appositamente per la caldaia a condensazione, con materiali e dimensionamenti conformi alle normative. Scarico a parete: in determinate condizioni (ad esempio, per caldaie di potenza limitata e in assenza di vincoli specifici), è possibile lo scarico a parete, con un terminale posizionato in modo da evitare pericoli o disagi per terzi. La scelta del sistema di scarico dei fumi deve essere valutata da un tecnico abilitato in fase di progettazione e installazione, così da garantire un lavoro a norma e sicuro. Dove si può scaricare l'acqua della caldaia a condensazione? La condensa della caldaia a condensazione può essere scaricata in diversi punti, nel rispetto delle normative locali e dei regolamenti condominiali. Le opzioni più comuni includono: La rete fognaria domestica, tramite un raccordo sifonato a un lavandino, un water o una piletta di scarico a pavimento. Un sistema di raccolta e neutralizzazione della condensa, soprattutto in presenza di scarichi non idonei o in contesti dove le normative locali lo richiedono. I neutralizzatori innalzano il pH della condensa rendendola meno acida prima dello scarico. Un sistema di pompaggio della condensa, necessario quando lo scarico per gravità non è possibile (ad esempio, se la caldaia è installata in un locale interrato). È importante sottolineare che lo scarico diretto in giardini o su suolo non impermeabile è generalmente sconsigliato e potrebbe essere vietato dalle normative locali. Consigli utili per la gestione dello scarico Per garantire un corretto scarico e una gestione efficiente della caldaia a condensazione, è consigliabile seguire alcuni accorgimenti: Eseguire un accurato lavaggio dell'impianto di riscaldamento prima dell'installazione della caldaia a condensazione per rimuovere sedimenti e calcare che potrebbero compromettere l'efficienza del condensatore.  Utilizzare tubi di scarico sia per i fumi che per la condensa realizzati con materiali specificamente idonei e resistenti all'acidità, scegliendo il diametro appropriato in base alla potenza della caldaia e alle specifiche del produttore.  Assicurare una pendenza corretta (1-3%) per il tubo di scarico della condensa verso il punto di smaltimento per favorire il deflusso per gravità ed evitare ristagni e problemi di gelo.  Rispettare scrupolosamente le normative vigenti a livello nazionale, regionale e comunale per lo scarico sia dei fumi che della condensa. Affidarsi sempre a tecnici qualificati e abilitati per l'installazione, la manutenzione e il controllo degli impianti termici per garantire un lavoro a norma e sicuro.  Effettuare controlli periodici e la manutenzione regolare della caldaia e del sistema di scarico per garantirne l'efficienza e la sicurezza nel tempo, seguendo le indicazioni del produttore e le normative vigenti. In definitiva, la gestione dello scarico della caldaia a condensazione richiede attenzione e conformità alle normative per garantire un funzionamento sicuro, efficiente e rispettoso dell’ambiente. Con una corretta progettazione e manutenzione, è possibile sfruttare tutti i vantaggi di questa tecnologia senza incorrere in problematiche tecniche o legali.

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Rendimento e COP delle pompe di calore: significato e calcolo
30/12/24

 Nel mondo della climatizzazione e del riscaldamento, il coefficiente di prestazione (COP) è un parametro fondamentale per valutare l'efficienza delle pompe di calore e dei climatizzatori. Capire il significato del COP e come viene calcolato può aiutare a scegliere gli apparecchi più efficienti e a risparmiare energia. In questa guida, assieme agli esperti Climamarket, esploreremo cos'è il COP, come si calcola e perché è importante per determinare il rendimento delle pompe di caloree dei climatizzatori. COP: cos'è e qual è il suo significato Il COP (Coefficient of Performance) è un indice che misura l'efficienza di un sistema di riscaldamento o raffreddamento. In parole semplici, il COP rappresenta il rapporto tra l'energia utile prodotta dal sistema (calore o freddo) e l'energia elettrica consumata per generarla. Maggiore è il COP, più efficiente è il sistema. Il significato del COP è cruciale per valutare le prestazioni di pompe di calore e climatizzatori. Un COP elevato indica che il sistema è in grado di produrre più energia termica utilizzando una quantità minore di energia elettrica, risultando quindi più economico e sostenibile dal punto di vista energetico. Come si calcola il COP Il calcolo del COP è piuttosto semplice. La formula del coefficiente di prestazione della pompa di calore è: COP = Q/W Dove: Q è l'energia termica fornita al sistema (misurata in watt o BTU). W è l'energia elettrica consumata dal sistema per generare l'energia termica (misurata in watt o BTU). Per fare un esempio chiarificatore, supponiamo di avere una pompa di calore che fornisce 5000 watt di energia termica (Q) e consuma 1500 watt di energia elettrica (W) per farlo. Il COP si calcola come segue: COP = 5000/1500 = 3.33 In questo esempio, il COP della pompa di calore è 3.33, il che significa che per ogni watt di energia elettrica consumata, la pompa di calore produce 3.33 watt di energia termica. Attenzione però: il COP non è un valore fisso, ma varia in base a diversi fattori, come la temperatura esterna, la temperatura desiderata all'interno, e il tipo di fluido refrigerante utilizzato. Per questo motivo, i produttori di pompe di calore e climatizzatori indicano solitamente il COP in corrispondenza di diverse condizioni operative. Rendimento della pompa di calore e del climatizzatore Il rendimento delle pompe di calore è direttamente correlato al COP. Una pompa di calore con un COP elevato è più efficiente e consuma meno energia per produrre la stessa quantità di calore rispetto a una con un COP inferiore. Questo rende le pompe di calore con un alto COP una scelta ottimale per il riscaldamento domestico ed industriale. Il COP del climatizzatore funziona in modo simile. Un climatizzatore con un COP elevato è in grado di raffreddare l'ambiente in modo più efficiente, consumando meno energia elettrica. Questo non solo riduce i costi operativi ma contribuisce anche a un minor impatto ambientale. Perché il COP è così importante? Il COP è un parametro fondamentale per diversi motivi: Risparmio energetico: un COP elevato significa minori consumi elettrici e, di conseguenza, una bolletta più leggera. Scelta del prodotto giusto: confrontando il COP di diversi modelli, puoi scegliere la pompa di calore o il climatizzatore più adatto alle tue esigenze e al tuo budget. Impatto ambientale: un'apparecchiatura con un COP elevato contribuisce a ridurre le emissioni di gas serra, favorendo un minore consumo di energia elettrica prodotta da fonti fossili. Interventi per migliorare il COP Esistono vari interventi che possono migliorare il COP di una pompa di calore o di un climatizzatore, aumentando così l'efficienza energetica complessiva: Manutenzione regolare: pulire e manutenere regolarmente i componenti dell'impianto per garantire un funzionamento ottimale. Isolamento termico: migliorare l'isolamento dell'edificio per ridurre la dispersione di calore e massimizzare l'efficienza del sistema. Sistemi avanzati di controllo: utilizzare termostati intelligenti e sistemi di controllo avanzati per ottimizzare il funzionamento della pompa di calore o del climatizzatore. In conclusione, il coefficiente di prestazione (COP) è un indicatore chiave dell'efficienza energetica delle pompe di calore e dei climatizzatori. Comprendere come si calcola il COP e perché è importante può aiutare a fare scelte più consapevoli e a migliorare il rendimento degli impianti di riscaldamento e raffreddamento. Investire in sistemi con un alto COP può portare a significativi risparmi energetici e a un impatto ambientale ridotto, contribuendo a una maggiore sostenibilità.

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Come e quando cambiare la cartuccia del miscelatore
23/12/24

Cambiare la cartuccia del miscelatore è un'operazione essenziale quando il rubinetto inizia a presentare problemi come perdite d'acqua, difficoltà nel regolare la temperatura o rumori strani. Questa guida completa di Climamarket ti spiegherà come cambiare la cartuccia del miscelatore, quando è necessario sostituirla e ti fornirà un passo-passo su come smontare i rubinetti in modo semplice. Quando cambiare la cartuccia del miscelatore La cartuccia del miscelatore è un componente chiave che controlla il flusso e la temperatura dell'acqua. È tempo di cambiare la cartuccia del miscelatore quando noti i seguenti segni: Perdite d'acqua: se il rubinetto perde acqua anche quando è chiuso, è probabile che la cartuccia sia usurata o danneggiata. Difficoltà nel regolare la temperatura: se fai fatica a regolare la temperatura dell'acqua o se il miscelatore non riesce a mantenere una temperatura costante, la cartuccia potrebbe essere difettosa. Rumori strani: suoni insoliti provenienti dal rubinetto, come gorgoglii o sibili, possono indicare un problema con la cartuccia. Come cambiare la cartuccia del miscelatore Prima ancora di capire come cambiare effettivamente la cartuccia del miscelatore, è fondamentale avere a disposizione i seguenti strumenti e materiali: Una nuova cartuccia compatibile con il tuo miscelatore Chiave a brugola o chiave inglese Cacciavite Pinze Straccio o asciugamano Silicone o nastro di teflon (se necessario) Ora non resta che seguire i passaggi seguenti, così da portare a termine una sostituzione senza intoppi e senza rischio di compromettere il funzionamento del tuo rubinetto (e l’estetica del tuo bagno). In particolare: Chiudi l'acqua: prima di iniziare, chiudi l'acqua del rubinetto per evitare fuoriuscite. Puoi chiudere l'acqua direttamente dal rubinetto o, se necessario, dall'impianto principale. Rimuovi la maniglia del miscelatore: usa una chiave a brugola o un cacciavite per rimuovere la vite che tiene la maniglia in posizione. In alcuni modelli, potrebbe essere necessario rimuovere un tappo decorativo per accedere alla vite. Smonta la maniglia: dopo aver rimosso la vite, tira delicatamente la maniglia verso l'alto per rimuoverla. Potrebbe essere necessario fare un po' di leva con un cacciavite se la maniglia è incrostata. Rimuovi il cappuccio: alcuni miscelatori hanno un cappuccio che copre la cartuccia. Rimuovi il cappuccio svitandolo con le mani o con l'aiuto di pinze. Rimuovi la cartuccia: usa una chiave inglese per svitare il dado che tiene la cartuccia in posizione. Una volta rimosso il dado, tira la cartuccia verso l'alto per estrarla. Se è bloccata, usa le pinze per aiutarti. Inserisci la nuova cartuccia: prima di inserire la nuova cartuccia, pulisci bene l'interno del miscelatore per rimuovere eventuali depositi di calcare. Poi, inserisci la nuova cartuccia facendola scivolare nella sede fino a sentire un clic. Rimonta il miscelatore: riavvita il dado per fissare la cartuccia in posizione, rimetti il cappuccio (se presente) e rimonta la maniglia. Assicurati che tutte le parti siano ben serrate. Riattiva l'acqua e verifica: riattiva l'acqua e verifica che il miscelatore funzioni correttamente. Controlla che non ci siano perdite e che la temperatura dell'acqua sia facilmente regolabile. Come smontare un rubinetto miscelatore Smontare un rubinetto miscelatore è un'operazione che richiede precisione e attenzione, ma che può farti risparmiare tempo e denaro. Seguendo questi consigli, potrai eseguire l'intervento in modo sicuro e efficace. Come smontare il miscelatore della doccia Rimuovi la maniglia: usa una chiave a brugola per rimuovere la vite di fissaggio della maniglia. Tira delicatamente la maniglia verso l'alto per rimuoverla. Smonta la piastra del miscelatore: svitare le viti che fissano la piastra del miscelatore al muro e rimuovila. Rimuovi la cartuccia: svitare il dado di fissaggio della cartuccia e estraila dal miscelatore. Come smontare il miscelatore della cucina Chiudi l'acqua: assicurati di chiudere l'acqua sotto il lavandino. Rimuovi la maniglia: usa una chiave a brugola per rimuovere la vite di fissaggio della maniglia e tirala verso l'alto per rimuoverla. Smonta il corpo del miscelatore: usa una chiave inglese per svitare il dado che fissa il miscelatore al lavandino e rimuovi il corpo del miscelatore. Rimuovi la cartuccia: svitare il dado di fissaggio della cartuccia e estraila dal miscelatore. Cambiare la cartuccia del miscelatore può sembrare un compito complesso, ma con gli strumenti giusti e questa guida passo-passo, puoi farlo in modo semplice e sicuro. Sapere come smontare un rubinetto e quando sostituire la cartuccia ti permetterà di mantenere il tuo sistema idraulico in perfette condizioni, evitando perdite e garantendo una corretta regolazione della temperatura dell'acqua. Che si tratti del miscelatore della doccia o della cucina, seguire questi passaggi ti aiuterà a risolvere i problemi comuni e a prolungare la vita del tuo rubinetto.

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Differenza tra risparmio energetico ed efficientamento energetico: significato e interventi
17/12/24

Nel mondo odierno, caratterizzato da una crescente sensibilità verso la sostenibilità ambientale, termini come risparmio energetico ed efficientamento energetico sono diventati fondamentali. Sebbene spesso utilizzati come sinonimi, questi concetti hanno significati distinti e interventi specifici che possono contribuire a ridurre i consumi e migliorare la performance energetica della tua casa. In questo articolo di Climamarket, esploreremo cosa sono il risparmio e l’efficientamento energetico, le loro differenze e gli interventi utili per ottenere benefici concreti. Che cos'è il risparmio energetico? Il risparmio energetico si riferisce a tutte quelle azioni che hanno lo scopo di ridurre il consumo di energia. Questo può essere ottenuto attraverso comportamenti consapevoli e scelte di consumo oculato. Ad esempio, spegnere le luci quando non sono necessarie, utilizzare elettrodomestici a basso consumo e ottimizzare l'uso del riscaldamento e del raffreddamento sono tutte pratiche di risparmio energetico. Principali pratiche di risparmio energetico Il risparmio energetico è un concetto legato alle nostre abitudini quotidiane e può essere raggiunto attraverso semplici accorgimenti. In particolare: Spegnere le luci quando si esce da una stanza; Staccare i caricatori degli smartphone e di altri dispositivi quando non sono in uso; Regolare la temperatura del termosifone in base alle diverse stanze e alle diverse ore del giorno; Preferire docce brevi a bagni prolungati. In sostanza, il risparmio energetico è un impegno attivo da parte nostra per ridurre i consumi. Che cos'è l'efficientamento energetico? L'efficientamento energetico, invece, va oltre le nostre abitudini. Riguarda infatti l'adozione di interventi strutturali e tecnologici per migliorare l'efficienza energetica di un edificio o di un impianto. Questo significa utilizzare meno energia per ottenere gli stessi risultati o, idealmente, risultati migliori. L'efficientamento energetico può includere miglioramenti all'isolamento termico, l'installazione di pannelli solari o l'adozione di sistemi di riscaldamento e raffreddamento più efficienti. Quali sono gli interventi di efficientamento energetico più comuni? L'efficientamento energetico implica la messa in atto di misure che aumentano l'efficienza con cui l'energia viene utilizzata. Alcuni esempi di lavori di efficientamento energetico includono: Isolamento termico: migliorare l'isolamento delle pareti, del tetto e degli infissi per ridurre le dispersioni di calore in inverno e limitare il surriscaldamento in estate. Sostituzione di infissi: sostituire gli infissi vecchi e poco performanti con nuovi infissi a basso emissivo e a taglio termico. Installazione di impianti di riscaldamento e raffrescamento efficienti: sostituire le vecchie caldaie con caldaie a condensazione o pompe di calore. Utilizzo di fonti di energia rinnovabile: installarepannelli solari termici o fotovoltaici per produrre acqua calda sanitaria o energia elettrica. Illuminazione a LED: sostituire le vecchie lampadine a incandescenza e a fluorescenza con lampadine a LED, che consumano molta meno energia e durano più a lungo. Perché investire nell'efficientamento energetico? Gli interventi di efficientamento energetico comportano un investimento iniziale, ma offrono numerosi vantaggi a lungo termine: Risparmio in bolletta: riducendo i consumi energetici, si riducono anche le spese in bolletta. Aumento del comfort abitativo: un edificio ben isolato e dotato di impianti efficienti garantisce un comfort termico maggiore in tutte le stagioni. Valorizzazione dell'immobile: gli interventi di efficientamento energetico aumentano il valore dell'immobile. Tutela dell'ambiente: riducendo le emissioni di gas serra, contribuiamo a contrastare i cambiamenti climatici. Differenze tra risparmio ed efficientamento energetico Sebbene entrambi i concetti mirino a ridurre il consumo di energia e a migliorare la sostenibilità esistono differenze fondamentali trarisparmio energetico ed efficientamento energetico. Risparmio energetico Comportamentale: il risparmio energetico si basa principalmente su cambiamenti comportamentali e scelte di consumo oculato. Azione quotidiana: includere pratiche quotidiane come spegnere le luci o utilizzare elettrodomestici efficienti. Costo ridotto: spesso non richiede investimenti significativi, ma piuttosto una maggiore consapevolezza e disciplina. Efficientamento energetico Strutturale e tecnologico: l'efficientamento energetico richiede interventi strutturali e l'adozione di tecnologie avanzate. Investimenti iniziali: gli interventi di efficientamento energetico possono richiedere investimenti iniziali significativi, ma offrono risparmi energetici e benefici a lungo termine. Miglioramento delle prestazioni: mira a migliorare l'efficienza complessiva dell'edificio o dell'impianto, riducendo la quantità di energia necessaria per ottenere gli stessi risultati. In conclusione, comprendere le differenze tra risparmio energetico ed efficientamento energetico e adottare una combinazione di interventi comportamentali e strutturali può contribuire in modo significativo a ridurre i consumi energetici e migliorare la performance energetica della tua casa. Sia che tu scelga di adottare pratiche quotidiane di risparmio o di investire in lavori di efficientamento energetico, ogni passo verso una maggiore efficienza contribuisce a un futuro più sostenibile.

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Cosa fare quando la caldaia va in blocco: una guida
10/12/24

La caldaia è il cuore del nostro impianto di riscaldamento, un elemento indispensabile per affrontare le rigide temperature invernali. Tuttavia, capita spesso che questa preziosa alleata decida di "farci un brutto scherzo", bloccandosi e lasciandoci al freddo. Ma cosa significa esattamente che una caldaia va in blocco? E, soprattutto, come possiamo risolvere questo fastidioso problema? In questa guida completa di Climamarket, esploreremo le cause, i rischi e le soluzioni più comuni per continuare a riscaldare in sicurezza. Caldaia in blocco: cause comuni Le cause della caldaia in blocco possono essere molteplici e spesso dipendono dal tipo di caldaia e dal suo utilizzo. Ecco alcune delle cause più frequenti: Pressione dell'acqua insufficiente: una delle ragioni più comuni per cui la caldaia va in blocco è una pressione dell'acqua troppo bassa. La caldaia ha bisogno di una certa pressione per funzionare correttamente; se questa scende sotto un certo livello, la caldaia si blocca per evitare danni. Problemi di combustione: una fiamma pilota spenta o un problema con il bruciatore può impedire alla caldaia di accendersi. Questo può essere causato da una mancata alimentazione di gas o da un malfunzionamento nel sistema di accensione. Ostruzione nei condotti di scarico: ue i condotti di scarico sono ostruiti, i gas di scarico non possono essere espulsi correttamente, causando un blocco della caldaia. Guasti elettrici: problemi con i componenti elettrici, come il termostato o i sensori, possono impedire alla caldaia di funzionare correttamente. Sensore di pressione difettoso: un sensore di pressione dell'aria o dell'acqua che non funziona correttamente può causare il blocco della caldaia. Quando la caldaia va in blocco: cosa fare Se la tua caldaia è bloccata, è importante sapere come intervenire per risolvere il problema in sicurezza. Ecco alcuni passaggi da seguire: Verifica la pressione dell'acqua: controlla il manometro della caldaia per assicurarti che la pressione sia compresa tra 1 e 1,5 bar. Se è troppo bassa, aggiungi acqua attraverso il rubinetto di riempimento fino a raggiungere la pressione corretta. Reset della caldaia: molte caldaie moderne hanno un pulsante di reset. Segui le istruzioni del manuale per effettuare un reset della caldaia in modo sicuro. Controlla la fiamma pilota: assicurati che la fiamma pilota sia accesa. Se è spenta, potrebbe essere necessario riaccenderla seguendo le istruzioni del manuale. Verifica i condotti di scarico: controlla che i condotti di scarico non siano ostruiti e che i gas possano essere espulsi correttamente. Ispeziona i componenti elettrici: controlla il termostato, i sensori e altri componenti elettrici per assicurarti che funzionino correttamente. Se noti problemi, potrebbe essere necessario chiamare un tecnico qualificato. Caldaia in blocco: rischi e soluzioni A questo punto è lecito chiedersi se una caldaia in blocco può essere pericolosa. La risposta non può che essere affermativa, soprattutto se il malfunzionamento non è affrontato tempestivamente. Il blocco della caldaia è spesso un meccanismo di sicurezza per prevenire danni maggiori, ma ignorare il problema può portare a guasti più gravi e potenziali rischi per la sicurezza. Se la tua caldaia va in blocco dopo pochi secondi dall'accensione o non parte affatto, è importante agire rapidamente. In alcuni casi, un semplice reset della caldaia può risolvere il problema. Tuttavia, se il problema persiste, potrebbe essere necessario un intervento professionale. Caldaia: cosa fare quando non parte il riscaldamento? Quando la caldaia non parte e non fornisce riscaldamento, ci possono essere diverse ragioni: Termostato impostato in modo errato: assicurati che il termostato sia impostato alla temperatura desiderata e che funzioni correttamente. Valvole dei radiatori chiuse: controlla che le valvole dei radiatori siano aperte per consentire il passaggio dell'acqua calda. Circolatore bloccato: un circolatore bloccato o malfunzionante può impedire la circolazione dell'acqua calda nei radiatori. In conclusione, sapere cosa fare quando la caldaia va in blocco è fondamentale per garantire un riscaldamento sicuro ed efficiente. Identificare le cause della caldaia in blocco, intervenire tempestivamente e, se necessario, chiamare un tecnico qualificato sono passaggi essenziali per risolvere i problemi e mantenere il tuo sistema di riscaldamento in perfette condizioni.

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Cosa fare se la cassetta WC a incasso perde acqua
25/11/24

Hai notato che la tua cassetta WC a incasso perde acqua? Questo fastidioso problema non solo spreca acqua, ma può anche causare danni all'impianto idraulico e aumentare la bolletta. Ma non preoccuparti, in questo articolo di Climamarket ti spiegheremo le cause più comuni di questa perdita e ti forniremo alcuni consigli pratici per risolverle in autonomia. Perché la cassetta del WC perde acqua? Se noti che l'acqua del water continua a scendere, è probabile che ci sia un problema con la valvola di scarico che non si chiude correttamente. Questo può essere dovuto a detriti o depositi di calcare che impediscono alla valvola di chiudersi completamente. Un'altra possibile causa potrebbe essere una regolazione errata del galleggiante. Può quindi trattarsi di guarnizioni usurate, valvole di scarico difettose o galleggianti mal regolati. È importante identificare la causa specifica per poter intervenire in modo efficace. Le ragioni per cui la cassetta water a incasso potrebbe perdere acqua sono dunque diverse, ma possiamo andare a riassumere quelle più comuni per individuare immediatamente l'eventuale malfunzionamento. In particolare, le cause per una cassetta del WC che perde sono legate a: Galleggiante danneggiato o mal regolato: Il galleggiante ha il compito di regolare il livello dell'acqua nella cassetta. Se è danneggiato o non funziona correttamente, l'acqua potrebbe fuoriuscire in continuazione. Guarnizioni usurate: Le guarnizioni in gomma presenti all'interno della cassetta si usurano col tempo e possono causare perdite. Valvola di scarico difettosa: La valvola di scarico, se danneggiata, potrebbe non chiudersi completamente, provocando una continua fuoriuscita d'acqua. Collegamento idraulico allentato: Un collegamento idraulico allentato o danneggiato può causare perdite d'acqua. Cosa fare se l'acqua del water continua a scendere? Se hai individuato una perdita d'acqua dalla cassetta del WC che credevi correttamente installata, la prima cosa da fare è chiudere l'acqua all'allaccio della cassetta stessa. Successivamente, puoi procedere con le seguenti verifiche: Controlla e pulisci la valvola di scarico: Rimuovi eventuali detriti o depositi di calcare che potrebbero impedire alla valvola di chiudersi correttamente. Verifica le guarnizioni: Controlla che le guarnizioni siano in buono stato e sostituiscile se sono usurate. Regola il galleggiante: Se il galleggiante è mal regolato, potrebbe non chiudere correttamente la valvola di riempimento. Regola il galleggiante in modo che l'acqua si fermi al livello corretto. Controlla i collegamenti idraulici: Stringi eventuali collegamenti idraulici allentati e verifica che non ci siano perdite. Come faccio a capire se il galleggiante è rotto? Per capire se il galleggiante è rotto, osserva come si comporta durante il riempimento della cassetta. Se il galleggiante non sale correttamente o se l'acqua continua a fluire anche dopo il riempimento, potrebbe essere necessario sostituirlo. Un galleggiante difettoso non chiuderà la valvola di riempimento, causando una continua perdita di acqua. Come regolare il galleggiante della cassetta del water? Se il problema è causato da un galleggiante mal regolato, puoi provare a sistemarlo in autonomia. Solitamente, è sufficiente agire sulla vite di regolazione presente sul galleggiante stesso. Ruotando la vite in senso orario, aumenterai il livello dell'acqua, mentre ruotandola in senso antiorario, lo diminuirai. Nello specifico, ecco come fare: Individua la vite di regolazione: Di solito si trova sul braccio del galleggiante. Regola la vite: Ruotala in senso orario per abbassare il livello dell'acqua o in senso antiorario per alzarlo. Testa il livello dell'acqua: Dopo aver regolato il galleggiante, fai scorrere l'acqua per verificare se si ferma al livello desiderato. Quando chiamare un idraulico? Se non riesci a risolvere il problema autonomamente, o se la perdita è particolarmente grave con situazioni a rischio di otturazione, è consigliabile chiamare un idraulico professionista. Un esperto sarà in grado di individuare con precisione la causa del problema e di eseguire le riparazioni necessarie. Come abbiamo visto in questa guida, la perdita d'acqua da una cassetta water a incasso può essere risolta con un po' di attenzione e manutenzione. Che si tratti della cassetta WC di un sanitario sospeso o di un modello più tradizionale, conoscere le basi della manutenzione del WC può fare la differenza nella gestione quotidiana della casa. Ricorda: una perdita d'acqua, anche se apparentemente piccola, può causare danni ingenti nel tempo. Intervenire tempestivamente è fondamentale per evitare spiacevoli sorprese.

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La guida completa al dimensionamento della pompa di calore
19/11/24

Scegliere la pompa di calore giusta per la propria abitazione è un passo fondamentale per garantire comfort ed efficienza energetica. Ma come fare? Il cuore della questione risiede nel dimensionamento corretto. Un impianto troppo piccolo potrebbe non riuscire a riscaldare o raffreddare adeguatamente gli ambienti, mentre uno sovradimensionato comporterebbe inutili sprechi energetici. In questa guida di Climamarket ti accompagneremo nel complesso mondo del dimensionamento delle pompe di calore, fornendoti tutte le informazioni necessarie per prendere la decisione migliore. Cosa sono le pompe di calore? Prima di addentrarci nel dimensionamento, è utile fare un passo indietro e capire cosa sono le pompe di calore. In sostanza, sono degli elettrodomestici che prelevano calore dall'ambiente esterno (aria, acqua o terra) e lo trasferiscono all'interno dell'edificio, amplificandolo. Questo processo permette di riscaldare gli ambienti in inverno e raffrescarli in estate, sfruttando una fonte di energia rinnovabile e gratuita. Possono quindi essere utilizzate sia per il riscaldamento che per il raffrescamento degli ambienti, rendendole una soluzione versatile e sostenibile. Esistono diversi tipi di pompe di calore, tra cui aria-acqua, aria-aria e geotermiche (senza considerare le soluzioni ibride), ognuna con specifiche applicazioni e vantaggi. L'importanza del dimensionamento dell'impianto a pompa di calore Il dimensionamento corretto di una pompa di calore è cruciale per diverse ragioni: Efficienza energetica: Un impianto dimensionato in modo ottimale lavora in modo più efficiente, riducendo i consumi e le bollette. Comfort: Un impianto troppo piccolo potrebbe non riuscire a garantire una temperatura confortevole in tutti gli ambienti, mentre uno troppo grande potrebbe causare sbalzi termici. Durata dell'impianto: Un dimensionamento errato può ridurre la vita utile della pompa di calore e causare malfunzionamenti. Calcolo della potenza Per dimensionare correttamente una pompa di calore, è necessario considerare diversi fattori: Dispersioni termiche dell'edificio: L'isolamento dell'edificio influisce notevolmente sul fabbisogno energetico. Fabbisogno termico: Dipende dalle dimensioni dell'edificio, dal clima e dalle abitudini degli occupanti. Tipo di impianto: Il dimensionamento varia a seconda che si utilizzi un impianto a radiatori, a pavimento o a fancoil. Temperatura esterna minima: La temperatura più bassa che si prevede di incontrare durante l'inverno influisce sulla scelta della pompa di calore. Il calcolo della potenza necessaria per una pompa di calore è un'operazione complessa che richiede l'intervento di un tecnico specializzato. Tuttavia, esistono delle formule semplificate che possono fornire una prima stima. In generale, si considera che per riscaldare 100 m² siano necessari circa 10 kW di potenza. Pompa di calore per 150 mq Per un appartamento di 150 mq, una pompa di calore con una potenza compresa tra 15 e 18 kW potrebbe essere adeguata. Tuttavia, questo è solo un valore indicativo e potrebbe variare in base ai fattori sopra citati. Pompa di calore per 200 mq Per una casa unifamiliare di 200 mq, una pompa di calore con una potenza compresa tra 20 e 25 kW potrebbe essere necessaria. Anche in questo caso, è fondamentale valutare le caratteristiche specifiche dell'edificio. Pompa di calore per 100 mq e riscaldamento a pavimento Nel caso del riscaldamento a pavimento, è possibile utilizzare pompe di calore con potenze leggermente inferiori rispetto ai sistemi a radiatori, poiché il pavimento riscaldato offre una maggiore inerzia termica. Per un appartamento di 100 mq con riscaldamento a pavimento, una pompa di calore da 8-10 kW potrebbe essere sufficiente. Cosa succede se la pompa di calore è sottodimensionata? Se la pompa di calore è sottodimensionata, potrebbe non riuscire a riscaldare o raffreddare adeguatamente gli ambienti, soprattutto durante i periodi più freddi o più caldi dell'anno. Inoltre, potrebbe lavorare in continuo, aumentando i consumi energetici e riducendo la sua durata. Come scegliere la giusta pompa di calore? La scelta della pompa di calore giusta tra marchi di spicco (come ad esempio Daikin o Immergas) è una decisione importante che va presa in base alle caratteristiche specifiche del tuo edificio e alle tue esigenze. Per questo motivo, è fondamentale rivolgersi a un tecnico specializzato che possa effettuare un sopralluogo e un calcolo preciso del fabbisogno termico. Il dimensionamento della pompa di calore è dunque un aspetto fondamentale per garantire il massimo comfort e l'efficienza energetica del tuo impianto. Seguendo i consigli di questa guida, potrai scegliere la pompa di calore più adatta alle tue esigenze e realizzare un impianto di riscaldamento e raffrescamento ecologico e sostenibile. La tua nuova pompa di calore a prezzi scontati con il Black Friday di Climamarket! del Black Friday e rinnova i tuoi spazi con prodotti di qualità a prezzi scontatissimi. Oltre alle migliori pompe di calore sul mercato, nel catalogo online di Climamarket troverai: Condizionatori per un fresco estivo e un caldo invernale sempre perfetto. Caldaie all'avanguardia per un riscaldamento efficiente. Stufe per creare atmosfere calde e accoglienti. Arredo bagno e giardino per personalizzare i tuoi ambienti esterni e interni. Scaldabagni per avere sempre acqua calda a disposizione. Approfitta delle offerte su Climamarket e scegli Scalapay per dilazionare i tuoi acquisti fino a 2.000 euro. Per importi maggiori, puoi optare per le soluzioni di finanziamento Findomestic. 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Pompe di calore di ultima generazione su Climamarket
14/11/24

Stai cercando un modo per riscaldare e raffreddare la tua casa in modo efficiente e sostenibile? Le pompe di calore di ultima generazione potrebbero essere la soluzione che fa per te. Questi sistemi innovativi, sempre più diffusi, stanno rivoluzionando il modo in cui pensiamo al comfort domestico. Ma cosa sono esattamente le pompe di calore e perché sono così vantaggiose? In poche parole, una pompa di calore è un dispositivo che trasferisce il calore da un ambiente più freddo a uno più caldo (in inverno) o viceversa (in estate). A differenza dei tradizionali sistemi di riscaldamento, le pompe di calore non bruciano combustibili fossili, ma sfruttano l'energia termica presente nell'aria esterna o nel terreno. Quali sono le pompe di calore che consumano meno? Le pompe di calore di ultima generazione, dotate di inverter, sono ancora più efficienti. L'inverter permette di modulare la potenza del compressore in base al fabbisogno reale, evitando sprechi e garantendo un comfort ottimale. Inoltre, queste pompe di calore sono sempre più silenziose e compatte, adattandosi facilmente a qualsiasi ambiente. Tuttavia, è bene ricordare che il consumo energetico di una pompa di calore con inverter di ultima generazione dipende anche da altri fattori, come la dimensione dell'unità interna, la temperatura impostata e il livello di isolamento dell'edificio. Qual è la migliore pompa di calore? Ma qual è la migliore pompa di calore da acquistare per la propria casa? La risposta a questa domanda dipende da numerosi fattori, come le dimensioni dell'abitazione, il clima locale, le esigenze personali e il budget a disposizione. Per aiutarti nella scelta, abbiamo selezionato 5 modelli imperdibili presenti su Climamarket, disponibili in catalogo a prezzi altamente competitivi. Immergas Magis M14 La pompa di calore Magis Immergas è molto più di un semplice elettrodomestico: è una vera e propria centrale energetica per la tua casa, il tuo ufficio o il tuo negozio. Un'unica soluzione, mille vantaggi: Efficienza energetica senza compromessi: Grazie alla tecnologia inverter e al refrigerante ecologico R32, Magis garantisce un'elevata efficienza stagionale, permettendoti di risparmiare sui costi energetici e di ridurre l'impatto ambientale. Comfort personalizzato in ogni stagione: Sia d'inverno che d'estate, Magis ti assicura il massimo comfort grazie alla sua capacità di riscaldare e raffrescare gli ambienti in modo rapido ed efficiente. Flessibilità e semplicità: L'installazione è facile e veloce, grazie al design compatto e all-in-one. Un solo componente da posizionare all'esterno per gestire tutte le tue esigenze termiche. Performance eccezionali anche in condizioni estreme: Magis è stata progettata da Immergas per funzionare perfettamente anche nelle giornate più fredde (-25°C) o più calde (+43°C), garantendo sempre il massimo rendimento. Acqua calda sanitaria sempre disponibile: In abbinamento a un bollitore separato, Magis produce acqua calda sanitaria, coprendo tutte le tue necessità domestiche. Ideale per nuove costruzioni: Grazie alla sua elevata potenza (14 kW) e alla possibilità di raggiungere temperature di mandata elevate (fino a 65°C), Magis è la soluzione perfetta per riscaldare e raffrescare ambienti di grandi dimensioni, anche con sistemi radianti a pavimento. Samsung EHS Mono HT Quiet Sei alla ricerca di una soluzione innovativa per riscaldare, raffrescare e produrre acqua calda sanitaria nella tua casa, anche nelle condizioni climatiche più estreme? La pompa di calore Samsung EHS Mono HT Quiet è la risposta che cercavi! Progettata per superare ogni aspettativa: Massime prestazioni, anche a basse temperature: Grazie al compressore Scroll di ultima generazione e alla tecnologia Flash Injection, la EHS Mono HT Quiet garantisce il 100% della potenza in riscaldamento fino a -25°C. Dì addio ai timori legati al freddo intenso! Comfort personalizzato in ogni stagione: Sia che tu voglia un ambiente caldo e accogliente d'inverno, sia che desideri un fresco refrigerio d'estate, questa pompa di calore si adatta perfettamente alle tue esigenze. Efficienza energetica ai massimi livelli: Con una classe energetica A+++ (acqua 35°) e A++ (acqua 55°), la EHS Mono HT Quiet ti permette di risparmiare sui consumi energetici e di ridurre l'impatto ambientale. Ideale per ogni tipo di impianto: Grazie alla sua capacità di raggiungere temperature dell'acqua fino a 70°C, questa pompa di calore è perfetta sia per le nuove installazioni che per la sostituzione di vecchie caldaie, anche in impianti con radiatori tradizionali. Silenziosità e design compatto: La EHS Mono HT Quiet opera a livelli di rumorosità estremamente bassi, garantendo il massimo comfort acustico. Inoltre, il suo design elegante si integra perfettamente in qualsiasi ambiente. Hisense Hi-Therma Hisense presenta Hi-Therma, la pompa di calore aria-acqua che ridefinisce gli standard del riscaldamento e del raffrescamento domestico. Progettata per offrire il massimo delle prestazioni con il minimo impatto ambientale, Hi-Therma è la soluzione ideale per chi desidera un comfort ottimale e vuole ridurre i costi in bolletta. Perché scegliere Hi-Therma: Efficienza energetica ai massimi livelli: Grazie alla classe energetica A+++ (acqua a 35°C) e A++ (acqua a 55°C), Hi-Therma sfrutta al meglio l'energia presente nell'aria esterna, garantendo un risparmio energetico significativo e contribuendo alla riduzione delle emissioni di CO2. Versatilità senza compromessi: Riscalda, raffresca e produce acqua calda sanitaria: Hi-Therma è un sistema completo e all-in-one che si adatta perfettamente a qualsiasi esigenza. Installazione facile e veloce: La struttura monoblocco semplifica notevolmente l'installazione, riducendo i tempi di lavoro e ottimizzando gli spazi. Performance eccezionali anche in condizioni climatiche estreme: Hi-Therma è progettata per funzionare in modo efficiente anche con temperature esterne fino a -25°C, garantendo sempre il massimo comfort. Tecnologia all'avanguardia: Il compressore inverter di ultima generazione e l'utilizzo del refrigerante R32 assicurano un funzionamento silenzioso, affidabile e duraturo. Controllo intelligente: Grazie all'app dedicata, puoi gestire e monitorare il funzionamento della tua pompa di calore da remoto, ottimizzando i consumi e personalizzando i programmi di funzionamento. Daikin EWYA009DV3P Grazie alla sua pluriennale esperienza nel settore della climatizzazione, Daikin ha progettato una pompa di calore rivoluzionaria: la EWYA-DV3P. Un concentrato di innovazione che coniuga prestazioni elevate, design compatto e massimo comfort, ridefinendo gli standard del settore. Scopriamo i suoi punti di forza: Design innovativo e dimensioni compatte: La EWYA-DV3P è stata concepita per integrarsi armoniosamente in qualsiasi ambiente, grazie a un design elegante e dimensioni ridotte. L'innovativo sistema di ventilazione monofase, frutto di anni di ricerca e sviluppo, ha permesso di ottimizzare gli spazi interni, senza rinunciare a un'estetica raffinata. Efficienza energetica e rispetto per l'ambiente: La EWYA-DV3P è equipaggiata con il refrigerante R-32, che garantisce un'efficienza energetica di classe A++ e riduce le emissioni di gas serra del 68% rispetto ai tradizionali refrigeranti. Inoltre, il compressore a inverter regola automaticamente la potenza in base alle esigenze dell'ambiente, ottimizzando i consumi e garantendo temperature sempre piacevoli. Silenziosità e comfort: Grazie al kit idraulico integrato e ai compressori Swing, questa pompa di calore lavora in modo silenzioso e vibrazionale, creando un'atmosfera rilassante in ogni stanza. Daikin Small Chiller EWYT-CZP-A1 Cerchi una soluzione di climatizzazione all'avanguardia, capace di adattarsi a ogni tua esigenza, garantendo il massimo comfort e riducendo i consumi energetici? La pompa di calore Daikin Small Chiller EWYT-CZP-A1 è la risposta che cercavi. Dotata di compressori a inverter, questa pompa di calore regola costantemente la propria velocità in base al carico termico richiesto, evitando inutili accensioni e spegnimenti. Il risultato? Un risparmio energetico fino al 30% e temperature sempre stabili, per un comfort ottimale in ogni stagione. Grazie all'ampio range di funzionamento, da -20°C a 52°C, la Daikin Small Chiller EWYT-CZP-A1 è in grado di garantire il riscaldamento e il raffrescamento in qualsiasi condizione climatica. Inoltre, produce acqua calda sanitaria fino a 60°C, rendendola una soluzione completa per tutte le tue esigenze. Caratteristiche principali: Alimentazione trifase: Ideale per applicazioni commerciali e industriali. Modulo idronico integrato: Semplifica l'installazione e l'integrazione con impianti esistenti. Refrigerante R32: A basso impatto ambientale, per un futuro più sostenibile. Minima corrente di spunto: Riduce lo stress sulla rete elettrica. Alta efficienza a carico parziale: Ottimizza i consumi anche in condizioni di funzionamento non nominali. In conclusione, le pompe di calore di ultima generazione rappresentano una scelta intelligente per chi desidera ridurre i consumi energetici e diminuire l'impatto ambientale. Grazie ai continui progressi tecnologici, questi sistemi sono sempre più efficienti, affidabili e facili da utilizzare. Non esitare a consultare il catalogo online di Climamarket.it per scoprire le migliori offerte e trovare la pompa di calore perfetta per la tua casa.

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Guida all'acquisto: 6 condizionatori Daikin per tutte le esigenze
09/08/24

Daikin, pioniere dell'innovazione nella climatizzazione da oltre 90 anni, ha sempre posto al centro delle sue ricerche il benessere e il comfort degli ambienti domestici. Grazie a tecnologie all'avanguardia, i condizionatori Daikin offrono prestazioni ineguagliabili in termini di efficienza energetica e silenziosità. Con un'ampia gamma di modelli e design, troverai la soluzione perfetta per integrare il tuo condizionatore nell'arredamento di casa. Inoltre, grazie alle app e ai comandi vocali, potrai gestire il tuo climatizzatore in modo semplice e intuitivo, anche da remoto. Vediamo allora qual è il miglior condizionatore Daikin per ogni esigenza specifica, tramite una selezione di 6 modelli da parte degli esperti Climamarket. Daikin Emura III: un climatizzatore dal design unico Il Daikin Emura III è la soluzione ideale per chi desidera un ambiente domestico sano ed efficiente. Grazie alla tecnologia Streamer, l'unità è in grado di purificare l'aria eliminando fino al 99% dei batteri, virus e allergeni. La classe energetica A+++, sia in riscaldamento che in raffreddamento, garantisce un notevole risparmio energetico, fino al 70% rispetto ai modelli tradizionali. Il flusso d'aria 3D intelligente assicura una distribuzione uniforme dell'aria, evitando fastidiose correnti d'aria. La gestione tramite app Onecta o telecomando magnetico consente un controllo completo e intuitivo da qualsiasi luogo. Disponibile in tre eleganti finiture, si adatta perfettamente a qualsiasi tipo di arredamento. Daikin Perfera All Seasons: perfetto in ogni stagione Il climatizzatore Perfera All Seasons rappresenta una soluzione innovativa per il comfort domestico. Con un'unica unità esterna, questo sistema all'avanguardia è in grado di climatizzare più ambienti, garantendo sia il raffrescamento che il riscaldamento con la massima efficienza energetica in ogni periodo dell'anno. Grazie alla classe energetica A+++, sia in modalità raffreddamento che riscaldamento, Perfera All Seasons consente di ridurre i consumi energetici fino al 70% rispetto a una tradizionale caldaia a gas, contribuendo così a contenere i costi e a rispettare l'ambiente. La diffusione uniforme dell'aria e le elevate prestazioni assicurano un comfort ottimale e un ambiente salubre in ogni stagione. Daikin Perfera Floor: adatto a tutti gli ambienti Il climatizzatore Daikin Perfera Floor è la soluzione ideale per chi desidera un comfort personalizzato senza rinunciare all'estetica. Grazie alle sue dimensioni compatte e alla flessibilità di installazione, questo sistema si adatta perfettamente a qualsiasi ambiente. La funzione di controllo direzionale dell'aria consente di ottimizzare la distribuzione del flusso, garantendo un comfort uniforme. Il filtro altamente performante purifica l'aria eliminando allergeni, batteri e cattivi odori, contribuendo a creare un ambiente salubre e confortevole. Il design minimalista e la silenziosità operativa rendono Perfera Floor un complemento d'arredo discreto ed elegante. Daikin Perfera Wall: elegante, efficiente, ecologico Con Daikin Perfera Wall, il tuo comfort è garantito! Questo climatizzatore intelligente e ecologico, grazie al Wi-Fi integrato, si adatta perfettamente alle tue esigenze. Il design elegante e le funzioni avanzate, come il purificatore d'aria e la modalità notturna, creano un ambiente sano e rilassante. Inoltre, il sensore di movimento assicura una distribuzione dell'aria ottimale, evitando spiacevoli correnti d'aria. Con Perfera Wall, puoi dire addio agli sbalzi di temperatura e goderti un clima perfetto in ogni stagione, tutto nel massimo rispetto dell'ambiente. Daikin Sensira: il migliore per qualità/prezzo Il climatizzatore Daikin Sensira rappresenta l'apice dell'innovazione nel settore della climatizzazione. Caratterizzato da un design elegante e compatto, l'unità interna si integra perfettamente in qualsiasi ambiente, sia esso domestico o commerciale. La tecnologia inverter, combinata con un sensore di movimento intelligente, garantisce un comfort personalizzato e un'efficienza energetica senza pari. Il flusso d'aria viene distribuito in modo uniforme e delicato, evitando fastidiosi spifferi. Inoltre, l'utilizzo del gas refrigerante R32 riduce notevolmente l'impatto ambientale, contribuendo a un futuro più sostenibile. Daikin Stylish: il top della climatizzazione Daikin Stylish è il nuovo punto di riferimento nel mondo della climatizzazione. Il suo design innovativo e raffinato lo rende un vero e proprio oggetto di design, capace di valorizzare ogni ambiente. Oltre all'estetica, Stylish offre prestazioni di altissimo livello grazie alla tecnologia inverter e all'utilizzo del gas refrigerante R32, che garantiscono un'elevata efficienza energetica e un ridotto impatto ambientale. Il telecomando intuitivo e la connettività Wi-Fi permettono di gestire il climatizzatore in modo semplice e comodo, anche da remoto tramite smartphone.

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Funzione fan del condizionatore: una guida
06/08/24

Il condizionatore è diventato un elettrodomestico indispensabile nelle nostre case, soprattutto durante le calde giornate estive. Oltre alla funzione principale di raffreddare l'ambiente, questi apparecchi offrono una serie di modalità operative che consentono di personalizzare il comfort in base alle proprie esigenze. Tra queste abbiamo ad esempio la funzione dry, per regolare l'umidità dell'aria all'interno della stanza, e quella sleep, per regalarsi sonni freschi e tranquilli; ma tra quelle più utilizzate spicca certamente la modalità fan del condizionatore, che riveste un ruolo di particolare importanza in fatto di comfort domestico. Ma cosa significa esattamente questa funzione e come possiamo utilizzarla al meglio? Scopriamolo subito in questa guida completa a cura degli esperti Climamarket. Cos'è la modalità fan del condizionatore? La modalità fan del condizionatore, come suggerisce il nome, trasforma il tuo apparecchio in un semplice ventilatore. In questa modalità, il condizionatore non attiva il ciclo di refrigerazione, ma si limita a far circolare l'aria presente nell'ambiente. Questo significa che non raffredderà l'aria, ma la muoverà, creando una sensazione di frescura grazie all'evaporazione del sudore sulla pelle. Quando utilizzare la modalità fan? La modalità fan, in un condizionatore tradizionale o in un modello senza unità esterna, è particolarmente utile in diverse situazioni: Quando la temperatura esterna è gradevole: Se le temperature esterne sono miti, la modalità fan può essere sufficiente per garantire un buon livello di comfort, senza la necessità di attivare il raffreddamento. Per creare una brezza leggera: La modalità fan è perfetta per creare una piacevole sensazione di freschezza, soprattutto nelle serate estive. Per distribuire uniformemente l'aria: Se hai appena acceso il riscaldamento o se hai aperto una finestra, la modalità fan può essere utile per distribuire rapidamente l'aria calda o fredda in tutto l'ambiente. Per risparmiare energia: Rispetto alle modalità di raffreddamento e riscaldamento, la modalità fan consuma molta meno energia elettrica. Per unire l'utile al dilettevole: Se stai lavorando al computer o leggendo un libro, la leggera brezza generata dalla modalità fan può aiutarti a concentrarti e a rilassarti. Esattamente come accade per altre funzioni di cui è dotato l'apparecchio, anche la modalità fan va quindi a trovare applicazione in svariati contesti, e può rispondere efficacemente alle esigenze di raffrescamento (e in alcuni casi di riscaldamento) tue e di tutta la tua famiglia. Tutti i vantaggi della modalità fan Ora che ne abbiamo compreso l'utilità ed esplorate le diverse applicazioni, è ancora più facile elencare i tanti vantaggi associati alla modalità fan del condizionatore. Come già accennato, la modalità fan consuma molta meno energia rispetto alle altre modalità operative del condizionatore. La modalità fan è inoltre generalmente più silenziosa rispetto alla modalità di raffreddamento, grazie alla minore potenza richiesta. Infine, utilizzando la modalità fan, si riduce la formazione di condensa all'interno dell'unità interna, limitando così la proliferazione di batteri e muffe, e riducendo di conseguenza gli interventi di manutenzione. Come sfruttare al meglio la modalità fan Per ottenere il massimo beneficio dalla modalità fan, è consigliabile: Scegliere la velocità di ventilazione adeguata: La maggior parte dei condizionatori offre diverse velocità di ventilazione. Scegli quella più adatta alle tue esigenze, tenendo conto della temperatura ambiente e del livello di umidità. Combinare la modalità fan con altre funzioni: Alcuni condizionatori consentono di combinare la modalità fan con altre funzioni, come la deumidificazione o la purificazione dell'aria. Pulire regolarmente il filtro: Un filtro intasato può ridurre l'efficienza del condizionatore e compromettere la qualità dell'aria, oltre che favorire la formazione di cattivi odori. L'importanza della pulizia e dell'igienizzazione Per garantire il corretto funzionamento del condizionatore e preservare la salute tua e della tua famiglia, è fondamentale pulire regolarmente le alette dell'unità interna e igienizzare periodicamente l'intero sistema. La polvere e lo sporco che si accumulano sulle alette possono ostruire il flusso d'aria, ridurre l'efficienza energetica e favorire la proliferazione di batteri e muffe. In conclusione, la modalità fan del condizionatore è una risorsa preziosa per ottimizzare il consumo energetico e migliorare il comfort ambientale. Se utilizzata correttamente, può rappresentare un'alternativa valida al raffreddamento tradizionale, soprattutto durante le stagioni intermedie. Ricorda sempre di pulire e igienizzare regolarmente il tuo condizionatore per assicurarti un ambiente sano e salubre.

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Condizionatori ad alta efficienza: guida e 10 modelli a confronto
09/07/24

Con l'estate alle porte, cresce l'esigenza di trovare refrigerio nelle giornate più calde. Ma attenzione all'ambiente e ai consumi! I condizionatori tradizionali, seppur efficaci, possono avere un impatto non indifferente sulla bolletta elettrica e sull'inquinamento atmosferico. Ecco perché la scelta di un condizionatore ad alta efficienza diventa fondamentale. Ma come si definisce un modello ad alta efficienza e quali sono i vantaggi concreti che offre? In questa guida completa di Climamarket andremo a scoprire come si definisce un condizionatore ad alta efficienza, tutti i vantaggi specifici, e quali sono i condizionatori più efficienti attualmente disponibili in catalogo. Quali sono i condizionatori definiti ad alta efficienza? I condizionatori ad alta efficienza, detti anche condizionatori a basso consumo, si distinguono per il loro elevato rendimento energetico, ovvero per la capacità di trasformare l'energia elettrica in energia frigorifera in modo più efficiente rispetto ai modelli tradizionali. Questo si traduce in un minor consumo energetico, con conseguenti risparmi in bolletta che possono arrivare fino al 40%. Per essere classificati come ad alta efficienza, i condizionatori devono rispettare criteri ben precisi, definiti da normative europee. I due indicatori principali sono: SEER: (Seasonal Energy Efficiency Ratio) rappresenta il rapporto tra la potenza utile refrigerante e il consumo di energia elettrica in un anno medio. Un condizionatore con SEER alto è più efficiente. SCOP: (Seasonal Coefficient of Performance) indica il rapporto tra la potenza utile riscaldante e il consumo di energia elettrica in un anno medio. Un condizionatore con SCOP alto è più efficiente in modalità riscaldamento. Oltre a SEER e SCOP, altri fattori possono influenzare l'efficienza di un condizionatore, come la tecnologia inverter, la qualità dei componenti e la presenza di funzioni avanzate di risparmio energetico. Come si riconosce un condizionatore ad alta efficienza? Per individuare un condizionatore ad alta efficienza, è fondamentale consultare l'etichetta energetica. Questa etichetta, obbligatoria per tutti gli apparecchi di climatizzazione, fornisce una classificazione energetica che va dalla lettera A (la più efficiente) alla lettera G (la meno efficiente). I condizionatori ad alta efficienza sono quelli che rientrano nelle classi A+++, A++ e A+. Quali sono i vantaggi dei condizionatori ad alta efficienza? I vantaggi di scegliere un condizionatore ad alta efficienza sono molteplici: Risparmio sulle bollette elettriche: il minor consumo energetico si traduce in bollette più basse, con un risparmio che può arrivare fino al 40% rispetto ai modelli tradizionali. Di riflesso, il consumo in kW della propria casa sarà decisamente inferiore. Minore impatto ambientale: riducendo il consumo di energia, si diminuisce anche l'emissione di gas serra e l'inquinamento atmosferico, contribuendo a un futuro più sostenibile. Maggiore comfort: i condizionatori ad alta efficienza sono spesso dotati di tecnologie avanzate che garantiscono un raffrescamento più uniforme e silenzioso, migliorando il comfort nell'ambiente climatizzato. Incentivi fiscali: In molti paesi, Italia compresa, l'acquisto di condizionatori ad alta efficienza può beneficiare di incentivi fiscali sotto forma di detrazioni o bonus. I migliori condizionatori ad alta efficienza su Climamarket Investire in un condizionatore ad alta efficienza (e mettere in pratica i consigli giusti) significa fare una scelta intelligente che fa risparmiare, aiuta l'ambiente e migliora il comfort. Ecco 10 dei migliori condizionatori ad alta efficienza proposti nello shop online di Climamarket. 1. Samsung Cebu Il condizionatore Samsung Cebu si distingue per la sua elevata efficienza energetica e le sue innovative funzioni, che lo rendono una scelta ideale per chi desidera un clima confortevole nel rispetto dell'ambiente e con un occhio di riguardo al risparmio. La linea del colosso sudcoreano vanta la massima classe energetica in raffrescamento (A+++), garantendo una riduzione del consumo energetico fino al 40% rispetto ai modelli tradizionali. Allo stesso tempo, Samsung Cebu vanta valori di SEER e SCOP elevati, che confermano le sue eccellenti prestazioni in termini di risparmio energetico sia in modalità raffreddamento che riscaldamento. In più, il sistema di filtraggio Easy Filter+ cattura efficacemente polveri sottili, allergeni e batteri, garantendo un'aria più pulita e salubre all'interno dell'ambiente. 2. Samsung WindFree Elite Il condizionatore Samsung WindFree Elite è tra i modelli top di gamma del marchio grazie alla tecnologia WindFree, che climatizza gli ambienti senza fastidiosi getti d'aria diretti. Classe energetica A+++, Intelligenza Artificiale, Sensore di Movimento MDS, controllo vocale e tramite App SmartThing e filtrazione avanzata completano il quadro di uno dei climatizzatori ad alta efficienza più richiesti sul mercato. 3. Daikin Perfera All Seasons Come già lo stesso nome suggerisce, il condizionatore Daikin Perfera All Seasons è un apparecchio adatto a tutte le stagioni, proponendosi come il compagno ideale tutto l'anno! Con sistema di filtraggio dell'aria estremamente evoluto, sensore di presenza Smart a 2 zone, funzione Comfort Plus e doppia aletta per una distribuzione dell'aria uniforme e delicata, questo climatizzatore di ultima generazione offre silenziosità estrema e tante altre caratteristiche da scoprire in un prodotto senza precedenti. Gestibile sia da telecomando che tramite l'app Onecta, Perfera All Seasons è compatibile anche con i comandi vocali per la domotica Amazon Alexa e Google Home. 4. Daikin Emura3 Sempre Daikin propone un modello ad altissime prestazioni. Il nuovo condizionatore Daikin Emura3 presenta una serie di tecnologie progettate per migliorare la qualità della vita nel proprio ambiente domestico. Al fine di garantire una temperatura omogenea e confortevole, il climatizzatore è dotato di un Sensore Termico Intelligente che distribuisce l’aria, calda o fredda, in modo uniforme prima di indirizzarla verso le zone di maggiore rilevanza termica, grazie anche alla combinazione tra flusso d’aria 3D e il movimento delle alette. 5. Toshiba Haori Il condizionatore Toshiba Haori è la nuova espressione del design nei sistemi di riscaldamento e raffrescamento, con prestazioni fino alla classe A+++. Haori presenta infatti un'estetica straordinaria, un'efficienza di prima categoria, grande silenziosità e una elevata qualità dell'aria. Non solo, si tratta di un elegante elemento d'arredo: qualcosa non più da nascondere ma da mettere in evidenza, grazie al rivestimento in tessuto grigio chiaro e scuro compreso nel kit. 6. Hisense Hi-Comfort Dal design morbido e accattivante, il condizionatore Hisense Hi-Comfort è ricco di dotazioni tecnologiche come il controllo vocale tramite Wi-Fi o il potente filtro 4 in 1. In più, questo classico del marchio cinese ha un'elevata silenziosità e consente la regolazione automatica del flusso d'aria per il massimo del comfort. 7. Hisense Easy Smart Il condizionatore ad altra efficienza energetica Hisense Easy Smart spicca per il design moderno, l'elevata silenziosità e l'ottima capacità di filtrazione; tutto ad un prezzo davvero imbattibile! L’unità interna è dotata di Filtro ai Carboni Attivi che contribuisce a sanificare l'ambiente ed a ridurre gli odori sgradevoli. Inoltre, attivando dal telecomando la funzione Self-Clean, il condizionatore avvia una sequenza di brinamento, sbrinamento e asciugatura della batteria che consente di ripulire l'aria immessa in ambiente e mantenere le performance dell'unità al top. 8. Immergas Gotha Il condizionatore Immergas Gotha è un vero e proprio fuoriclasse della climatizzazione. Vanta un design moderno ed elegante, ed è dotato di ionizzatore di depurazione dell'aria, tecnologia inverter, gas R32 a basso impatto ambientale e molteplici funzionalità impostabili a piacimento. Questo condizionatore ad alta efficienza offre prestazioni incredibili fino alla classe energetica A+++/A++; in più, è gestibile tramite WiFi incluso di serie e di facile montaggio in virtù della dima d'installazione fornita di serie. 9. Mitsubishi Kirigamine Zen Per gli amanti del design, Mitsubishi propone i condizionatori Kirigamine Zen MSZ-EF: veri e propri complementi d'arredo con le loro linee eleganti, disponibili in tre diverse colorazioni (Bianco, Nero Lucido e Argento Satinato). Alta tecnologia e prestazioni di primo livello, garantiti dal marchio giapponese, fanno il resto. I condizionatori della linea Kirigamine Zen MSZ-EF sono dotati di un particolare filtro purificatore alle nano particelle di platino dall'elevato potere ossidante che, grazie alla sua superficie irregolare, riesce a catturare una più elevata quantità di polveri ed impurità neutralizzandole e deodorizzando l'ambiente. 10. Panasonic Serie TZ Il condizionatore Panasonic Serie TZ è la scelta ideale per chi ama unire il benessere alla tecnologia. Questa gamma da parete supercompatta è perfetta per chi dispone di piccoli spazi e non vuole rinunciare ad un design raffinato e a prestazioni energetiche eccellenti fino alla classe energetica A++/A++. Coniugando efficienza e risparmio, la serie TZ rientra tra le più competitive sul mercato, mentre l'utilizzo del gas R32 permette una drastica riduzione dei valori di Global Warming Potential (GWP), ponendosi in prima linea a favore della tutela ambientale.

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Bonus fotovoltaico 2024
06/03/24

Il Reddito Energetico 2024: Una Guida Completa su Come Funziona, Chi Può Richiederlo e le Regole da Seguire per usufruire del bonus fotovoltaico 2024.   Il Reddito Energetico 2024 è un programma innovativo che mira a fornire un sostegno finanziario a coloro che adottano pratiche energetiche sostenibili. Con il crescente focus sulla transizione verso un futuro più verde, questo reddito rappresenta un passo significativo verso la promozione di comportamenti eco-sostenibili. In questo articolo, esploreremo come funziona il Reddito Energetico, chi può richiederlo e le regole e criteri che devono essere seguiti per accedere al bonus fotovoltaico. Come Funziona il bonus fotovoltaico 2024 Promosso dal Ministero dell'Ambiente, il bonus fotovoltaico rientra in quello che è stato definito Reddito energetico che mira a contrastare la povertà energetica tramite l'adozione di soluzioni sostenibili, in particolare l'utilizzo dell'energia solare mediante l'installazione di pannelli fotovoltaici. Questa iniziativa è indirizzata principalmente agli edifici unifamiliari, offrendo un supporto finanziario alle famiglie a basso reddito che desiderano investire in tale tecnologia per la produzione di energia destinata all'autoconsumo. L'incoraggiamento fornito attraverso il Reddito Energetico 2024 è regolamentato da un decreto ministeriale pubblicato in Gazzetta Ufficiale l'8 novembre 2023. Questa regolamentazione fornisce le linee guida e i criteri per accedere al bonus fotovoltaico, contribuendo così a promuovere uno sviluppo più sostenibile e a migliorare la qualità della vita per le famiglie vulnerabili dal punto di vista energetico. Fondi del bonus fotovoltaico: un'opportunità per il 2024/2025 Il panorama del bonus fotovoltaico si arricchisce con il Fondo nazionale per il Reddito Energetico, secondo quanto stabilito dal recente decreto ministeriale. Questa iniziativa, finanziata con 200 milioni di euro per il biennio 2024/2025, mira a sostenere l'implementazione del Reddito Energetico a livello nazionale, promuovendo l'installazione di impianti fotovoltaici nelle abitazioni di famiglie a basso reddito. La distribuzione dei finanziamenti del Fondo sarà equamente suddivisa tra tutte le Regioni, con un focus particolare sull'assegnazione di importi più consistenti alle regioni con maggiori esigenze di tutela in campo energetico. Questa strategia mira a garantire una distribuzione equa delle risorse, concentrando gli sforzi dove è più urgente affrontare la questione della povertà energetica. Il Fondo nazionale per il Reddito Energetico si propone così di contribuire in modo significativo al miglioramento delle condizioni abitative delle famiglie svantaggiate dal punto di vista energetico su tutto il territorio nazionale. Gli obiettivi del bonus fotovoltaico Il Reddito Energetico si propone di raggiungere due obiettivi principali. Da un lato, promuove l'utilizzo di energia da fonti rinnovabili, contribuendo alla riduzione delle emissioni nocive e avanzando verso un approccio più sostenibile. Dall'altro, offre un sostegno significativo alle famiglie in difficoltà economica, consentendo loro di ridurre in modo sostanziale i costi delle bollette energetiche. L'incentivo include anche la copertura dei costi di installazione degli impianti fotovoltaici, facilitando l'accesso a soluzioni energetiche sostenibili. I requisiti dei beneficiari del bonus fotovoltaico Per accedere a questo beneficio, i richiedenti devono soddisfare specifici requisiti ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente). L'ISEE non deve superare i 15.000 euro, garantendo così l'idoneità al bonus. Tuttavia, per le famiglie numerose con almeno quattro figli a carico, questa soglia si estende a 30.000 euro. Questo criterio economico preciso assicura che il Reddito Energetico del bonus fotovoltaico sia destinato alle famiglie effettivamente in difficoltà finanziaria, offrendo un supporto mirato a chi ne ha maggiormente bisogno. I beneficiari hanno il diritto all'autoconsumo dell'energia prodotta dall'impianto fotovoltaico. È essenziale notare che l'energia non consumata non può essere accumulata ma deve essere ceduta al Gestore dei Servizi Energetici (GSE), società interamente partecipata dal Ministero. Questo meccanismo crea un circolo virtuoso in cui i proventi delle vendite vengono reinvestiti nel Fondo stesso, permettendo ad altri beneficiari di procedere con la richiesta del bonus fotovoltaico. I requisiti dell'impianto fotovoltaico Per accedere al Reddito Energetico 2024 e beneficiare dell'incentivo fotovoltaico, l'impianto deve rispettare specifici requisiti. La potenza nominale dell'impianto fotovoltaico deve oscillare tra 2 e 6 kW, garantendo un equilibrio adeguato tra la capacità di generare energia e il fabbisogno delle unità residenziali collegate. Inoltre, è cruciale che l'impianto fotovoltaico serva unità residenziali con nuclei familiari in condizioni di disagio economico. Questo criterio mira a garantire che il bonus fotovoltaico del Reddito Energetico vada alle famiglie che ne hanno maggiormente bisogno, contribuendo in modo mirato a migliorare le loro condizioni di vita attraverso una soluzione energetica sostenibile. Bonus fotovoltaico e compatibilità con altri incentivi Come riportato dall'Adnkronos, è fondamentale notare che il Reddito Energetico non può essere cumulato con altre agevolazioni statali, regionali o europee relative all'energia. È essenziale che le famiglie interessate considerino attentamente questa specifica per evitare sovrapposizioni con altri benefici e assicurare una distribuzione equa delle risorse e dei vantaggi concessi attraverso il bonus fotovoltaico. Al momento, il GSE (Gestore dei Servizi Energetici) non ha ancora fornito le istruzioni operative per presentare le domande del Reddito Energetico 2024. Tuttavia, si prevede che maggiori dettagli su questo processo saranno resi disponibili nel corso del mese di marzo. Rimanete aggiornati sulle comunicazioni ufficiali del GSE per essere pronti a presentare la richiesta per il bonus fotovoltaico non appena le istruzioni saranno pubblicate. Continua a seguirci sui nostri canali per ulteriori aggiornamenti. Nel frattempo visita la sezione dedicata al fotovoltaico.

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Acqua calda senza gas: ecco come
30/01/24

Come si fa a scaldare l'acqua senza gas? Scopri tutte le soluzioni per avere acqua calda senza caldaia nella tua casa. Per molte famiglie italiane, il metodo più utilizzato per avere sempre a disposizione in casa acqua calda sanitaria è ancora ricorrere alla classica caldaia alimentata a gas. Un dispositivo che si è certamente evoluto nel tempo, con i vari produttori a proporre modelli altamente efficienti e a basso impatto ambientale, ma che resta comunque caratterizzato dall'elevata emissione di anidride carbonica e ossido d'azoto nell'atmosfera. Oggi, con i temi dell'ecosostenibilità e del riscaldamento globale ad essere quanto mai attuali, è importante rivolgersi ad alternative più green che ci permettono di produrre acqua calda sanitaria senza gas; e di ricorrere quindi a fonti di combustione diverse e "amiche dell'ambiente". Ma come è possibile avere acqua calda senza caldaia? E come si fa a riscaldare l'acqua senza scaldabagno? Le risposte in questo approfondimento curato dagli esperti Climamarket, con un focus particolare sui tanti sistemi alternativi che consentono di ridurre l’impatto ambientale e allo stesso tempo di beneficiare di un significativo risparmio in bolletta. Come scaldare l'acqua senza caldaia: le soluzioni alternative Come già detto, produrre acqua calda sanitaria senza gas è possibile. Grazie ai progressi tecnologici, e all'impiego di fonti di energia più pulite ed economiche, chi sta costruendo la sua casa o vuole rinnovare la sua abitazione può infatti orientarsi su soluzioni più ecosostenibili, eliminando la caldaia tradizionale o lo scaldabagno alimentato a metano. Riscaldare l'acqua calda sanitaria con le pompe di calore Per avere acqua calda senza caldaia, e quindi senza l'impiego di gas, un primo sistema efficace coinvolge la pompa di calore. In tal senso, alla classica pompa di calore per il riscaldamento e il raffrescamento degli ambienti viene aggiunto un apposito serbatoio di accumulo, adibito proprio alla produzione di acqua calda ad uso sanitario. Si tratta di una soluzione particolarmente efficace, e che ci permette di contenere consumi ed emissioni nocive. In pratica, il circuito di riscaldamento e quello per scaldare l’accumulo sono separati: in questo modo, durante la stagione estiva la pompa di calore va a riscaldare l’accumulo di acqua senza che il circuito di riscaldamento si attivi, consumando solo l'energia necessaria (che viene ricavata sfruttando il potenziale termico presente in loco). Riscaldare l'acqua calda sanitaria con le stufe a pellet Un altro approccio che risponde alla domanda "come scaldare l'acqua senza gas" è senza dubbio investire in una stufa a pellet idro, come quelle proposte nel catalogo online di Climamarket. Sono dispositivi ad alta tecnologia e assolutamente ecologici che si adattano a diversi contesi abitativi, e che generano calore attraverso la combustione del pellet; collegandoli all'impianto di riscaldamento preesistente, riescono a scaldare l’acqua sanitaria in cucina e in bagno, e a produrre calore per i termosifoni o per il riscaldamento a pavimento. Le moderne stufe a pellet idro trasferiscono circa l'80% del calore sfruttando dei tubi immersi nell'acqua (detti tubi di scambio-calore), al cui interno circolano i fumi di combustione direzionati da un'apposita ventola. In più, la presenza di un sistema di gestione elettronico garantisce piena autonomia dell'apparecchio per l'accensione e lo spegnimento, regolando al tempo stesso il consumo di pellet in base all'utilizzo effettivo. Riscaldare l'acqua calda sanitaria con lo scaldabagno elettrico Anche lo scaldabagno elettrico (praticamente il classico boiler elettrico a resistenza) è un impianto pensato per la produzione di acqua calda sanitaria senza gas. Nonostante sia un apparecchio piuttosto economico, non è però la soluzione più oculata sul lungo periodo, perché le resistenze tendono a consumare molta energia elettrica. Può essere un'alternativa valida solo nelle case che utilizziamo per le vacanze, in ufficio o in negozio, in cui l'acqua calda viene utilizzata solo sporadicamente. In caso contrario, meglio pensare ad un sistema più ecologico e più leggero per quanto riguarda le spese in bolletta. Riscaldare l'acqua calda sanitaria con l'impianto solare termico Infine, si può scaldare l'acqua calda sanitaria senza gas sfruttando una fonte di energia rinnovabile, inesauribile e pulita come il sole. Grazie ad un impianto fotovoltaico, da progettare secondo le esigenze della casa e di chi la abita, è possibile produrre energia elettrica con il sole, per alimentare una pompa di calore che produrrà e accumulerà l'acqua calda sanitaria. In questo modo si aggireranno i limiti di un impianto solare termico, riscaldando l'acqua anche in inverno e nelle giornate in cui le condizioni climatiche non sono favorevoli. Per funzionare, un impianto di questo tipo utilizza dei pannelli solari, ovviamente installati in una zona sufficientemente soleggiata, e un serbatoio di accumulo. Nei pannelli scorre dell’acqua che viene riscaldata dai raggi solari: una volta fatta passare nell’accumulo, andrà a scambiare calore con l’acqua calda sanitaria, subito disponibile e tutti i giorni dell'anno.

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Microclima nei luoghi di lavoro: cos’è e come evitare il rischio
26/01/24

Che cos'è il rischio microclima nei luoghi di lavoro? E come prevenire questo pericolo? Scopri di più con gli esperti Climamarket.   Secondo il d.lgs. 81/08 (Testo unico per la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro), il datore di lavoro è sempre tenuto a individuare, analizzare e valutare tutti i rischi presenti sul luogo di lavoro, in modo da salvaguardare la salute e la sicurezza dei lavoratori. Tra i rischi di tipo fisico vi è anche il cosiddetto microclima degli ambienti di lavoro, un aspetto che non può e non deve essere trascurato. Soprattutto negli ultimi anni, si è infatti ampiamente dimostrato che condizioni microclimatiche non ottimali, come possono essere sbalzi eccessivi di temperatura, umidità o correnti d'aria, hanno un impatto concreto tanto sulle condizioni di salute dei collaboratori quanto sulla loro produttività; e di conseguenza su tutte le performance aziendali. Ma cosa si intende esattamente per microclima? E che cos'è il rischio microclima nei luoghi di lavoro? Scopriamolo in questo approfondimento di Climamarket, assieme alle principali misure di prevenzione e protezione per questa tipologia di pericolo. Cos'è il microclima negli ambienti di lavoro e perché è importante Ancora prima di analizzarne cause e rischi, è fondamentale andare a definire cosa si intende per microclima sul luogo di lavoro. Stando alla normativa, per microclima si intendono quei fattori fisici ambientali che, assieme all'abbigliamento di un soggetto e ai suoi parametri relativi all'attività fisica e metabolica, vanno a determinare gli scambi termici che intercorrono tra i lavoratori e l'ambiente lavorativo. Nell'ambito lavorativo, condizioni microclimatiche adeguate sono un requisito fondamentale per la salute e il benessere dei lavoratori, perché hanno un effetto diretto sulla qualità dell'aria indoor e più in generale degli ambienti in cui si lavora. Al contrario, una condizione di mancato comfort termico rischia di influenzare negativamente le funzioni vitali dei lavoratori e le loro prestazioni lavorative. Microclima e diversi tipi di ambienti di lavoro Stabilito cos'è il microclima, è possibile fare una distinzione tra diversi tipi di ambienti di lavoro proprio in base alle condizioni microclimatiche presenti. In particolare, abbiamo: ambienti di lavoro moderati, in cui vi è la possibilità di migliorare le condizioni e raggiungere il comfort termico (ad esempio tramite impianti di condizionamento e deumidificazione, o integrando impianti VMC per la ventilazione meccanica controllata); ambienti severi caldi o freddi, in cui non possono essere garantite condizioni ottimali (pensiamo alle celle frigorifere) e in cui è necessario mettere in atto tutte le manovre del caso per assicurare la salute e la sicurezza dei lavoratori. Pare dunque evidente che le misure di prevenzione e protezione previste dalla normativa non possono essere tutte uguali, ma variano a seconda del luogo di lavoro e della specifica attività lavorativa che vi viene svolta, così come in base alle condizioni tecniche presenti nell'ambiente. Cause del microclima e rischi per i lavoratori Il microclima, anche sui luoghi di lavoro, è determinato da fattori ben precisi. A rendere un ambiente lavorativo confortevole o meno contribuiscono infatti la temperatura dell'aria, la temperatura media radiante, la velocità dell'aria e l'umidità relativa. Non solo, bisogna considerare anche specifici parametri individuali, come l'attività metabolica dell'individuo, la resistenza termica dell'abbigliamento indossato e la tipologia di mansione svolta. Come già detto, un discomfort ambientale può avere un impatto significativo tanto sul benessere fisico e psicologico dei lavoratori quanto sull'economia dell'intera azienda. Pensiamo ai diversi malesseri fisici a carico di apparato respiratorio, muscolo-scheletrico e gastro-intestinale, o alla cosiddetta Sick Building Syndrome (o sindrome da edificio malato), che può portare a conseguenza anche gravi per l'organismo. Nel caso non fosse possibile intervenire per modificare la temperatura di un ambiente e/o il suo livello di umidità con i dispositivi più adeguati, sarà necessario preservare i lavoratori dall'esposizione a condizioni microclimatiche non ottimali o pericolose, adottando precise misure correttive e dispositivi personali di protezione. Valutazione del microclima: come eseguirla secondo la normativa Il già citato d.lgs. 81/2008 include il microclima nei luoghi di lavoro tra gli agenti di rischio fisico per i lavoratori. Proprio per questo, il datore di lavoro è tenuto alla valutazione di ogni rischio per la salute e la sicurezza del personale, e dovrà mettere in pratica tutte quelle misure preventive e protettive utili a minimizzare tale rischio. La normativa vigente, assieme alle direttive dell'INAIL (Istituto Nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro), definisce come deve essere eseguita la valutazione del microclima negli ambienti di lavoro. Prima di tutto, si tratta di una valutazione che va fatta con cadenza quadriennale e in almeno due diverse stagioni (estate e inverno), andando a misurare parametri sia di tipo ambientale che individuale. Allo stesso modo, per determinare precisamente le condizioni di rischio microclimatico in un ambiente lavorativo, bisogna utilizzare strumenti certificati e correttamente tarati. Grazie a queste indagini, sarà possibile verificare l'efficienza degli impianti di riscaldamento e raffreddamento, e l'efficacia di eventuali sistemi di trattamento dell'aria. Non solo, la valutazione del microclima permetterà di verificare la presenza di eventuale rischio microclimatico per i lavoratori, e di individuare le misure più adeguate da adottare per andarlo a limitare. Rischio microclima: le misure di prevenzione e protezione Per garantire ai lavoratori le condizioni di benessere adeguate, e limitare il più possibile tutti i rischi associati al microclima sul posto di lavoro, la normativa prevede che tutti i luoghi di lavoro siano dotati di un impianto di areazione efficiente, e che sia oggetto di una manutenzione periodica per evitare di esporre i lavoratori a correnti d'aria diretta. Per legge, nell'ambiente di lavoro deve anche essere regolata adeguatamente la temperatura, tenendo conto delle attività di lavoro svolto e degli sforzi fisici richiesti ai dipendenti. Lo stesso vale per il grado di umidità, che va sempre tenuto sotto controllo e regolato in base alle esigenze tecniche del lavoro. Esistono comunque altri tipi di interventi che consento di limitare o addirittura eliminare i rischi dovuti a condizioni microclimatiche avverse. È ad esempio buona norma ridurre o aumentare la ventilazione dei locali, potenziare l'impianto di riscaldamento e raffrescamento, isolare le fonti di calore, dotare gli impianti di termostati, evitare di affollare troppe macchine e personale in pochi locali, o ancora adottare dispositivi che riducano al minimo lo scambio termico tra interno e esterno, compatibilmente con le esigenze di sicurezza.

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Scopri come calcolare la classe energetica della tua casa
23/01/24

Quali sono le classi energetiche esistenti? E come si fa a calcolare la classe energetica della propria casa? Tutte le risposte sul blog di Climamarket. La classe energetica di una casa è un valore che sta ad indicare l'efficienza energetica dell'edificio. La classificazione energetica delle abitazioni è particolarmente importante, sia perché influisce inevitabilmente sui costi di gestione e manutenzione, ma anche per il suo ruolo sul valore di mercato dell'immobile e sull'impatto ambientale. Dal 2013, per determinate operazioni immobiliari e per richiedere un Bonus Casa è obbligatorio il cosiddetto Attestato di Prestazione Energetica (APE), vale a dire un documento che permette di valutare l'efficienza energetica degli immobili e contemporaneamente di individuare determinati interventi di miglioramento, così da rispettare gli obblighi del legislatore e garantire alla propria casa una maggiore ecosostenibilità. In questo approfondimento di Climamarket vedremo dunque come calcolare la classe energetica della nostra casa, perché questa è importante e soprattutto come migliorarla, abbracciando così le novità green della normativa in vigore. Cos'è e come calcolare la classe energetica di una casa Calcolare la classe energetica della propria casa, e cioè la sua capacità di utilizzare l’energia in modo efficiente, è fondamentale quando vogliamo affittare o vendere l'immobile, ma anche perché ci permette di conoscere i costi associati alla gestione dell’energia dell'edificio. Come già detto, infatti, dal 2013 è stato introdotto l’obbligo di allegare l'APE per alcune operazioni immobiliari, rendendo il calcolo della classe energetica per le case un aspetto di grande importanza sul fronte normativo e ambientale. In tal senso, si utilizza una scala di valutazione che va dalla lettera A (che indica la maggiore efficienza energetica) alla lettera G (che invece è associata alla minore efficienza energetica). La classificazione energetica delle abitazioni e degli appartamenti tiene conto di tutta una serie di parametri, tra cui l’isolamento termico delle pareti e del tetto, il tipo di infissi, l'impianto di riscaldamento e quello di produzione di acqua calda sanitaria, e l'eventuale presenza di fonti di energia rinnovabile come possono essere i pannelli solari fotovoltaici e termici. Come ottenere la classe energetica della propria casa Per calcolare la classe energetica della propria casa, e ottenere l'Attestato di Prestazione Energetica, è necessario rivolgersi a un tecnico specializzato in materia, che eseguirà una serie di verifiche e analisi strutturali. Il documento elenca e descrive tutte le caratteristiche energetiche di un’abitazione, appartamento o edificio, e in base a queste informazioni il tecnico potrà assegnare una classe energetica all'immobile. La classificazione energetica delle abitazioni può essere determinata anche tenendo conto del consumo energetico annuo per metro quadro utilizzato per il riscaldamento durante la stagione invernale. Questo indice è espresso in kWh/m² all'anno, e tecnicamente si definisce "consumo di energia primaria non rinnovabile per unità di superficie utile annua". La classe energetica migliore è dunque associata ad un consumo più basso, seguendo gli stessi coefficienti dalla A alla G visti in precedenza. In particolare abbiamo: A+ per un consumo di 15 kWh/anno per metro quadro; A tra i 15 e i 30 kWh/anno per metro quadro; B 31-50 kWh/anno per metro quadro; C 51-70 kWh/anno per metro quadro; D 71-90 kWh/anno per metro quadro; E 91-120 kWh/anno per metro quadro; F 121-160 kWh/anno per metro quadro; G oltre i 160 kWh/anno per metro quadro. In questo modo è più semplice e immediato valutare la nostra casa, sia dal punto di vista del mercato immobiliare che per la gestione sostenibile dell'energia. Come migliorare la classe energetica di un immobile Il calcolo accurato della classe energetica di una casa è utile anche per fare una valutazione degli eventuali interventi per il miglioramento della sua efficienza energetica. Ciò non significa solo scegliere il migliore condizionatore a risparmio energetico tra i tanti disponibili sul mercato, ma soprattutto procedere con una riqualificazione energetica mirata. Gli interventi più comuni atti a migliorare l'efficienza energetica di un immobile sono la coibentazione delle pareti esterne, dei pavimenti e dei soffitti, la sostituzione degli infissi con varianti a basso emissivo, l'installazione di valvole termostatiche, di caldaie a biomassa o di pompe di calore più efficienti, o ancora l’installazione di impianti fotovoltaici o solari termici. Investire nella riqualificazione energetica della propria casa è consigliabile non solo per migliorarne la classe energetica e ridurre i costi di gestione, ma anche per non lasciarsi trovare impreparati dalla nuova direttiva europea Casa Green, recentemente approvata dall'Europarlamento e dedicata al miglioramento delle performance energetiche degli edifici. È comunque importante sottolineare che le spese sostenute per gli interventi di riqualificazione saranno ammortizzate nel lungo termine dalle minori spese in bolletta e dalla possibilità di accedere agli incentivi fiscali associati all'Ecobonus. Come se non bastasse, il valore economico dell'immobile aumenterà assieme al benessere dei suoi abitanti, grazie a impianti più performanti, ridotti costi di mantenimento e maggiore attenzione alla tutela ambientale.

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Cosa fare se la caldaia perde acqua da sotto
19/01/24

Quando esce acqua dalla caldaia le cause possono essere diverse. Scopri le principali e come intervenire con gli esperti Climamarket.   Una caldaia che gocciola da sotto è sempre un problema da non sottovalutare, e che va risolto il prima possibile. Trattandosi di un apparecchio tanto importante nelle nostre case, perché incaricato di riscaldarle e produrre acqua calda ad uso sanitario, è necessario individuare subito la causa della perdita e le possibili soluzioni. Quando esce acqua dalla caldaia non possiamo infatti utilizzarla per le nostre attività quotidiane, ed è dunque necessario intervenire. Ma da dove perde acqua la caldaia e da cosa potrebbe dipendere questo malfunzionamento? Le cause di una caldaia che perde acqua da sotto possono essere diverse, e le esploreremo in questo approfondimento con gli esperti di Climamarket, esaminando anche le soluzioni specifiche per ogni tipologia di perdita. In particolare, vedremo cosa fare in caso di pressione troppo alta o troppo bassa, o quando sono presenti parti difettose o anomalie dovute ad un'errata installazione. Caldaia che gocciola per problemi di pressione Quando la caldaia perde acqua da sotto è molto probabile che si tratti di un problema di pressione. Quando troppo alta o troppo bassa, la pressione avrà un effetto immediato sulle prestazioni dell'apparecchio, portando ad una perdita di acqua. Quasi sempre una perdita di acqua dalla caldaia è associata ad un livello troppo basso di pressione nei tubi. Questo è uno scenario piuttosto comune nelle nostre case, dovuto alla presenza eccessiva di aria nell'impianto che blocca il normale passaggio dell'acqua. Possiamo intervenire sfiatando tutti i termosifoni presenti in casa, semplicemente aprendo l'apposita valvola di sfiato presente sui radiatori. Una caldaia che gocciola in modo considerevole potrebbe poi essere interessata dal problema opposto, e presentare quindi un livello di pressione troppo elevato (superiore ai 3 Bar). Noteremo che la perdita di acqua arriva dalla valvola di sfogo, che si è attivata per evitare danni alla caldaia. Ricordiamo che il livello di pressione ideale deve essere compreso tra 1,2 e 1,5 Bar: per riportarlo in questo range, dobbiamo agire sull'apposita leva per regolare la pressione. Attenzione però, se la perdita dell'acqua proviene dalla valvola di sicurezza significa che vi sono problemi più gravi, e che altre componenti fanno salire la pressione nella caldaia. Per questo, sarebbe preferibile rivolgersi a del personale specializzato. Caldaia gocciola da sotto per alcune parti difettose Se la nostra caldaia gocciola da sotto continuamente e le perdite di acqua sono molto piccole, allora è molto probabile che il problema siano i tubi o i raccordi. In questo caso, è consigliabile individuare la parte dell'apparecchio in cui è effettivamente presente la perdita, e andare a sostituirla con un nuovo articolo. Quando esce acqua dalla caldaia per un raccordo, si consiglia di andare subito a cambiare la guarnizione e di stringere meglio il collegamento; se si tratta di un tubo, è invece preferibile smontarlo e sostituirlo. Le perdite di acqua dalla caldaia potrebbero però verificarsi solo in alcuni momenti ed essere accompagnate da rumori particolari, che fanno da veri e propri "campanelli di allarme". Dovremmo quindi individuare il punto esatto della perdita e chiudere il rubinetto principale dell'acqua per interromperne il flusso, per poi contattare un tecnico per la sostituzione delle parti danneggiate. Ricordiamoci, infine, che la manutenzione ordinaria annuale gioca un ruolo fondamentale nel prevenire le perdite di acqua di una caldaia, e per assicurare sempre il massimo dell'efficienza e delle prestazioni. Dopo aver effettuato tutti i controlli del caso, il manutentore caldaia dovrà consegnarci un report sulle verifiche eseguite e, soprattutto, dovrà compilare correttamente il libretto dell’impianto.

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Come funziona una pompa di calore con fotovoltaico
29/12/23

Quanto si risparmia con fotovoltaico e pompa di calore? E come funziona questa particolare tipologia di impianto? Scopri tutti i dettagli sul blog di Climamarket. L'attenzione crescente verso l'ecosostenibilità e la necessità di contenere i costi energetici hanno spinto molte famiglie a ripensare le proprie soluzioni di riscaldamento domestico. In questo contesto, le tecnologie innovative come le pompe di calore e gli impianti fotovoltaici si presentano come un'alternativa sempre più interessante ai sistemi tradizionali. L'integrazione di queste due tecnologie permette di sfruttare fonti energetiche rinnovabili, quali l'aria, l'acqua o il terreno per il riscaldamento, e la radiazione solare per la produzione di elettricità. Il risultato è un sistema altamente efficiente che consente di ridurre significativamente i consumi energetici e le emissioni inquinanti, garantendo un notevole risparmio economico a lungo termine. In questo approfondimento di Climamarket analizzeremo nel dettaglio il funzionamento di questo sistema combinato, evidenziando i vantaggi economici e ambientali che può offrire. Come funziona la pompa di calore con fotovoltaico Grazie al suo funzionamento, una pompa di calore rappresenta una tecnologia innovativa e dalla straordinaria efficienza energetica. Le pompe di calore disponibili nel catalogo Climamarket, selezionate tra quelle dei migliori produttori sul mercato, sono in grado di sfruttare il calore di una fonte esterna (acqua, aria o terra) per impiegarlo nel riscaldamento domestico. Non solo, i modelli all'avanguardia di marchi come Daikin o Hisense vanno ad invertire questo processo per rinfrescare tutti gli ambienti di casa durante la stagione estiva, e a produrre acqua calda ad uso sanitario abbinando la pompa di calore ad un sistema di accumulo. Benefici, questi, che possono essere affinati e migliorati in modo esponenziale tramite una pompa di calore ibrida o, ancora meglio, la combinazione di pompa di calore e fotovoltaico. In un sistema di tale portata, il compressore della pompa di calore viene alimentato direttamente con l'impianto fotovoltaico, aumentando l’autoconsumo di corrente elettrica e riducendo i costi in bolletta. Per spiegarla in modo più semplice, immagina la tua casa come un contenitore di calore. In inverno, vorresti mantenerlo caldo, mentre in estate preferiresti rinfrescarlo. La pompa di calore è un po' come un frigorifero al contrario: invece di estrarre il calore dagli alimenti per mantenerli freschi, estrae il calore dall'aria esterna (anche quando fa freddo!) o dal terreno e lo trasferisce all'interno della tua casa. E il fotovoltaico in tutto questo? I pannelli fotovoltaici, posizionati sul tetto, catturano l'energia del sole e la trasformano in elettricità. Questa elettricità serve ad alimentare la pompa di calore, rendendo il sistema completamente autonomo e a basso impatto ambientale. Quindi, come funziona questo duo dinamico? I pannelli fotovoltaici assorbono la luce solare e producono elettricità. L'elettricità prodotta dai pannelli alimenta il compressore della pompa di calore. La pompa di calore preleva il calore dall'ambiente esterno (aria, acqua o terreno) e lo comprime. Il calore compresso viene trasferito all'interno della tua casa attraverso un fluido termovettore. A seconda della stagione, il sistema può riscaldare o raffreddare gli ambienti domestici e produrre acqua calda sanitaria. Tutti i vantaggi di una pompa di calore con pannelli fotovoltaici Tra i sistemi integrati di autoproduzione di energia, quello che combina fotovoltaico e pompa di calore è associato a tutta una serie di benefici (economici, ambientali e abitativi) tipici di questa soluzione di riscaldamento residenziale; e che, tutti insieme, definiscono effettivamente quanto si risparmia con fotovoltaico e pompa di calore. Riduzione dell’inquinamento L'integrazione della pompa di calore con il fotovoltaico permette prima di tutto di ridurre sensibilmente l'impatto ambientale associato all'impianto di riscaldamento. Se le pompe di calore utilizzano fonti naturali per produrre energia e riscaldare (o raffrescare) la nostra casa, un sistema ibrido con fotovoltaico permette di fare lo stesso senza emissioni di C02 e incrementando la quota di energia proveniente da fonte solare. Risparmio economico Installare un impianto integrato con pompa di calore e fotovoltaico assicura anche un notevole risparmio economico. Non solo grazie a costi in bolletta decisamente ridimensionati, ma anche per via della possibilità di accedere alle detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica previste dal Governo, con cui recuperare parte delle spese sostenute per l'acquisto dei due impianti. Contemporaneamente, con lo scambio sul posto l'energia prodotta in eccesso è distribuita alla rete elettrica nazionale, e l'utente riceverà un rimborso dal Gestore dei Servizi Energetici (GSE). Bassa manutenzione Un sistema ibrido con fotovoltaico e pompa di calore si lascia apprezzare anche per la minima manutenzione richiesta. Si tratta infatti di sistemi che notoriamente richiedono pochi interventi di manutenzione, perché privi di parti meccaniche in movimento, di serbatoi di carburante o di canne fumarie. Nello specifico, per la pompa di calore è sufficiente un controllo biennale da parte di un tecnico specializzato, che misurerà la temperatura e la pressione dell'apparecchio; per l'impianto fotovoltaico, basterà invece una buona pulizia annuale. Maggiore comfort abitativo Installando un impianto fotovoltaico con pompa di calore si usufruisce quindi di un sistema multifunzione, adatto a riscaldare l'abitazione durante l'inverno, a rinfrescarla in estate e a fornire tutta l'acqua calda sanitaria di cui si ha bisogno. Questo sistema integrato va quindi ad aumentare il comfort abitativo, funzionando in modo molto silenzioso per tutto l'anno. Gli svantaggi di un impianto ibrido L'impianto ibrido pompa di calore e fotovoltaico, pur presentando numerosi vantaggi, non è esente da alcuni svantaggi che è importante considerare prima di effettuare un investimento di questo tipo. Costo iniziale elevato L'investimento iniziale per installare un impianto ibrido pompa di calore con fotovoltaico è sicuramente superiore rispetto a soluzioni tradizionali. Questo è dovuto al costo dei pannelli fotovoltaici, della pompa di calore e dell'installazione. Tuttavia, nel lungo periodo, i risparmi sulla bolletta elettrica e gli incentivi statali possono ammortizzare questa spesa. Dipendenza dalle condizioni climatiche L'efficienza della pompa di calore può variare in base alle temperature esterne. In condizioni climatiche particolarmente rigide, la pompa di calore potrebbe richiedere un maggiore consumo energetico e, in alcuni casi, potrebbe essere necessario affiancare un sistema di riscaldamento tradizionale come supporto. Installazione e complessità del sistema L'installazione di un impianto ibrido richiede competenze specifiche e l'intervento di tecnici qualificati. È importante rivolgersi a professionisti affidabili per garantire un'installazione corretta e sicura. Non solo, rispetto a un sistema di riscaldamento tradizionale, un impianto ibrido è più complesso e richiede una progettazione accurata per garantire il massimo rendimento e la compatibilità con l'edificio. Il costo della pompa di calore per termosifoni con fotovoltaico Il costo totale di un impianto di questo tipo è influenzato da numerosi fattori, tra cui: Potenza dell'impianto fotovoltaico: La quantità di energia solare che l'impianto è in grado di produrre dipende dalla sua potenza, espressa in kilowatt (kW). Maggiore è la potenza, maggiore sarà il costo iniziale. Dimensioni dell'abitazione: Le dimensioni dell'edificio da riscaldare influenzano la potenza necessaria della pompa di calore e, di conseguenza, il costo dell'impianto. Tipologia di pompa di calore: Esistono diverse tipologie di pompe di calore, ognuna con caratteristiche e costi differenti. La scelta della pompa di calore più adatta dipende dalle esigenze specifiche dell'abitazione e del clima. Sistema di accumulo: L'installazione di un sistema di accumulo (batterie) permette di immagazzinare l'energia prodotta dall'impianto fotovoltaico e di utilizzarla anche quando non c'è sole. Il costo di un sistema di accumulo può variare notevolmente in base alla sua capacità. Manodopera: Il costo della manodopera per l'installazione dell'impianto è un altro fattore importante da considerare. Incentivi statali: In molti Paesi, tra cui l'Italia, sono previsti incentivi statali per l'installazione di impianti fotovoltaici e di sistemi di riscaldamento sostenibili. Questi incentivi possono ridurre significativamente il costo totale dell'impianto. L’installazione di un impianto ibrido pompa di calore e fotovoltaico ha un investimento iniziale significativo, ma può portare a notevoli risparmi nel lungo periodo grazie alla riduzione dei costi energetici e agli incentivi statali. È importante valutare attentamente tutti i fattori che influenzano il costo e scegliere un impianto dimensionato correttamente per le proprie esigenze. Fotovoltaico e pompa di calore conviene davvero? A questo punto è chiaro che la combinazione tra pompa di calore e fotovoltaico rappresenta ad oggi una delle migliori soluzioni disponibili per risparmiare sui consumi, ridurre le emissioni inquinanti e rispondere a tutte le esigenze termiche di una famiglia. Da sola, una pompa di calore ha la capacità di abbattere i consumi annui fino al 75%, mentre associandovi il fotovoltaico è possibile alimentarla con energia pulita ed incrementare il già notevole vantaggio economico. La convenienza effettiva di questo sistema si esprime anche nelle già citate agevolazioni fiscali, così come nella valorizzazione commerciale del proprio immobile grazie all'aumento della sua classe energetica. Fotovoltaico e pompa di calore: domande frequenti Come funziona il riscaldamento con fotovoltaico e pompa di calore? L'impianto fotovoltaico cattura l'energia solare e la converte in elettricità. Questa energia alimenta la pompa di calore, che preleva il calore dall'aria esterna (anche in inverno) e lo amplifica, riscaldando così l'ambiente interno. In pratica, sfruttiamo l'energia del sole per riscaldare la nostra casa in modo ecologico ed economico. Quanto costa un impianto fotovoltaico da 6 kW con pompa di calore? Il costo può variare molto a seconda di diversi fattori: dimensioni dell'impianto, tipologia di pompa di calore, marca dei componenti, zona geografica e incentivi statali. In generale, puoi aspettarti un investimento iniziale, ma a lungo termine i risparmi sulla bolletta elettrica compenseranno ampiamente la spesa. Quanti pannelli fotovoltaici per alimentare una pompa di calore? Il numero di pannelli dipende da diversi fattori: potenza della pompa di calore, consumo energetico, orientamento del tetto, irraggiamento solare nella zona. Non esiste una risposta univoca, ma un tecnico specializzato sarà in grado di effettuare un calcolo preciso in base alle tue esigenze specifiche. Quanto consuma una pompa di calore con fotovoltaico? Il consumo di una pompa di calore dipende da diversi fattori, come la temperatura esterna, la temperatura desiderata all'interno, la dimensione dell'ambiente da riscaldare e l'efficienza della pompa di calore stessa. Tuttavia, è importante sottolineare che una pompa di calore consuma molta meno energia elettrica rispetto a un tradizionale sistema di riscaldamento a gas o a olio. Inoltre, se l'energia utilizzata proviene dall'impianto fotovoltaico, il costo del riscaldamento si riduce ulteriormente.

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Come fare la manutenzione della stufa a pellet
27/12/23

Quanto costa la manutenzione della stufa a pellet? E come farla nel modo corretto? Scopri i consigli dei professionisti Climamarket.   Soprattutto negli ultimi anni, le stufe a pellet sono sempre più diffuse per il riscaldamento domestico. Si tratta non a caso di soluzioni che permettono di risparmiare e di gestire autonomamente i propri consumi, grazie all'impiego di un combustibile particolarmente economico, che riduce l'inquinamento e garantisce ottime prestazioni. Scegliere un'ottima stufa per riscaldare casa e alimentarla con un pellet di qualità non basta però per ottenere il massimo del comfort tra le mura domestiche. È infatti necessario procedere con la corretta manutenzione della stufa a pellet, sia ordinaria che straordinaria, in modo da garantire la resa del pellet e limitare la produzione di sostanze nocive. Se la prima può essere effettuata in autonomia, aiutandosi con gli appositi kit di pulizia in commercio, la seconda è una vera e propria revisione obbligatoria, e va quindi effettuata da un tecnico specializzato. In questo approfondimento di Climamarket andremo allora a vedere come fare la manutenzione della stufa a pellet nel modo giusto, quali sono le tempistiche per la revisione, i costi associati e le eventuali sanzioni in caso di inadempienza. Manutenzione ordinaria: la pulizia delle stufe a pellet La manutenzione della stufa a pellet passa prima di tutto per quella ordinaria, e dunque per la corretta pulizia del dispositivo. Solitamente viene eseguita in autonomia, considerando che comprende interventi di pulizia che vanno effettuati molto spesso. In particolare, il controllo del focolare e del braciere andrebbe eseguito ogni due o tre giorni, ma la frequenza dipende molto dall'utilizzo che facciamo della stufa. In ogni caso, andiamo a pulire la nostra stufa a pellet sempre con il dispositivo spento e ormai freddo, utilizzando anche gli appositi kit per la manutenzione ordinaria della stufa per eliminare ceneri e residui che potrebbero impedire il giusto afflusso di aria nella camera di combustione. Meno frequente, invece, il lavaggio del vetro della stufa. Questo può essere eseguito in modo facile e veloce con uno spray neutro e un panno non abrasivo, in modo da rimuovere tutta la cenere depositata. Allo stesso modo, cerchiamo di pulire anche la canna fumaria utilizzando un'aspirapolvere o un bidone aspiratutto, eliminando tutti quei residui che potrebbero aumentare la probabilità di incendi. Manutenzione straordinaria della stufa a pellet: costi e obblighi Per quanto riguarda la manutenzione straordinaria della stufa a pellet, è necessaria per la revisione obbligatoria e deve essere effettuata da un tecnico specializzato. In particolare, queste operazioni di pulizia più approfondita dell'apparecchio prevedono la pulizia della canna fumaria, la verifica della tenuta delle guarnizioni, il controllo dell’emissione dei fumi e dei componenti elettromeccanici, e l’asportazione dei residui presenti nelle parti più interne della stufa. Ogni quanto fare la revisione obbligatoria Come detto, tutti coloro che si sono affidati ad una stufa a pellet per il riscaldamento della propria casa sono tenuti a far eseguire esclusivamente da un tecnico una revisione obbligatoria del dispositivo. L'intervento di manutenzione straordinaria va fatto ogni anno ed è di fondamentale importanza, non solo perché permette alla stufa di funzionare perfettamente, ma anche e soprattutto per una questione di sicurezza. Quanto costa la manutenzione della stufa a pellet Trattandosi di una prestazione da affidare ad un professionista, i costi della revisione obbligatoria annuale della stufa a pellet possono variare in base alle tariffe applicate dallo specialista. Di media, il prezzo della manutenzione annuale è di circa 80 euro per gli interventi di base, e tra i 150 e i 200 euro per i controlli più approfonditi con la manutenzione della canna fumaria. Il costo andrà poi a salire se ci sono dei malfunzionamenti che richiedono interventi specifici. Da qui, è facile dedurre che i costi di manutenzione si ridurranno scegliendo una stufa a pellet senza canna fumaria, un sistema di riscaldamento ecologico, economico ed ecosostenibile. A fronte di un investimento iniziale maggiore, questi modelli sprovvisti di canna fumaria richiedono interventi di pulizia più rapidi e meno costosi, e permettono quindi di risparmiare ulteriormente. Sanzioni per chi non fa la manutenzione della stufa a pellet Capito come fare e quanto costa la manutenzione di una stufa a pellet, è importante ricordare quali sono le sanzioni riservate a chi non effettua la revisione obbligatoria annuale. Il DPR 74 del 2013 fissa una multa da 500 a 3.000 euro per la mancanza del libretto (consegnato dal tecnico al momento della revisione) o della manutenzione annuale secondo la scadenza prevista. Gli installatori che non rilasciando la documentazione rischiano invece tra i 1.000 e i 6.000 euro di multa. Saltare la manutenzione obbligatoria della stufa a pellet, oltre alle pesanti sanzioni, rischia soprattutto di compromettere il funzionamento dell'apparecchio, e di causare danni all'ambiente e alla sicurezza.

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5 condizionatori migliori per riscaldare su Climamarket
21/12/23

Il condizionatore può essere utilizzato anche per riscaldare tutti gli ambienti della tua casa. Scopri qual è il miglior condizionatore per riscaldare tra quelli disponibili su Climamarket. Riscaldare la propria casa con il condizionatore può essere una valida alternativa agli impianti di riscaldamento tradizionali. Una soluzione capace di regalarci tutto il calore di cui abbiamo bisogno ai primi freddi invernali, e che contemporaneamente permette di limitare i costi del gas in bolletta e le emissioni nocive nell'ambiente. Utilizzato solitamente per ottenere refrigerio immediato durate la stagione estiva, un condizionatore con funzionalità Heat può infatti essere impiegato anche in inverno, per riscaldare tutti gli ambienti indoor senza dover ricorrere ai classici termosifoni. Si tratta insomma di un apparecchio reversibile, da attivare tutto l'anno per ottenere il massimo del comfort tra le mura domestiche. In questo approfondimento di Climamarket andremo dunque a vedere qual è il miglior condizionatore per riscaldare, proponendo una selezione di 5 modelli tra i tanti disponibili in catalogo. Quando conviene riscaldare con il condizionatore Prima di individuare alcuni dei migliori condizionatori per il riscaldamento domestico, da impostare alla giusta temperatura per combattere il freddo all'interno delle nostre case, è opportuno ricordare come è possibile attivare questa opzione e quando è più opportuno sceglierla. I condizionatori moderni sono dotati di un motore inverter che permette l'erogazione di aria calda grazie alla presenza della pompa di calore. Grazie a questa tecnologia e al suo funzionamento, non dovremo fare altro che impostare la funzione per l'aria calda tramite l'apposito tasto presente sul telecomando dell'apparecchio. Anche il miglior climatizzatore per il riscaldamento non è però sempre la scelta più indicata per riscaldare gli ambienti indoor, ma è valida solo a determinate condizioni. In particolare, possiamo optare per l'opzione Heat quando le temperature invernali non sono troppo rigide, oppure per riscaldare rapidamente degli ambienti piccoli (idealmente fino a 50 mq), o ancora in combinazione con il normale impianto di riscaldamento. Un'alternativa ancora più conveniente se abbinata ai pannelli solari, utilizzati per la produzione di energia elettrica più pulita ed economica. Miglior condizionatore per risparmiare: le proposte Climamarket Abbiamo quindi selezionato 5 tra i migliori climatizzatori per il riscaldamento domestico tra quelli disponibili nel catalogo online di Climamarket, dall'alta efficienza energetica e particolarmente convenienti per il rapporto qualità/prezzo. Mitsubishi Kirigamine Style MSZ-LN Il Mitsubishi Electric Kirigamine Style MSZ-LN è con molta probabilità il miglior condizionatore per riscaldare tra quelli proposti nell'eShop Climamarket. Dal design elegante e raffinato, presenta infatti caratteristiche tecniche di prim'ordine, con classe energetica A+++ sia in raffrescamento che riscaldamento. Si lascia apprezzare anche per il livello di filtrazione dell'aria: grazie al sistema Plasma Quad Plus è infatti in grado di trattenere particelle inquinanti fino a PM 2.5, muffe, allergeni, pollini e virus, per aria sempre purificata e alla temperatura ideale. Ariston Prios R32 Il condizionatore Ariston Prios R32 rinfresca, riscalda o deumidifica con grande efficacia, garantendo il massimo della silenziosità e consumi contenuti in qualsiasi modalità di funzionamento. Ottime le prestazioni sia nella funzione raffreddamento che in quella di riscaldamento, per un apparecchio adatto a tutte le stagioni dell'anno. Il sistema 2D Inverter è progettato per ridurre i consumi energetici e le emissioni inquinanti, facendogli conquistare le più elevate classi energetiche, fino alla classe A++ in raffreddamento e A+ in riscaldamento. Samsung WindFree Avant WindFree Avant di Samsung è un ottimo condizionatore anche per il riscaldamento domestico, offrendo prestazioni di alto profilo in tutte le modalità disponibili. Il suo particolare sistema di climatizzazione degli ambienti evita che il flusso d'aria cada diretto sulle persone, diffondendolo piacevolmente in tutta la stanza tramite un pannello frontale microforato. L’unità esterna da 4 kW ha invece un’efficienza energetica di classe A+++ in raffrescamento e A++ in riscaldamento, per un benessere assoluto in ogni stagione dell'anno. Mitsubishi MSZ-EF Kirigamine Zen R32 Ancora Mitsubishi Electric, ancora design d'avanguardia al servizio del nostro benessere. Il condizionatore Kirigamine Zen MSZ-EF è infatti progettato come un vero e proprio complemento d'arredo che unisce forma e sostanza in un matrimonio perfetto. Soprattutto, questo dispositivo vanta ottime performance nell'utilizzo in ogni stagione, raggiungendo la classe energetica A+++ in raffrescamento e A++ in riscaldamento. Grazie alla tecnologia DC Inverter del "Poki Poki" Motor di Mitsubishi, è inoltre possibile modulare la velocità del compressore in base alle reali esigenze, mantenendo la temperatura sempre costante e riducendo i consumi energetici. Samsung AR 35 Samsung AR 35 è sicuramente il miglior condizionatore per riscaldare e contemporaneamente purificare l'aria della nostra casa. Presenta classe energetica A per la funzione Heat, mentre il suo filtro di nuova generazione è dotato di uno speciale rivestimento anti-batteri, anti-allergeni e anti-virus che contribuisce a rendere l’aria più salubre. Il suo design semplice e moderno, la sua funzionalità necessaria per riscaldare, raffreddare e deumidificare, lo rendono un climatizzatore adatto a qualsiasi contesto abitativo e a ogni tipo di ambiente.

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5 consigli utili per scegliere la caldaia a condensazione
19/12/23

Ormai è risaputo che la caldaia a condensazione è una scelta più sostenibile, ma ne esistono di diversi tipi: scopri come scegliere quella giusta!   La caldaia a condensazione rappresenta, ad oggi, la soluzione più diffusa nelle nostre case per il riscaldamento domestico e per la produzione di acqua calda ad uso sanitario. Si tratta infatti di una tipologia di impianto capace di garantire un notevole risparmio economico ed energetico, e che può portare ad una riduzione dei consumi del 40%. Allo stesso modo, è però importante acquistare il modello giusto tra i tanti disponibili in commercio, e che possiamo trovare in offerta nel catalogo online di Climamarket. Diversi i fattori da prendere in considerazione, come le dimensioni della nostra abitazione, il numero di componenti del nucleo familiare o le abitudini di consumo. In questa guida andremo quindi a vedere come scegliere una caldaia a condensazione, quali sono le caratteristiche da non sottovalutare in sede di acquisto, e quali tutti i vantaggi associati all'impiego della tecnologia a condensazione per il riscaldamento residenziale. Perché conviene una caldaia a condensazione Prima di capire come scegliere una caldaia a condensazione, e quali sono i parametri di cui tenere conto, è bene ricordare come funziona un impianto di riscaldamento a condensazione e soprattutto quali sono i suoi punti di forza. Come già detto, rispetto agli impianti tradizionali, le caldaie a condensazione sono in grado di ridurre le emissioni inquinanti nell'atmosfera e contemporaneamente di assicurare un notevole risparmio energetico. Ciò è possibile grazie a sistemi innovativi che permettono di recuperare e sfruttare anche il calore dei fumi prodotti dalla combustione e del vapore acqueo che i fumi contengono, e che quindi vanno a limitare il monossido di carbonio e l'ossido di azoto rilasciati all'esterno. Si tratta insomma di un'opzione più ecologica per il riscaldamento domestico e la produzione di acqua calda sanitaria rispetto alle caldaie tradizionali, e che riutilizzando il calore presente nei fumi di scarico permette di contare su bollette più leggere e su un elevato rendimento termico. Come scegliere una caldaia a condensazione: i consigli di Climamarket Ma come scegliere una buona caldaia a condensazione di classe A? E come fare a scegliere la potenza di una caldaia a condensazione? Non tutte le caldaie disponibili sono uguali, e possono variare per prezzo, caratteristiche e funzionalità. Proprio per questo, è importante valutare vari aspetti per essere sicuri di acquistare il modello più adatto alle proprie esigenze. Scopriamo subito di quali si tratta. Dimensioni dell'ambiente e potenza della caldaia Il primo elemento da considerare nella scelta di una nuova caldaia a condensazione è naturalmente l'ambiente da dover riscaldare. Come ci si potrebbe aspettare, se la nostra casa è piuttosto grande e presenta un numero elevato di stanze, allora aumenterà la potenza necessaria per il riscaldamento di tutti gli ambienti. Non solo, la potenza della caldaia a condensazione (espressa in kW) dovrà tenere conto pure della coibentazione della casa stessa e dalle abitudini di utilizzo dei sanitari. Generalmente, per l'uso domestico la potenza termica dell'impianto va dai 12 ai 20 kW per il solo riscaldamento, mentre per la produzione di acqua calda sanitaria è consigliabile optare per caldaie a condensazione da 24, 30 o 35 kW. Per fare un esempio, una caldaia da 24 kW quanti mq può riscaldare? Si tratta di una delle caldaie più utilizzate nelle abitazioni standard (quindi fra i 40 e gli 80 mq), ed è l'ideale per soddisfare i bisogni di un nucleo familiare di 3 persone. Qualità dell'impianto Scegliere una caldaia a condensazione per il riscalamento e la produzione di acqua calda sanitaria significa valutare anche il rapporto qualità/prezzo dell'impianto. Ogni modello è dotato di componenti diverse, realizzate con materiali differenti e con determinate soluzioni tecniche, a cui non possono che corrispondere standard qualitativi più o meno elevati. In tal senso, è buona norma prendere in esame la qualità di componenti quali il bruciatore, la scheda di accensione, lo scambiatore e la valvola del gas, vale a dire tutti quegli elementi da cui dipende il corretto funzionamento della caldaia a condensazione nonché l'efficienza dell'intero sistema. Controlliamo quindi che si tratti di componenti realizzati con materiali di alta qualità e certificati, robusti e in grado di mantenere un rendimento ottimale. Posizionamento Una caldaia a condensazione può essere installata sia all'interno che all'esterno dell'abitazione. Di solito si preferisce l'installazione indoor, perché permette di gestire più facilmente il generatore e di non esporlo agli agenti atmosferici esterni. In più, dopo aver definito il posizionamento ottimale della caldaia, dovremo decidere tra una caldaia a condensazione murale o una caldaia a condensazione a basamento. La prima variante è quella dalle dimensioni più compatte, si monta a muro ed è pensata anche per i contesti abitativi più piccoli; quella a basamento, invece, si ancora ad una base a terra ed è perfetta per i grandi ambienti o per soddisfare fabbisogni termici maggiori. Efficienza energetica Un elemento che non può essere trascurato nella scelta di una caldaia a condensazione è la sua classe energetica, che dovrebbe essere sempre A o superiore. In Italia l’etichettatura dei prodotti per il riscaldamento e la produzione di acqua calda sanitaria è obbligatoria per legge, così come le indicazioni sulla classe energetica. Ciò significa che possiamo lasciarci guidare dall'etichetta energetica presente sul dispositivo, consapevoli che una maggiore efficienza corrisponde a classi energetiche più elevate. Per un risparmio ancora maggiore, e per affidarsi ad un sistema ancora più green, oggi è possibile optare per un impianto di riscaldamento ibrido: la combinazione tra caldaia a condensazione e pompa di calore permette di utilizzare fonti energetiche differenti, e allo stesso tempo garantisce un'efficienza elevata in tutte le stagioni. Funzionalità Infine, non dimentichiamo di valutare le funzionalità specifiche dell'impianto di riscaldamento. Pensiamo quindi ai dispositivi per la regolazione della caldaia e ai sistemi di sicurezza integrati, ma anche alla presenza di tecnologie più moderne come ad esempio modulo Wi-Fi, o app e comandi vocali per il controllo da remoto e il monitoraggio dei consumi.

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Individuare ed evitare una dispersione di corrente in casa
15/12/23

Cos'è una dispersione di corrente? E come capire se c'è una dispersione di corrente in casa? Scoprilo con la guida degli esperti Climamarket.   Il comfort tra le mura domestiche non dipende soltanto dal benessere termico. Anche la sicurezza in casa è un aspetto fondamentale per garantire a noi stessi e ai nostri cari tutta la protezione necessaria per una vita sana e serena. In tal senso, quello della dispersione di corrente è un tema particolarmente importante, sia per l'incolumità delle persone che abitano in casa, sia per l'innalzamento dei costi in bolletta che ne deriva. In questa guida di Climamarket vedremo dunque come capire se c'è una dispersione di corrente in casa e quali sono le cause principali di questo fenomeno. Soprattutto, esploreremo le precauzioni necessarie da mettere in atto per garantire un ambiente domestico sicuro ed evitare potenziali incidenti elettrici, che potrebbero mettere a rischio la nostra famiglia e le nostre abitazioni. Come trovare una dispersione di corrente in casa Per definizione, la dispersione di corrente è la perdita di carica elettrica di un conduttore carico isolato. Per verificare la dispersione di corrente in casa, e dunque individuarla in un impianto elettrico, possiamo eseguire alcuni test preliminari in autonomia prima di richiedere l'intervento di un tecnico specializzato, procurandoci un tester specifico per la dispersione di corrente. Prima di tutto, andiamo a controllare il contatore di energia. Se il contatore continua a scattare o a saltare, verifichiamo che sul display non appaia il messaggio "superata potenza massima": ciò potrebbe essere dovuto ai troppi elettrodomestici attivati contemporaneamente, oppure ad una effettiva dispersione di corrente. In secondo luogo, possiamo verificare lo stato degli elettrodomestici. Stacchiamoli e attacchiamoli una alla volta all'alimentazione, in modo da osservare le reazioni dell'impianto elettrico. Se la corrente salta solo con un elettrodomestico in particolare, avremo individuato il colpevole del malfunzionamento; se invece la corrente continua a saltare con qualsiasi elettrodomestico collegato, allora è opportuno procedere a controlli più approfonditi. Come già accennato, per trovare una dispersione di corrente in casa possiamo impiegare un tester, che può essere analogico, digitale o a rilevamento ottico. Si collega agli apparecchi elettrici per verificare che non producano dispersioni di energia, rilevando dati sulla tensione e sull'intensità della corrente elettrica. Una volta che il tester ha confermato la presenza di una dispersione di corrente, non dobbiamo fare altro che affidarci a un esperto qualificato, che procederà alla riparazione o, nei casi più estremi, alla sostituzione dell'intero impianto elettrico. Dispersione di corrente: le cause e come eliminarla A sentire gli esperti, la dispersione di corrente all'interno di un impianto elettrico domestico può avvenire per diversi motivi. Tra i più comuni dobbiamo ricordare la presenza di un impianto elettrico troppo datato o di un isolamento non adeguato dello stesso, così come cavi scoperti o collegati male, malfunzionamenti degli elettrodomestici o un salvavita che non funziona come dovrebbe. Ma come eliminare la dispersione di corrente e riportare in sicurezza la nostra casa? L'unico modo per porre rimedio alla dispersione di energia elettrica è intervenire su una delle sue possibili cause, o procedere a rifare tutto l'impianto elettrico nel caso il problema continui a verificarsi anche dopo ripetute riparazioni. Fortunatamente, per aiutarci nella verifica delle dispersioni di corrente possiamo utilizzare alcuni utili strumenti. Il salvavita, in particolare, individua i sovraccarichi più grandi di energia e stacca prontamente la corrente, mentre per individuare una dispersione più lieve di energia elettrica possiamo acquistare e istallare interruttori differenziali con sensibilità diverse da collegare ai vari ambienti della nostra casa.

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La guida completa alle stufe policombustibili
23/11/23

Una stufa a policombustibile può essere alimentata con diversi tipi di combustibili. Scopri i prezzi e come funziona. Le tradizionali stufe a biomassa, come ad esempio quelle a pellet impiegate per il riscaldamento domestico, sfruttano come combustibile biomasse legnose e vegetali. Scegliere quella giusta non è però sempre facile, soprattutto perché un certo tipo di biomassa può essere difficilmente reperibile, o soffrire troppo della stagionalità e delle fluttuazioni di prezzo sul mercato. Un problema facilmente aggirabile investendo nell'acquisto di una stufa policombustibile. Si tratta di un gioiello tecnologico assai versatile, che permette l'utilizzo di diversi tipi di combustibili. Ma come funziona una stufa a policombustibile? Ed è davvero una scelta green per riscaldare la nostra casa? Scopriamolo insieme in questa guida completa di Climamarket. Cos'è una stufa policombustibile e come funziona Lo diciamo fin da subito, scegliere una stufa policombustibile significa prima di tutto andare a risparmiare notevolmente sul combustibile, garantendosi un benessere ottimale nella propria casa, senza che vi siano dispersioni energetiche e con una diffusione omogena del calore in tutte le stanze. Allo stesso modo, è una soluzione che riduce sensibilmente l'impatto ambientale, proponendosi come una scelta green ed ecosostenibile. Per definizione, poi, le stufe a policombustibile riescono a funzionare venendo alimentate da diverse tipologie di biomasse, sia legnose che vegetali. Tra i combustibili più impiegati abbiamo ad esempio legna, pellet, segatura e trucioli, sansa, nocciolino, gusci triti, agripellet di girasole e vinaccia. In questo modo, potremo scegliere il combustibile da utilizzare tenendo conto di diversi fattori economici, stagionali e ambientali, come possono essere le normative in vigore a livello regionale, la disponibilità di una o dell'altra biomassa, oppure le fluttuazioni di prezzo del combustibile. I vantaggi di scegliere le stufe a policombustibile Proprio per come funziona, è la soluzione più indicata per chi vorrebbe avere la libertà di cambiare il combustibile a piacimento, scegliendo quello più economico in un determinato periodo. Le stufe a policombustibile offrono tutti i vantaggi delle stufe a pellet, associati ad una maggiore flessibilità di utilizzo. Non solo potremo utilizzare tanti combustibili diversi, senza rischiare di rimanere senza, ma andremo anche a risparmiare bruciando quello che nel momento è in offerta o presenta un prezzo più basso. Sempre variando combustibile, avremo anche la possibilità di scegliere la potenza calorica che meglio si sposa con le nostre esigenze termiche. In più, possono essere tranquillamente allacciate ad un impianto di riscaldamento preesistente (ai termosifoni, ad esempio), a differenza delle stufe a pellet senza canna fumaria, che per il corretto scarico dei fumi hanno comunque bisogno di un piccolo tubo di scarico. Tra gli altri vantaggi, le stufe a policombustibile presentano un design elegante e senza tempo, che si adatta tranquillamente a qualsiasi soluzione abitativa, e agli stili di arredamento più svariati. Non possiamo dimenticare neppure l'elevata autonomia della combustione di questi apparecchi, che riduce di molto la necessità di ricaricare il combustibile. Infine, come la stufa a pellet idro, la stufa policombustibile può essere sfruttata per la produzione di acqua calda sanitaria. Stufe a policombustibile: risparmio green da Climamarket Una stufa policombustibile, a fronte di quanto detto, è un sistema green ideale tanto per il riscaldamento residenziale quanto per la produzione di acqua calda ad uso sanitario, se integrato al proprio sistema di riscaldamento centralizzato. Per via del rendimento termico ottimale e dell'elevata autonomia di carico, questo dispositivo garantisce elevate prestazioni e una versatilità eccezionale. I modelli disponibili nell'eShop Climamarket sfruttano tecnologie all'avanguardia e la più vasta gamma di policombustibili per alimentare gli impianti di riscaldamento e regalarci tutto il comfort che desideriamo, riducendo sensibilmente l'impatto sull'ambiente e sul bilancio familiare. I prezzi medi vanno dai 4.000 ai 6.000 euro, per un investimento iniziale che verrà velocemente ammortizzato nel tempo grazie a bollette decisamente più leggere. In più, grazie alle offerte per il Black Friday, è possibile acquistare una nuova stufa policombustibile a prezzi ancora più vantaggiosi, con la stessa qualità che da sempre caratterizza il catalogo Climamarket.

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Pro e contro dei sanitari sospesi
21/11/23

Scopri sul blog di Climamarket pro e contro dei sanitari sospesi, e se questi sono adatti al tuo bagno. Chiunque stia rinnovando il proprio bagno o realizzandolo da zero, saprà che le decisioni da prendere sono numerose per poter creare un'oasi di relax che sia al tempo stesso bella da vedere e funzionale. Una scelta importante riguarda la tipologia di sanitari da installare: in questo caso occorre prendere in considerazione tanto lo spazio a disposizione quanto le esigenze della nostra famiglia. In questo articolo, assieme agli esperti Climamarket, vogliamo allora andare ad approfondire questo aspetto, con un focus particolare su pro e contro dei sanitari sospesi. Molti credono che si tratti di articoli che tendono a staccarsi e scricchiolare, e addirittura non in grado di sorreggere adeguatamente il peso delle persone. Ma sarà davvero così? Scopriamolo subito! Vantaggi dei sanitari sospesi Caratterizzati da un design dalle linee essenziali, i sanitari bagno sospesi rappresentano certamente la scelta più moderna e funzionale per arredare un bagno. Naturalmente si tratta di una soluzione che presenta delle caratteristiche peculiari, e per questo è fondamentale analizzare pro e contro dei sanitari sospesi per capire se fanno al caso nostro. Partiamo dai vantaggi. Per loro stessa natura, i sanitari sospesi consentono di pulire i pavimenti con più facilità, perché vengono appesi al muro con delle apposite staffe. Allo stesso modo, aumentano la superficie calpestabile del pavimento, considerando che generalmente hanno dimensioni più contenute rispetto ai sanitari tradizionali da terra. Proprio per via di un ingombro ridotto, i sanitari sospesi in bagno restituiscono uno spazio più snello e luminoso, con la luce che può raggiungere ogni angolo della stanza. Il loro design ricercato, poi, rende l'ambiente bagno più moderno e accattivante, in linea con le ultime tendenza in fatto di interior design. Infine, i bagni con sanitari sospesi possono vantare uno scarico del WC assai più silenzioso: questo tipo di installazione, non a caso, richiede la creazione dello scarico a parete, il cui rumore caratteristico viene spesso isolato con dei fogli fonoassorbenti posizionati tra il vaso e la parete. Contro dei sanitari sospesi in bagno Elencati i pro, è tempo di concentrarci sui pochi svantaggi associati all'impiego di sanitari sospesi in bagno. Prima di tutto, essendo pensati per bagni di design, i sanitari sospesi costano tendenzialmente di più di quelli classici. Naturalmente il prezzo varia, e di molto, in base a tutta una serie di fattori, come la marca, la presenza o meno della brida, la forma, la profondità degli elementi, le finiture e i colori. Un altro svantaggio dei sanitari sospesi da prendere in considerazione sono i maggiori costi di predisposizione e montaggio. In particolare, per l'installazione è necessario eseguire dei lavori di muratura alle pareti per ricavare il vano per lo scarico, e al tempo stesso creare dei fori per inserire le staffe che dovranno poi sorreggere i sanitari. Non solo, prima di procedere all'installazione, dovremo verificare le condizioni del muro, per capire se è abbastanza spesso e resistente per sorreggere tutti gli elementi. Come arredare un bagno con sanitari sospesi Come già detto, la scelta dei sanitari perfetti per il proprio bagno richiede un approccio metodico. Non è infatti sufficiente conoscere pro e contro dei sanitari sospesi, ma anche valutare per prima cosa lo spazio che abbiamo a disposizione. Ciò significa prendere in considerazione le superfici disponibili e il posizionamento di tubature e scarichi, così come l'ingombro della porta e dell'eventuale finestra. Altri fattori da non sottovalutare sono anche il prezzo, la tecnologia integrata, una rubinetteria coordinata e la qualità complessiva del prodotto. In generale, il consiglio è sempre quello di non lasciarsi trascinare solo dai trend del momento, ma di ragionare anche nell'ottica della funzionalità e della fattibilità in quella che, a tutti gli effetti, è la stanza più intima e personale di tutta la casa. Nel caso specifico dei sanitari sospesi, l'installazione è possibile solo se il nostro bagno è dotato di uno scarico a parete, e se la stessa parete è spessa almeno tra i 10 e i 12 centimetri. A che altezza montare i sanitari sospesi in bagno Per quanto riguarda l'altezza del WC sospeso e del bidet abbinato, gli esperti consigliano di posizionarli a circa 38-40 centimetri da terra utilizzando delle staffe, per permettere una corretta e agevole pulizia del pavimento. Indicazioni più precise sono riportate nella scheda di montaggio di ogni prodotto, e vanno comunque valutate con attenzione prendendo come riferimento la forma e la dimensione dei sanitari. Il montaggio dei sanitari sospesi passa anche da un'attenta considerazione delle distanze. Il muro deve essere infatti abbastanza largo da permetterci di posizionare WC e bidet a una distanza di 20 centimetri tra loro, e di almeno 10 centimetri dal lavabo. Solo in questo modo il nostro nuovo bagno con sanitari sospesi si presenterà visivamente armonico e funzionale, anche nel caso sia di piccole dimensioni. Quanto peso reggono i sanitari sospesi Prendere le misure dei sanitari bagno per favorire una corretta installazione di WC e bidet sospesi è utile anche ai fini della stabilità. Sono in tanti a chiedersi se questa tipologia di sanitati corre il rischio di staccarsi dal muro, magari per via di un peso eccessivo da sostenere. In realtà, se i sanitari sono installati nel modo giusto e da personale qualificato, non si corre alcun pericolo. Grazie alle staffe per il montaggio, il peso dei sanitari e di chi vi è seduto viene scaricato direttamente sulla parete, per una portata complessiva che può arrivare a 400 chili. Bagni con sanitari sospesi: le soluzioni Climamarket Esaminati pro e contro dei sanitari sospesi, e fissati gli aspetti tecnici per l'installazione, è quindi tempo di cercare gli articoli che più si sposano con lo stile che abbiamo scelto per il nostro bagno, e naturalmente quelli che incontrano il nostro gusto personale. Nel suo ampio catalogo online, Climamarket propone diverse soluzioni di sanitari bagno, selezionate tra quelle dei migliori produttori sul mercato, per offrire ai propri clienti un giusto compromesso tra design, qualità e convenienza. E in occasione del Black Friday, anche quest'anno su Climamarket.it possiamo approfittare di tante offerte irripetibili, per acquistare sanitari sospesi ad un prezzo ribassato. 

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Il condizionatore consuma di più a caldo o a freddo?
16/11/23

Il condizionatore consuma più a caldo o a freddo? E quanto costa riscaldare casa con un condizionatore? Le risposte sul blog di Climamarket. Il condizionatore è un apparecchio ormai molto diffuso nelle nostre case, indispensabile per regalarci il comfort desiderato. Solitamente viene utilizzato durante la stagione estiva per combattere l'afa, ma un condizionatore dotato di pompa di calore è un alleato prezioso anche quando iniziano i primi freddi autunnali, perché capace di produrre anche aria calda. E se è vero che con gli esperti Climamarket abbiamo già esaminato vantaggi e svantaggi del riscaldamento con il condizionatore e qual è la temperatura consigliata da impostare in inverno per garantirci un ottimale benessere domestico, ora vedremo se il condizionatore consuma più a caldo o a freddo; e naturalmente come riscaldare casa con il condizionatore senza gravare troppo sul budget familiare. Solo in questo modo possiamo capire il reale costo del riscaldamento con condizionatore, e quando si tratta di una soluzione realmente conveniente dal punto di vista del dispendio energetico e delle spese in bolletta. Come funziona un condizionatore (a caldo e a freddo) Prima di capire se il condizionatore consuma più a caldo o a freddo, è necessario comprenderne il funzionamento. In generale, possiamo dire che questo tipo di apparecchio (che ricordiamo essere dotato di tecnologia a pompa di calore) è progettato per funzionare sia per la climatizzazione invernale che per quella estiva. Per raffrescare e riscaldare gli ambienti interni della casa, un condizionatore con pompa di calore è dotato di uno scambiatore di calore e di un fluido termovettore. Quando attiviamo la funzione di riscaldamento, il calore viene prelevato dall'esterno e la macchina lo immette all'interno per raggiungere la temperatura desiderata, sfruttando l'energia elettrica per funzionare. Si tratta del processo esattamente inverso a quello di raffrescamento: in questo caso, l'aria calda indoor viene prelevata ed espulsa all'esterno, rinfrescando immediatamente l'ambiente. In base alle necessità (quindi caldo/freddo), il fluido termovettore viene riscaldato o raffrescato, sfruttando un processo di condensazione, evaporazione e compressione. Processo che avviene grazie alla presenza dello scambiatore di calore, che permetterà al macchinario di riscaldare o rinfrescare a seconda del ciclo di funzionamento avviato. Quanto consuma un condizionatore a caldo e a freddo Ma quanto costa riscaldarsi con il condizionatore? E quanto per raffrescare gli ambienti in estate? Per rispondere in modo completo, è necessario prima prendere in considerazione alcuni fattori fondamentali. Non a caso, il consumo di un impianto di climatizzazione varia in base alle caratteristiche dell'apparecchio e ad alcuni elementi ambientali. I fattori che influenzano i consumi Tra i fattori che influenzano i consumi di un condizionatore vi è prima di tutto la dimensione dell'ambiente da riscaldare o raffreddare. Logicamente, più è ampio il locale da climatizzare, più saliranno i consumi e in generale l'impatto energetico dell'apparecchio. In secondo luogo, incidono anche le dimensioni dello split e del motore esterno: per questo è importante scegliere un impianto adeguatamente dimensionato all'ambiente in cui sarà installato. Soprattutto, è l'efficienza energetica del condizionatore ad avere un impatto significativo sui consumi e sui costi in bolletta. Optare per modelli di classe A o superiore, come quelli proposti nel catalogo online di Climamarket, significa affidarsi a soluzioni dalle performance elevate, e che contemporaneamente rispettano l'ambiente e riducono gli sprechi. Non possiamo dimenticare di considerare i BTU del condizionatore, vale a dire l'unità di misura che definisce la potenza dell'impianto e il suo raggio d'azione. Infine, altri elementi di rilievo nell'ottica dei consumi sono la durata di funzionamento, la differenza tra la temperatura interna e quella esterna, l’isolamento termico dell’immobile e la sua esposizione. Quanto consuma un condizionatore per raffreddare Entrando più nello specifico, secondo i dati forniti da ENEA, un condizionatore da parete per singola stanza assorbe circa 900 watt per apparecchi di medie dimensioni e 1.400 quelli di grandi dimensioni (per raffrescare). Ciò significa che un condizionatore da 9.000 BTU consumerà circa 750 wattora, pari a 0,75 kWh, mentre un condizionatore da 12.000 BTU circa 1.050 wattora, pari a 1,05 kWh. Di media, una famiglia italiana consuma attorno ai 450 kWh l’anno solo per raffrescare gli ambienti domestici. Un dato, questo, che si riflette in una spesa annuale di circa 300 euro. Quanto costa riscaldare casa con un condizionatore Il costo del riscaldamento con il condizionatore è molto simile a quello associato alla funzione di raffrescamento. Come abbiamo già detto, il principio di funzionamento nelle due modalità è praticamente identico, con consumi teoricamente molto simili per riscaldare e rinfrescare tutte le stanze della nostra casa. A cambiare, però, è l'efficienza dei condizionatori con pompa di calore più moderni. Un modello da 1.000 watt, ad esempio, rilascia negli ambienti una potenza calorifera pari a 3.000 watt. In linea di massima, considerando anche le dimensioni dell’impianto e dell’ambiente, l’assorbimento di energia varia da 300 a 1.400 watt: un condizionatore da 9.000 BTU consumerà 0,85 kWh, mentre uno da 12.000 BTU circa 1.1 kWh; per una spesa complessiva tra i 200 e i 300 euro annui. Quando conviene usare il condizionatore per il riscaldamento Ora che abbiamo risposto alla domanda se il condizionatore consuma più a caldo o a freddo, possiamo finalmente chiarire quando conviene utilizzarlo per riscaldare casa. Naturalmente, bisogna sottolineare che anche nelle zone caratterizzate da inverni miti è necessario avere a disposizione una caldaia a gas per riscaldarsi quando la temperatura scende esageratamente. Da solo, un condizionatore con pompa di calore non è capace di rispondere completamente alle esigenze di comfort termico della nostra famiglia. Rappresenta così un ottimo sistema da integrare all'impianto di riscaldamento già esistente, da accendere quando le temperature non scendono al di sotto dei 5 o 7 gradi, per affrontare così gli inverni più miti. In più, è sempre possibile alimentare il nostro condizionatore con l'energia elettrica prodotta da un impianto fotovoltaico, abbattendo ulteriormente costi ed immissioni associati all'impianto.

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Fasce orarie risparmio energetico: una guida
07/11/23

Qual è la fascia oraria più economica per l'energia elettrica? E come funzionano gli orari per il risparmio energetico? Scoprilo sul blog Climamarket. Quello degli orari per il risparmio energetico è un argomento estremamente attuale, e che non andrebbe assolutamente sottovalutato da chi vuole risparmiare sulle bollette della luce. Quando dobbiamo attivare un'utenza di energia elettrica a casa, è infatti fondamentale valutare quale tipo di tariffa sia più conveniente, e in linea con le esigenze specifiche della nostra famiglia. E se è vero che il prezzo dell'energia elettrica varia in base ai giorni e alle ore della giornata, si fa allora importante sapere qual è la fascia oraria più economica per l'energia elettrica, e come funzionano le fasce orarie per il risparmio energetico. Domande a cui andremo a rispondere in questa guida completa, grazie all'aiuto degli esperti Climamarket. Cosa sono le fasce orarie per risparmio energetico La crisi energetica e il caro bollette hanno attivato un virtuoso processo di cambiamento nelle nostre abitudini di consumo. Dagli impianti di riscaldamento, ora più ecosostenibili e votati al risparmio, a sistemi come la VMC orientati all'efficientamento energetico, passando pure per gli orari risparmio energetico, adeguarsi è quanto mai necessario. Fortunatamente il funzionamento delle fasce orarie per l'energia elettrica è piuttosto semplice, e segue uno schema ben preciso che viene applicato alle offerte luce casa presenti sul mercato. Schema che possiamo quindi tenere sempre a mente per avviare gli elettrodomestici più energivori solo durante gli orari in cui il prezzo dell'energia elettrica è più conveniente. In particolare, la Fascia 1 (F1) è quella che va dal lunedì al venerdì dalle 8:00 alle 19:00, escluse le festività nazionali, vale a dire le ore di punta in cui cresce la richiesta di energia; la Fascia 2 (F2) si applica invece durante i giorni feriali nelle ore intermedie (quindi dalle 7:00 alle 8:00 e dalle 19:00 alle 23:00), sempre escluse le festività nazionali, e a prezzi inferiori rispetto alla fascia precedente; infine, la Fascia 3 (F3) è quella applicata la sera (dalle 23:00 alle 7:00), durante i weekend e nei festivi, a costi notevolmente più bassi. Qual è la fascia oraria più economica per l'energia elettrica? A fronte delle fasce orarie per il risparmio energetico, è possibile capire quando è più conveniente far partire gli elettrodomestici che abbiamo in casa (come ad esempio la lavatrice), così da ricevere una bolletta più leggera. In linea di massima, ciò dipende dalle condizioni contrattuali della fornitura che abbiamo scelto: attiveremo la lavatrice o il forno durante la fascia intermedia (F2) o quella fuori punta (F3), nel caso la nostra sia una tariffa bioraria o multioraria; l'avvio degli elettrodomestici per chi ha una tariffa monoraria può invece avvenire in qualsiasi ora del giorno, perché il prezzo dell'energia elettrica resta bloccato. Vediamo come funzionano nel dettaglio. Tariffa monoraria Con la tariffa luce monoraria è previsto un prezzo fisso per l'elettricità durante tutta la giornata, a prescindere dall'orario in cui stiamo effettivamente consumando. Si tratta insomma di una soluzione conveniente per chi impiega molta energia elettrica durante il giorno, sia nelle ore diurne che serali. Queste tariffe sono disponibili nel contratto di maggior tutela solamente per coloro che non dispongono ancora di un contatore elettronico, e sono fissate ogni trimestre dall'ARERA. Sul mercato libero tutti possono scegliere una tariffa monoraria, a condizioni e prezzi variabili stabiliti dai fornitori. Tariffa bioraria Nella tariffa luce bioraria sono previsti due prezzi distinti. Uno, quello più alto, è applicato ai consumi che avvengono dal lunedì al venerdì dalle 8:00 alle 19:00 (fascia F1), l'altro (più basso) è invece applicato ai consumi che avvengono in tutti gli altri orari (fasce F2 e F3). I prezzi di queste tariffe sono fissati dall'ARERA ogni trimestre per le offerte luce in maggior tutela. Nel mercato libero, tutte le famiglie che dispongono di un contatore elettronico possono scegliere una tariffa bioraria, con prezzi sempre stabiliti dai venditori. Questa tipologia di tariffa è pensata maggiormente per chi utilizza l'energia elettrica soprattutto durante le ore serali, quando il costo è inferiore rispetto a quelle diurne. Tariffa multioraria Infine, nella tariffa luce multioraria sono presenti tre fasce orarie luce diverse, che variano in base al giorno della settimana e al momento della giornata. Abbiamo così la fascia di punta, quella intermedia, e la fascia fuori punta. Si tratta insomma delle fasce F1, F2 e F3 viste in precedenza, che rendono la tariffa multioraria consigliabile a chi impiega una quantità maggiore di energia elettrica durante le ore notturne. Orari risparmio energetico e tariffe luce: come scegliere quella giusta Gli orari risparmio energetico, come il nome stesso suggerisce, definiscono un sistema di fasce orarie a cui bisogna prestare attenzione per risparmiare sulla bolletta. Contemporaneamente, è utile individuare la tariffa più in linea con le proprie abitudini di consumo, in modo da poterne sfruttare tutti i vantaggi. Vien da sé che, nonostante con una tariffa bioraria o multioraria sia possibile risparmiare di più nelle ore serali e nei weekend, queste diventino del tutto inutili per chi non ha la possibilità di sfruttare nel quotidiano quelle specifiche fasce orarie.

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Come risparmiare elettricità: 10 consigli
26/10/23

In un periodo storico dove l'energia elettrica è sempre più preziosa, con costi in aumento e un'attenzione crescente all'impatto ambientale, risparmiare diventa non solo un dovere, ma anche un'occasione per alleggerire le bollette e vivere in modo più sostenibile. Raggiungere questo obiettivo non richiede sforzi eroici o rinunce drastiche: bastano piccoli accorgimenti e buone abitudini da adottare quotidianamente per ottenere risultati concreti. Ecco allora 12 consigli pratici dagli esperti Climamarket per risparmiare energia elettrica in casa: se ti sei accorto che la tua abitazione consuma troppi kW, sei nel posto giusto per scegliere una strada più economica e green. 1. Come risparmiare energia elettrica con elettrodomestici di ultima generazione Una guida su come risparmiare energia elettrica non può che partire con un consiglio fondamentale, vale a dire sostituire i piccoli e grandi elettrodomestici più datati con apparecchi di nuova generazione, che hanno in dotazione le migliori e più efficienti tecnologie in commercio. Si tratta di apparecchi elettronici ad alta classe energetica che comportano vantaggi non solo per i consumi in bolletta, ma anche per l’ambiente e per la sua salvaguardia. Sicuramente l'investimento iniziale potrebbe essere leggermente più elevato, ma è il modo migliore per abbattere i consumi nel quotidiano all'interno di una famiglia e migliorare nel complesso la classe energetica della propria casa. Dovremmo quindi scegliere frigorifero, lavastoviglie, lavatrice, climatizzatore e scaldabagno di classe energetica A o superiore, che consumano meno energia a fronte di performance più elevate. 2. Risparmiare elettricità con le lampadine a basso consumo Un altro metodo efficace per risparmiare la corrente elettrica è utilizzare lampadine a basso consumo come possono essere le lampadine a LED o a fluorescenza. Queste lampadine, non a caso, consumano molto meno delle tradizionali lampadine alogene, oltre ad essere più resistenti a durare molto più a lungo. Non solo, è importante installare la luce giusta in ogni ambiente, optando per un'illuminazione più soffusa in camera da letto o in bagno. 3. Spegni luci e apparecchi elettrici quando non utilizzati Il terzo accorgimento per risparmiare sulla bolletta della luce potrebbe sembrare banale, ma in realtà è fondamentale per modificare le nostre abitudini di consumo giornaliere. Tutte le luci e le varie apparecchiature elettroniche (come il climatizzatore, il computer, il router WiFi e gli elettrodomestici più in generale) dovrebbero essere spente quando non vengono utilizzate, durante le ore notturne o quando usciamo di casa. Allo stesso modo, bisogna non lasciare in stand-by i dispositivi elettrici, perché continuano a consumare energia anche se non in funzione; sarebbe bene anche scollegare dalla presa elettrica i caricabatterie di smartphone, tablet e PC quando non in uso. 4. Chiudi porte e finestre e sfrutta la luce naturale Senza dover investire in nuove tecnologie, è possibile un consistente risparmio di energia elettrica anche mettendo in pratica alcuni consigli apparentemente di poco conto. Ad esempio, dovremmo chiudere le porte e le finestre dei locali che non stiamo utilizzando, e raffreddare o riscaldare solo le stanze in cui trascorriamo più tempo quando siamo a casa. In inverno, cerchiamo di sigillare correttamente le finestre con tende o persiane, mentre durante i mesi estivi ombreggiamo maggiormente le finestre con tende e tapparelle. Come se non bastasse, per tutto l'anno si potrebbe sfruttare al meglio la luce naturale proveniente dall'esterno, in modo da limitare l'utilizzo di corrente elettrica. Soprattutto in estate, è possibile arrivare fino a sera senza dover accendere la luce: in questo senso, è d’aiuto posizionare la scrivania in prossimità di una finestra, e pitturare le pareti con colori particolarmente luminosi che permettono alla luce di riflettersi in tutto l'ambiente. 5. Come risparmiare energia in casa con la doccia Ma come risparmiare energia elettrica anche in bagno? Il modo più semplice è preferire la doccia alla vasca da bagno, così da andare a ridurre contemporaneamente i consumi di acqua e di elettricità. Se per riempire una vasca da bagno occorrono circa 150 litri d'acqua, per fare una doccia si impiegano invece attorno ai 15 litri d'acqua al minuto, che si riducono a soli 9 litri installando un frangigetto che riduce il flusso d'acqua. 6. Usa meglio il frigorifero per risparmiare energia Come è noto, il frigorifero è un elettrodomestico che va necessariamente tenuto attivo tutto il giorno, e proprio per questo è uno dei più energivori tra quelli solitamente presenti in un'abitazione. Per contenere gli sprechi, il suo utilizzo deve dunque essere intelligente: la temperatura ideale del frigo è tra i 4 e i 5 gradi, mentre quella del congelatore da meno 15 a meno 18 gradi; allo stesso tempo è bene evitare di aprirlo inutilmente e troppo spesso, e di non riempirlo eccessivamente di alimenti. 7. Scongela i cibi in frigorifero Tra i modi per risparmiare energia, rientra ancora l'utilizzo del frigorifero. Ricorda infatti di non utilizzare il microonde per scongelare i cibi, ma lasciali scongelare naturalmente in frigorifero. Questo metodo è più efficiente dal punto di vista energetico e aiuta a conservare meglio il sapore dei cibi. 8. Ottimizza l'uso di lavatrice e lavastoviglie Come il frigorifero, anche lavatrice e lavastoviglie sono elettrodomestici altamente energivori, che richiedono molta energia per il loro funzionamento. Per risparmiare sull'elettricità, dovremmo utilizzarle quando possibile con la funzione Eco, caricandole in modo adeguato e mettendole in funzione in quelle fasce orarie in cui l'energia elettrica costa meno. 9. Asciuga la biancheria all'aria aperta Tra i consigli per il risparmio energetico, un altro coinvolge ancora una volta il bucato. Se il clima lo permette, stendere la biancheria ad asciugare all'aria aperta è un'ottima alternativa all'asciugatrice elettrica, che consuma molta energia. 10. Come risparmiare energia elettrica con il condizionatore Il climatizzatore è ormai un apparecchio indispensabile in casa per regalarsi il giusto livello di benessere e comfort termico. In estate (ma anche in inverno per quei dispositivi dotati di pompa di calore) tende ad essere acceso spesso, facendo schizzare le spese in bolletta. Anche in questo caso è comunque possibile limitare i consumi utilizzando il condizionatore nel modo giusto, magari utilizzando maggiormente la funzione di deumidificazione e mantenendo una temperatura che non si discosta troppo da quella fatta registrare all'esterno. 11. Limitare l'uso di forno e ferro da stiro Anche limitare l'utilizzo di forno e ferro da stiro è un accorgimento utile per risparmiare energia elettrica. Cerca di non aprire il forno durante la cottura così da mantenere la temperatura interna uniforme, e preferisci quando possibile il microonde (che consuma meno elettricità). Per il ferro da stiro, limita il suo utilizzo al minino migliorando la fase di stenditura dei capi appena lavati. 12. Installare un impianto fotovoltaico Infine, per risparmiare energia elettrica possiamo sempre prendere in considerazione l'installazione di un impianto fotovoltaico, per illuminare la nostra casa direttamente con l'energia solare. I pannelli e gli impianti disponibili nel catalogo online di Climamarket catturano l'energia del sole per trasformarla in energia elettrica: si tratta di un sistema economico e a basso impatto ambientale da poter utilizzare anche in balcone. Ricorda: anche piccoli gesti quotidiani possono fare la differenza. Adottando questi consigli e cambiando alcune abitudini, potrai risparmiare energia elettrica, ridurre l'impatto ambientale e alleggerire il peso in bolletta. Insieme, possiamo fare la differenza!

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Calcolo del fabbisogno termico di una casa in kW
17/10/23

Quando dobbiamo procedere con la ristrutturazione della nostra casa e migliorare l'efficienza dell'impianto di riscaldamento che verrà installato, dovremo necessariamente fare il calcolo del fabbisogno termico. Si tratta di un calcolo piuttosto complesso, ma particolarmente utile per scegliere il sistema di riscaldamento più adatto alla nostra abitazione, assieme ovviamente alla sua potenza. In questo modo sarà molto più semplice individuare, in un mercato in cui le alternative sono innumerevoli, i kW che dovrebbero raggiungere caldaie, pompe di calore o pannelli solari, a seconda dell'impianto che meglio si sposa con le nostre esigenze. Prima ancora di contattare un installatore professionista, andremo quindi a fare un'inziale scrematura sui tipi di impianto: per questo, con gli esperti Climamarket vedremo come effettuare correttamente il calcolo del fabbisogno termico in kW, assieme ad un esempio pratico di calcolo dell'energia termica. Che cos’è il fabbisogno termico Prima ancora di dedicarci al calcolo del fabbisogno termico, è opportuno dare una definizione precisa del fabbisogno termico di una casa. In particolare, questo valore sta ad indicare la quantità di calore che deve essere impiegata per riscaldarla completamente. Una quantità, questa, che viene calcolata prendendo in considerazione la differenza data da tutti gli apporti di calore gratuiti, come possono essere l’attività di elettrodomestici, l'illuminazione solare, la presenza o meno di persone e animali, le perdite di calore che ci possono essere nell'impianto, e in generale tutto ciò che può contribuire ad innalzare temporaneamente la temperatura all’interno dell'abitazione. Non solo, a tale differenza vanno poi aggiunti il livello di isolamento dell'edificio, la tipologia di esposizione al sole e le perdite che possono essere causate da finestre, ventilazione, pareti e pavimenti. Gli elementi che influenzano il fabbisogno termico Come già accennato, la temperatura di un appartamento dipende da tutta una serie di fattori. Non solo il livello di coibentazione della casa, i materiali utilizzati in fase di costruzione o la sua posizione geografica, ma anche altri elementi da non sottovalutare che incidono sul calcolo del fabbisogno termico necessario. Tra questi, abbiamo: la grandezza degli ambienti da riscaldare; il numero di finestre presenti nell'appartamento; la presenza o meno di vetrate di ampie dimensioni; il tipo di esposizione al sole e ad altri agenti atmosferici; il bisogno di produrre acqua calda ad uso sanitario. Insieme, tutti questi fattori e il loro calcolo va a definire il cosiddetto fabbisogno termico ideale. Come si calcola il fabbisogno termico di una casa Il calcolo del fabbisogno termico in casa permette di conoscere quanta energia serve per riscaldare tutti i locali della nostra abitazione, andando a tradurre questo valore in kW per individuare l'impianto di riscaldamento che meglio si adatta alla situazione e la sua potenza ideale. Se è vero che solo un tecnico specializzato potrà fornire una valutazione più accurata e definitiva (e che tiene conto della maggior parte degli elementi prima elencati), allo stesso modo è possibile svolgere un primo calcolo in autonomia. Per procedere, utilizziamo come dati di partenza il totale dei metri cubi che vogliamo andare a riscaldare e il cosiddetto coefficiente termico, valore che indica le calorie necessarie per metro cubo in base a diverse variabili (quindi posizione, irradiamento solare, coibentazione e numero di infissi). Calcolo del fabbisogno termico per mq Prima di tutto, dobbiamo allora calcolare il fabbisogno termico dell'appartamento per mq. Un calcolo utile a stimare il numero e la potenza dei radiatori che devono essere installati in base ai metri quadri. A tal scopo, esiste una formula molto semplice che è in grado di definire approssimativamente il fabbisogno termico di una abitazione, ovvero: (Superficie x Altezza) x Coefficiente termico = Kcal necessarie. La formula prende in considerazione il totale dei metri cubi da riscaldare e un coefficiente termico; quest'ultimo può andare da un valore di 30 a 40 Kcal/mq, e dipende dalle condizioni termiche della casa, dal suo livello di isolamento termico e dal posizionamento geografico (in una zona calda, fredda o mite). Calcolo del fabbisogno termico in kW A questo punto, possiamo procedere con il calcolo del fabbisogno termico in kW. Per maggiore chiarezza, ipotizziamo di dover calcolare l'energia termica necessaria per un'abitazione posizionata in una zona fredda, con isolamento minimo e un totale di metri cubi da scaldare pari a 90 mq, per 2,70 metri di altezza. Questo valore va moltiplicato per 40, vale a dire il coefficiente termico scelto per una zona termica particolarmente fredda. Si ottiene così un valore di 9.720 Kcal tramite la formula vista in precedenza. Ora dobbiamo trasformare il valore calcolato in kW, tramite la formula Kcal/862 = Kw. Nel caso specifico, otteniamo un valore pari a 11.2 Kw, già utile a scegliere quale sia l'impianto di riscaldamento più adatto alle nostre esigenze e alle caratteristiche della nostra casa.

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Arreda il bagno con questi 6 consigli
19/09/23

Arredare il bagno è un'arte: scopri gli accessori giusti e tutti i consigli di stile degli esperti Climamarket.   Al giorno d'oggi le soluzioni per arredare il bagno di casa sono davvero tantissime, e si differenziano tanto per stile quanto per praticità. Si tratta di un aspetto di primaria importanza per conferire la giusta personalità all'ambiente bagno, divenuto sempre più un luogo in cui benessere, estetica e utilità devono convivere armoniosamente. Per ottenere un effetto di comfort e di eleganza, a prescindere dallo stile che abbiamo scelto, è comunque necessario seguire alcune linee guida fondamentali per valorizzare gli spazi a disposizione e renderli belli e funzionali. Vediamo allora come arredare il bagno nel modo giusto, andando ad elencare 6 utili consigli degli esperti Climamarket. 1. Attenzione alle dimensioni La prima cosa da fare per arredare un bagno è naturalmente pianificare con la dovuta cura il progetto che abbiamo in mente. Andiamo quindi a tenere conto dello spazio a disposizione in bagno per posizionare ogni elemento. Per fare un esempio, negli ambienti bagno di ampie metrature potremmo installare un ampio box doccia con un grande soffione e dotato di ogni optional, che sappia restituire le stesse atmosfere di una spa casalinga. Per gli ambienti più piccoli, è invece meglio optare per box doccia più compatti, ma non per questo meno eleganti. Allo stesso modo, per aumentare visivamente lo spazio dovremmo prediligere i colori chiari o neutri, come il classico bianco, l'avorio, il grigio o il rosa pastello, uno dei più richiesti negli ultimi anni dagli appassionati di interior design. 2. Consideriamo il bagno come una stanza Chiunque si chieda come arredare il bagno senza sbagliare, dovrebbe iniziare a considerare questo ambiente come un tempio di relax e intimità. Non si tratta solo di una stanza in cui sono presenti il lavandino e i sanitari, ma di un luogo in cui trascorriamo molte ore della giornata, che qui solitamente inizia e finisce. Il luogo in cui ci dedichiamo alla cura di corpo e mente, e che dovrebbe essere il più confortevole possibile. Pensiamo dunque al bagno come ad un'altra stanza living della nostra casa, in cui poter inserire elementi non esattamente tipici di questi locali. Spazio permettendo, possiamo infatti posizionare una bella poltrona o un lampadario importante, o allestire un angolo relax con una chaise lounge e una piantana. 3. Facilitiamo la pulizia La pulizia e la manutenzione di un bagno sono importanti tanto quanto il suo arredo e gli accessori presenti. Proprio per questo è importante scegliere elementi pratici e facili da pulire, in modo da ridurre il tempo richiesto per la pulizia e aumentare il livello di igiene. In tal senso, dopo aver definito opportunamente le distanze tra ogni elemento, optiamo per mobili bagno e sanitari sospesi, così da non avere alcun problema a lavare il pavimento. Nella scelta dei rubinetti, disponibili in un'infinità di varianti, cerchiamo invece di preferire i modelli a muro: i rubinetti a incasso sono più ergonomici e più semplici da pulire, oltre che dal design più ricercato. Ancora, oltre alla scelta di sanitari e rubinetti perfetti per il nostro bagno, un altro aspetto da considerare per semplificare le operazioni di pulizia è andare ad acquistare dei vasi rimless. Sono modelli di WC in cui è stata eliminata la brida, vale a dire il bordo di ceramica in cui tipicamente si annidano sporco, germi e batteri. Per conferire un tocco più ricercato anche alla zona WC, possiamo abbinare al vaso una placca per lo scarico moderna, della rifinitura più adatta allo stile del nostro bagno. Seppur essenziali, oggi le placche sono considerate veri e propri elementi di design, belli da vedere e facilissimi da pulire. 4. Funzionalità prima di tutto Quando stiamo progettando il nostro bagno o abbiamo deciso di ristrutturarlo, è opportuno dare la giusta importanza anche al lato pratico. Puntiamo allora su uno stile minimal, con elementi e accessori dalle forme lineari, che ben si combinano con diverse superfici moderne e con molte varietà di trame e colori. Arredare il bagno nell'ottica della funzionalità significa arricchire gli ambienti con mobili compatti e salvaspazio, magari a scomparsa o senza le classiche maniglie. 5. Attenzione ai dettagli Arredare un bagno ci richiede poi di dare la giusta attenzione ai dettagli, avendo sempre cura di evitare gli eccessi. Ad esempio, non posizioniamo mai il water o il bidet di fronte alla porta di ingresso, ma entrando cerchiamo di valorizzare e porre in primo piano il lavabo o la vasca da bagno, che andranno così a "rubare la scena". Un ottimo consiglio è quello di inserire in bagno uno o massimo due oggetti importanti, e che non abbiano obbligatoriamente una loro funzione pratica. Devono essere oggetti a cui siamo legati o che ci piacciono particolarmente: in questo modo, entrando in bagno avremo subito una sensazione di benessere e di buon umore, e contemporaneamente lo sentiremo come un ambiente molto personale e intimo. 6. Non risparmiamo sull'illuminazione Non tutti i bagni possono contare sull'illuminazione naturale, non disponendo di una finestra. Nell'arredare un bagno, come per qualsiasi altra stanza della casa, dobbiamo quindi progettare un'adeguata illuminazione artificiale. L'ideale sarebbe ottenere una combinazione di illuminazione d’atmosfera e funzionale, finalizzata sia al relax che allo svolgimento di tutte le azioni di beauty routine e personal care.

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Fotovoltaico con accumulo: una guida
12/09/23

Un impianto fotovoltaico con accumulo va a stoccare l'energia prodotta dai pannelli, facendoci risparmiare tutto l'anno. Scopri costi e funzionamento sul blog di Climamarket. Chi già sta godendo di tutti i vantaggi legati all'installazione di un impianto fotovoltaico sul tetto o in giardino sa bene quanto si possa risparmiare con questa soluzione green durante la stagione estiva. Non tutti sanno però che è possibile assicurarsi più energia e meno spese anche durante le altre stagioni dell'anno, comprese le giornate più fredde e in cui il cielo è coperto. Basta scegliere per la propria casa il fotovoltaico con accumulo, che permette di stoccare l'energia in eccesso prodotta dai pannelli e di raggiungere un'autonomia energetica pari addirittura al 90%, sfruttando l'azione delle batterie per fotovoltaico. In questa guida di Climamarket vedremo proprio come funziona un impianto fotovoltaico con accumulo, quali sono i costi medi associati e quanto è possibile risparmiare con l'installazione di questo sistema votato all'ecosostenibilità. Kit fotovoltaico con accumulo: una soluzione green per tutte le stagioni I sistemi di fotovoltaico con accumulo, noti anche come sistemi di storage o accumulatori, sono di fatto delle batterie che vengono integrate nell'impianto. Il loro scopo è quello di ottimizzare la produzione e i consumi di elettricità, andando ad immagazzinare l'energia elettrica in eccesso, altrimenti ceduta alla rete elettrica nazionale. In questo modo, un impianto fotovoltaico con accumulo rende disponibile l'energia elettrica nei momenti di bisogno, rappresentando una soluzione valida, oltre che ecologica ed economica, in ogni stagione dell'anno. Come funziona un impianto fotovoltaico con accumulo Generalmente il funzionamento di un impianto fotovoltaico prevede che vada a produrre quotidianamente energia elettrica in forma di corrente continua. Sarà poi compito di un inverter andarla a trasformare in corrente alternata, che può essere tranquillamente utilizzata per illuminare le nostre case o per far funzionare gli elettrodomestici. L'energia prodotta dai moduli viene consumata al momento per autoconsumo diretto oppure, quando si è fuori casa, non viene utilizzata e successivamente viene ceduta alla rete elettrica nazionale. Lo schema di un impianto fotovoltaico con accumulo è invece leggermente diverso, e cambia completamente la situazione energetica di una famiglia. Installare una batteria per fotovoltaico permette di immagazzinare l'energia che è stata prodotta durante le ore di luce, mettendola a disposizione anche la notte o quando fuori piove o è nuvoloso. Ricorrere alla rete elettrica sarà sempre meno necessario, e le nostre bollette tenderanno a ridursi notevolmente grazie all'autoconsumo differito. Il fotovoltaico con accumulo è pensato per massimizzare prestazioni e valore di un impianto fotovoltaico e per non sprecare l'energia prodotta, gestendola in modo equilibrato in base alle esigenze energetiche della nostra casa. Quanto costa un impianto fotovoltaico con accumulo Un impianto fotovoltaico senza batteria presenta naturalmente un costo inferiore rispetto ad un sistema con batteria di accumulo. I vantaggi associati sono però nettamente superiori rispetto a quelli di una soluzione senza storage, e l'investimento iniziale viene facilmente ammortizzato nel tempo grazie a bollette della luce più leggere. In più, è possibile approfittare delle detrazioni fiscali previste in questo caso dal Governo. Ma quanto può costare un impianto fotovoltaico con batterie di accumulo? Come è facile immaginare, il costo dei moduli di un impianto fotovoltaico varia, e spesso di molto, in base alla tipologia e al numero di pannelli che si andranno ad installare. Lo stesso discorso vale per le batterie di accumulo: comunemente il prezzo delle batterie per fotovoltaico al litio, che vanno a compensare le lacune ancora presenti nelle energie rinnovabili, si aggira attorno ai 1.500 euro per kWh. Per fare una media, il costo di un impianto fotovoltaico con accumulo da 3 kW, dotato di una batteria da 3,55 kWh, è di circa 12.000 euro. Il prezzo va ovviamente a salire associando all'impianto batterie più potenti, utili solo nel caso di un fabbisogno energetico più elevato. Quanto si risparmia con i pannelli solari con batteria di accumulo Un sistema fotovoltaico con accumulo è una risposta moderna, sostenibile e vantaggiosa all'aumento del costo dell'energia elettrica. Con le batterie fotovoltaiche abbiamo la possibilità di abbattere immediatamente le spese della bolletta dell'energia, e contemporaneamente di puntare alla quasi totale autonomia energetica, riducendo drasticamente la richiesta di energia alla rete. A voler parlare di numeri per concretizzare l'effetto risparmio degli accumulatori, è necessario chiarire che questi vengono influenzati da diversi fattori, e in particolare dalle abitudini di consumo degli utenti. Per fare un esempio, una famiglia che in un anno consuma 3.500 kWh, con un autoconsumo al 70% può risparmiare circa 800 euro annuali. Stando alle stime e alle testimonianze, la percentuale di autoconsumo che si può realisticamente ottenere installando un impianto fotovoltaico con accumulo si aggira attorno all'80-90%.

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Consigli utili per pulire il filtro del rubinetto
05/09/23

I rubinetti non sono tutti uguali: scopri su Climamarket come pulire i filtri dei rubinetti a seconda del modello.   Scegliere il rubinetto giusto per la tua casa non è sempre facile, vista la vasta gamma disponibile sul mercato. Che tu stia arredando il bagno o la cucina, il rubinetto è un elemento fondamentale sia per l'estetica che per la funzionalità. Ma anche i rubinetti più resistenti, come quelli che trovi su Climamarket, possono soffrire a causa del calcare. Il calcare, infatti, è un vero e proprio incubo per i rubinetti: può ostruire i fori, limitando il flusso d’acqua. Per questo è importante pulire regolarmente i filtri, soprattutto se hai l'acqua dura. In questa guida ti spieghiamo come fare al meglio, in base al tipo di rubinetto che hai a casa. Perché è importante pulire il filtro del rubinetto? Il calcare, presente nell'acqua dura, si deposita nel tempo sui filtri, ostruendoli gradualmente. Questo comporta una riduzione della portata dell'acqua, un getto irregolare e, nei casi più gravi, può addirittura causare perdite. Inoltre, un filtro intasato può favorire la proliferazione di batteri. Ad essere più precisi, possiamo dire che la pulizia regolare del filtro del rubinetto è fondamentale per diverse ragioni: Migliora la portata dell'acqua: Un filtro ostruito riduce la pressione dell'acqua, rendendo più difficili le attività quotidiane come lavare i piatti o i denti. Aumenta la durata del rubinetto: La rimozione del calcare e delle impurità previene l'usura prematura delle parti interne del rubinetto. Migliora l'igiene: Un filtro pulito garantisce acqua più pulita e priva di batteri. Risparmia denaro: Evitando la sostituzione prematura del rubinetto, si risparmia denaro. Filtro del rubinetto intasato: le cause principali Come già detto, e come accade per altri impianti presenti in casa, la pulizia regolare dei filtri è essenziale per mantenere un flusso d'acqua ottimale e prolungare la vita dei tuoi rubinetti. Ma quali sono le cause più comuni di intasamento? Calcare: Il calcare è il principale responsabile dell'ostruzione dei filtri, soprattutto in zone con acqua dura. Si deposita gradualmente, riducendo la portata dell'acqua. Sedimenti: Piccole particelle presenti nell'acqua, come sabbia o ruggine, possono accumularsi nel filtro, ostruendolo. Muffa e batteri: In ambienti umidi, il filtro può diventare un terreno fertile per la proliferazione di muffe e batteri. Cos'è un rompigetto e perché va pulito? Il rompigetto è quella piccola parte metallica posta all'estremità del rubinetto, dotata di fori molto fini. La sua funzione è quella di aerare l'acqua e renderla più piacevole al tatto. Tuttavia, anche il rompigetto è soggetto all'accumulo di calcare e detriti, che ne riducono l'efficacia. Ne esistono due tipi principali: filtro rubinetto esterno, che può essere tranquillamente svitato a mano; filtro rubinetto a scomparsa, che è invece nascosto nella parte finale del rubinetto e va quindi smontato con una apposita chiavetta presente sempre nella confezione del rubinetto. Capirete allora che pulire il filtro del rubinetto cambia in base alla tipologia di filtro (e dello stesso rubinetto). O meglio, cambia il modo in cui dovremo andare a smontare l'erogatore. Come smontare (e rimontare) i diversi tipi di filtri Prima di iniziare la pulizia, è necessario smontare il filtro. Ecco una guida generale, ma ricorda che i modelli possono variare: Individua il filtro: Solitamente si trova alla base del beccuccio del rubinetto. Svitare il filtro: Utilizza una chiave inglese o una pinza a becco per svitare il filtro in senso antiorario. Se il filtro è incrostato, puoi provare a spruzzare un po' di sbloccante. Pulisci il filtro: Una volta smontato, immergilo nella soluzione pulente scelta (aceto, bicarbonato o limone). Rimonta il filtro: Una volta pulito e asciutto, riavvita il filtro in senso orario. I filtri dei rubinetti possono essere di diverse forme e dimensioni. Alcuni sono semplici da smontare a mano, mentre altri richiedono l'utilizzo di strumenti specifici. In caso di dubbi, consulta il manuale d'uso del rubinetto o rivolgiti a un idraulico. Come pulire il filtro del rubinetto dal calcare Hai notato un getto d'acqua sempre più debole dal tuo rubinetto? O magari delle goccioline che schizzano ovunque invece di un flusso continuo? Il colpevole potrebbe essere il filtro intasato dal calcare. Ma niente paura! Con pochi semplici passaggi e qualche ingrediente naturale, potrai riportare il tuo rubinetto alla sua massima efficienza. Per pulire il filtro del rubinetto, liberandolo dal calcare e dalle impurità, è sempre preferibile utilizzare prodotti naturali e facilmente reperibili, solitamente presenti in cucina (gli stessi che puoi usare per la pulizia dei sanitari, sospesi e non). In alternativa va benissimo un anticalcare industriale di qualità, a patto che sia ecologico e che non danneggi la superficie del rubinetto. Ecco tre metodi fai da te infallibili per la pulizia dei filtri dei rubinetti: sono perfetti per i filtri dei lavandini in cucina, dei lavabi in bagno e della vasca. Pulire il filtro del rubinetto con l'aceto Il primo metodo per pulire i filtri del rubinetto in modo naturale va a coinvolgere l'aceto, un must nelle pulizie di casa più profonde. Dopo aver smontato il rompigetto, dobbiamo immergerlo in un recipiente pieno di acqua calda e aceto. Lasciamo agire per una notte intera e al mattino il nostro filtro sarà completamente libero dalle impurità. Risciacquiamolo prima di riavvitarlo. Pulire il filtro del rubinetto con il bicarbonato In alternativa, per un filtro incrostato possiamo provare con il bicarbonato, notoriamente efficace contro le incrostazioni di calcare più ostinate. Prima di tutto, si dovrà trattare la parte retinata del filtro con una limetta, utile a grattare via il calcare più evidente con la sua struttura ruvida. Poi si può procedere immergendo l'aeratore del rubinetto in un recipiente con all'interno acqua calda e bicarbonato di sodio, lasciando agire per circa quattro ore. Al termine del tempo consigliato, risciacquare con cura per ottenere un filtro lucido e totalmente privo di calcare. Pulire il filtro del rubinetto con il sapone per piatti Un’altra opzione è quella di pulire il filtro del rubinetto con uno spazzolino e del detersivo per piatti. Basterà strofinare il filtro sporco di calcare con lo spazzolino, per rimuovere le impurità più esterne. In un secondo momento, diluiamo del detersivo per piatti in acqua tiepida e strofiniamo per bene le setole sul filtro per cancellare anche le incrostazioni più resistenti. Consigli utili per la pulizia del filtro del rubinetto Pulire regolarmente il filtro del rubinetto è un'operazione semplice e veloce che può prolungarne la vita e garantire un flusso d'acqua ottimale. Per un risultato impeccabile, cerca di seguire questi consigli aggiuntivi: Pulire regolarmente il filtro: La frequenza di pulizia dipende dalla qualità dell'acqua e dall'utilizzo del rubinetto. In generale, si consiglia di pulire il filtro ogni 3-6 mesi. Utilizzare acqua calda: L'acqua calda facilita la rimozione del calcare e dello sporco. Ispezionare il filtro: Dopo aver pulito il filtro, ispezionare attentamente i fori per verificare che siano completamente liberi da ostruzioni. Sostituire il filtro se necessario: Se il filtro è danneggiato o incrostato oltre misura, è consigliabile sostituirlo con uno nuovo. Seguendo questi consigli e utilizzando i prodotti giusti, potrai facilmente mantenere i tuoi rubinetti sempre puliti e funzionanti.

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Ecco cosa fare se il condizionatore perde acqua
29/08/23

Il tuo condizionatore perde acqua? Scopri le cause più frequenti e come rimediare con i consigli di Climamarket.   Chi non ha mai trovato una pozzanghera sotto il condizionatore durante una calda giornata estiva? Le perdite d'acqua da un impianto di climatizzazione sono un inconveniente piuttosto comune, ma spesso sottovalutato. Fortunatamente, nella maggior parte dei casi, si tratta di problemi risolvibili con interventi relativamente semplici. In questa guida di Climamarket cercheremo di capire le cause più frequenti di queste perdite, i rimedi più efficaci e quando è necessario chiamare un tecnico specializzato. Perché il condizionatore perde acqua? Le cause più comuni Il funzionamento di un condizionatore è strettamente legato alla produzione di condensa. L'aria calda e umida presente nell'ambiente viene raffreddata e deumidificata all'interno dell'unità interna. L'acqua che si forma in questo processo (da utilizzare in tanti modi alternativi) dovrebbe essere correttamente convogliata all'esterno tramite un apposito tubo di scarico. Tuttavia, diverse circostanze possono causare ostruzioni o malfunzionamenti di questo sistema, portando alle fastidiose perdite. Quando esce acqua dal condizionatore (ma anche cattivo odore), le cause possono essere molteplici e dipendono dalla tipologia di apparecchio installato (monosplit, multisplit, a pompa di calore, ecc.) e dalla posizione dell’unità interna ed esterna. Ecco alcune delle cause più frequenti: Tubo di scarico ostruito: Il tubo che serve a convogliare l’acqua di condensa all’esterno potrebbe essere ostruito da polvere, muffa o altri detriti. In questo caso, l’acqua non riesce a defluire correttamente e inizia a fuoriuscire dall’unità interna. Vaschetta di raccolta della condensa piena: La vaschetta che raccoglie l’acqua di condensa prima di convogliarla nel tubo di scarico potrebbe essere piena o ostruita. Pendenza del tubo di scarico non corretta: Se il tubo di scarico non ha la giusta pendenza, l’acqua potrebbe ristagnare e causare perdite. Filtro dell’aria sporco: Un filtro dell’aria sporco può ridurre il flusso d’aria e causare un aumento della condensa, che potrebbe traboccare dalla vaschetta. Installazione non corretta: Un’installazione non corretta del condizionatore può provocare malfunzionamenti (come scarsa capacità refrigerante) e perdite d’acqua. Mancanza di manutenzione: La mancanza di una regolare manutenzione può portare all’usura dei componenti e a malfunzionamenti del sistema. Problemi al compressore: In alcuni casi, le perdite d’acqua possono essere causate da problemi al compressore del condizionatore. Condutture del gas refrigerante danneggiate: Se le condutture del gas refrigerante sono danneggiate, potrebbero verificarsi perdite di refrigerante e di acqua. Cause, quelle elencate, che possono portare a diverse tipologie di perdite; e che ora andremo ad analizzare nel dettaglio. Dove può verificarsi la perdita d’acqua? A seconda della causa, la perdita d'acqua può manifestarsi in diverse zone del condizionatore: Unità interna: La perdita può avvenire dalla vaschetta di raccolta, dalle alette dell'evaporatore o dalle giunture del tubo di scarico. Unità esterna: In questo caso, la perdita è spesso causata da un tubo di scarico ostruito o da una condensa eccessiva dovuta a un malfunzionamento del sistema. Muro: Se il condizionatore è a parete, la perdita può manifestarsi lungo il muro, a causa di un tubo di scarico posizionato in modo errato o di una fessura nella parete. Condizionatore perde acqua dall'unità interna Tubo di scarico ostruito: Il tubo che conduce l'acqua all'esterno potrebbe essere ostruito da polvere, muffa o altri detriti. Vaschetta di raccolta piena: La vaschetta che raccoglie la condensa prima di essere convogliata nel tubo potrebbe essere troppo piena o presentare delle fessure. Filtro dell'aria sporco: Un filtro intasato può ridurre il flusso d'aria e causare un aumento della condensa. Unità interna non in bolla: Se l'unità interna non è installata correttamente e non è perfettamente in bolla, l'acqua potrebbe ristagnare e fuoriuscire. Condizionatore perde acqua dall'unità esterna Tubo di scarico ostruito: Anche il tubo di scarico dell'unità esterna può ostruirsi, causando perdite d'acqua. Condensa eccessiva: In alcune condizioni climatiche particolarmente umide, la quantità di condensa prodotta può superare la capacità del sistema di scarico. Guasto alla pompa di drenaggio: La pompa di drenaggio, presente in alcuni modelli, potrebbe non funzionare correttamente. Condizionatore perde acqua nel muro Perdite dal tubo di scarico: Se il tubo di scarico presenta delle fessure o è stato installato in modo non corretto, l'acqua potrebbe fuoriuscire e infiltrarsi nel muro. Condensa che gocciola: In alcuni casi, la condensa può gocciolare lungo il tubo di scarico e bagnare il muro. Condizionatore perde acqua dallo split Stesse cause delle perdite dall'unità interna: Le cause delle perdite dallo split sono generalmente le stesse delle perdite dall'unità interna. Cosa fare se il condizionatore perde acqua? Ecco alcuni rimedi comuni per risolvere il problema delle perdite d’acqua: Pulizia dei filtri: Pulire regolarmente i filtri dell’aria può prevenire molte delle cause di perdite d’acqua. Un filtro pulito garantisce un flusso d’aria ottimale e riduce la formazione di condensa. Controllo del tubo di scarico: Assicurarsi che il tubo di scarico non sia ostruito e che sia posizionato correttamente. Pulire il tubo con acqua e sapone può aiutare a rimuovere eventuali detriti. Verifica della vaschetta di raccolta: Controllare che la vaschetta di raccolta della condensa non sia piena o danneggiata. Sostituire la vaschetta se necessario. Manutenzione regolare: Effettuare una manutenzione regolare del condizionatore, inclusa la pulizia delle alette e del ventilatore, può prevenire molti problemi. Allo stesso modo, è consigliabile dedicarsi ad un'igienizzazione periodica dell'impianto, utilizzando gli strumenti più adatti. Quando chiamare un tecnico Se non riesci a risolvere il problema con i rimedi sopra indicati, potrebbe essere necessario chiamare un tecnico. Ecco alcuni segnali che indicano la necessità di un intervento professionale: Perdite persistenti: Se il condizionatore continua a perdere acqua nonostante i tentativi di risoluzione, è il momento di chiamare un esperto. Danni strutturali: Se noti danni alle pareti o al soffitto causati dalle perdite d’acqua, è importante intervenire rapidamente per evitare ulteriori danni. Problemi con il refrigerante: Se sospetti che ci sia un problema con il livello di refrigerante, è meglio affidarsi a un tecnico qualificato per una diagnosi accurata. Un professionista sarà in grado di ispezionare l'impianto e individuare con precisione la causa della perdita, sia per i condizionatori tradizionali che per quelli senza unità esterna. In questo modo sarà possibile eseguire le riparazioni necessarie: pulire il tubo di scarico, sostituire componenti danneggiati, o riparare eventuali perdite di refrigerante. Non solo, il tecnico andrà ad effettuare una manutenzione completa, così da garantire il corretto funzionamento del condizionatore e prevenire futuri problemi.

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Funzione Sleep del condizionatore per dormire freschi e tranquilli
01/08/23

Impostare Sleep sul condizionatore significa regalarsi sonni tranquilli nelle nottate più calde d'estate. Scopri come funziona questa utile opzione Durante i torridi mesi estivi, i condizionatori d'aria sono spesso parte integrante della nostra vita quotidiana per combattere gli effetti del caldo. Questi apparecchi sono infatti molto utili, perché in pochi minuiti forniscono comfort e refrigerio, regolando allo stesso tempo anche il livello di umidità indoor. Con la funzione Sleep, il condizionatore è poi in grado di regalarci notti fresche e sonni tranquilli. I migliori climatizzatori in commercio, come quelli disponibili nel catalogo online di Climamarket, sono infatti dotati di tutta una serie di funzioni aggiuntive che fanno molto di più che raffreddare o riscaldare la temperatura della stanza. In questo approfondimento ci concentreremo proprio sulla modalità Sleep del condizionatore, andando a scoprire come funziona e quanto incide sui consumi in bolletta. Cos'è e a cosa serve la modalità Sleep del condizionatore La vita frenetica di tutti i giorni richiede che il riposo notturno sia il più tranquillo e rigenerante possibile per poter affrontare le sfide quotidiane con la carica di energia necessaria. La qualità del sonno non dipende però solo dalla comodità del nostro materasso o dall'ergonomia dei guanciali, ma anche dalla temperatura fatta registrare in camera da letto. In quest'ottica, la funzione Sleep del condizionatore assume un ruolo fondamentale. La modalità Sleep, conosciuta anche come modalità notte e spesso riconoscibile sul telecomando dal simbolo di una mezza luna, è un'opzione smart di cui sono dotati i climatizzatori dei migliori produttori sul mercato, pensata per regolare automaticamente la temperatura dell'apparecchio durante le ore notturne. Di fatto, la modalità notte del condizionatore tiene conto delle variazioni del metabolismo del corpo umano durante il sonno, andando ad adattare gradualmente e senza sbalzi improvvisi la temperatura ambientale. Seguendo il ritmo del sonno, il climatizzatore aumenterà la temperatura dell'aria indoor di 0,5-1 grado ogni ora. Questo valore, in base alle condizioni specifiche presenti nella stanza da climatizzare, può arrivare ad un massimo di 3 gradi all'ora, assentandosi comunque su livelli adeguati a mantenere il massimo del comfort durante tutte la notte. Non solo, i modelli più avanzati sono dotati di sensori di movimento intelligente integrati, che rendono la funzione Sleep del condizionatore ancora più efficace. Tutti i vantaggi della funzione Sleep del condizionatore Impostare la funzione Sleep del condizionatore durante la notte offre tutta una serie vantaggi, che rendono un impianto di climatizzazione residenziale ancora più prezioso. Non solo perché il sonno notturno sarà più confortevole e riposante, ma anche per un evidente risparmio sulle bollette dell'elettricità. Come più volte sottolineato, la modalità Sleep è infatti pensata per favorire il riposo durante la notte, aumentando gradualmente la temperatura indoor man mano che il nostro corpo si raffredda. Contemporaneamente, quando è attiva il condizionatore d'aria riduce potenza e prestazioni: questo significa che consumerà meno energia, andando ad incidere in maniera inferiore sulle spese in bolletta. Considerando che la funzione notturna del climatizzatore spinge l'apparecchio ad ottimizzare la temperatura ogni ora, anche il nostro risveglio sarà assai più piacevole, con una gradazione interna né troppo fredda né troppo calda. Un'opzione che si fa particolarmente utile per tutte quelle persone sensibili ai minimi sbalzi di temperatura, che potranno sfruttare la funzione Sleep e i sensori di movimento intelligente per monitorare eventuali interruzioni del sonno. Questi sensori sono in grado di rilevare se stiamo dormendo tranquillamente o meno, e inviano segnali all'unità per aumentare o diminuire la temperatura di raffreddamento. Quanto consuma un condizionatore in modalità Sleep La modalità Sleep del condizionatore è quindi una funzionalità specifica per favorire sonni tranquilli, perché riesce a regolare in automatico la temperatura e il livello di umidità durante il sonno, assestandola ogni ora. Questa funzione, in dotazione alla maggior parte dei climatizzatori moderni, mantiene la temperatura ottimale del corpo per regalarci un riposo allo stato dell'arte. Inoltre, se rapportata alla modalità di raffreddamento tradizionale, riduce il consumo energetico di ben il 36%.

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Ecco come posizionare le luci in giardino
25/07/23

I punti luce in giardino sono fondamentali per creare la nostra affascinante oasi di relax. Scopri dove posizionare le luci in giardino grazie ai consigli di stile di Climamarket Arredare la propria casa significa certamente progettare la distribuzione degli spazi interni, ma anche riporre la giusta attenzione alla cura e ai dettagli di quelli esterni. Lo spazio esterno è infatti il "biglietto da visita" della nostra abitazione, e chi ha la fortuna di averne uno può renderlo ancora più accogliente e rilassante andando ad illuminare il giardino con le giuste luci e lampade. In questa guida di Climamarket vedremo proprio come illuminare il giardino, snocciolando alcune regole d'oro che andrebbero seguite sempre per realizzare una vera e propria oasi di pace direttamente a casa, da sfruttare soprattutto con la bella stagione. Non solo, prenderemo in esame anche alcune soluzioni funzionali e innovative di illuminazione esterna per risparmiare sull'energia elettrica e contribuire alla sostenibilità ambientale. Come illuminare il giardino: le regole fondamentali Impreziosire un giardino con la giusta luce non è un compito facile. Molti sono portati a scegliere dei banali lampioni per illuminare gli spazi, ma oggi è possibile trovare soluzioni diverse adatte a praticamente tutti gli stili, e che non rinunciano alla funzionalità. Non solo, è altrettanto importante sapere dove posizionare i punti luce in giardino, in base alla sua struttura e al tipo di piante presenti. Di seguito, quindi, alcuni consigli utili degli esperti Climamarket su come illuminare il giardino, per aggiungere un tocco di magia a questo spazio che, almeno da questo punto di vista, viene spesso trascurato. In questo modo, nel nostro giardino andranno a convivere sicurezza, comfort visivo ed estetica. Sicurezza prima di tutto Illuminare un giardino significa prima di tutto badare alla sicurezza degli spazi. Dobbiamo infatti illuminare bene i percorsi pedonali e quelli carrai per guidare le persone all'interno dell'abitazione. In tal senso, molto utili possono essere i faretti da incasso, adatti sia alle rampe dei garage che ai vialetti. Oltre a garantire l'incolumità delle persone, questo tipo di illuminazione è anche molto scenografica, e contribuirà a diffondere una luce morbida e piacevole. Non solo, considerando che per definizione il giardino è uno spazio esposto alle intemperie esterne, è fondamentale che i corpi illuminanti scelti siano idonei e dunque impermeabili, per evitare pericolosi cortocircuiti in caso di pioggia o di nevicate. Illuminare alberi e piante Quando presenti, gli alberi in giardino sono un'ottima opportunità per giocare con l'illuminazione. Un principio valido soprattutto per le varietà ad alto fusto e con foglie piccole e strette che lasciano filtrare la luce. Possiamo infatti illuminarli dal basso verso l’alto utilizzando dei faretti orientabili da esterno. I faretti non vanno in ogni caso diretti verso l'albero ma posizionati in modo inclinato, per evitare un eccessivo inquinamento luminoso. Il contrasto tra luce e ombra, moltiplicato dalle foglie, accentuerà la forma plastica della chioma e le linee dello stesso albero, per un effetto di sicuro impatto. Per quanto riguarda invece le piante, possiamo utilizzare i lampioncini da esterno per valorizzarle, posizionandoli in modo che la luce venga proiettata dall'alto verso il basso. Una scelta di design, questa, che si adatta in particolare alle piante di altezza compresa tra i 30 e gli 80 centimetri. Valorizzare le siepi e i confini Anche le siepi che delimitano un giardino possono essere uno spunto per progettare l'illuminazione. Più nello specifico, se davanti alla siepe ci sono delle aiuole, possiamo installare dei faretti spot orientabili per ricreare una sorta di barriera luminosa che definisca il confine. Al contrario, se non ci sono aiuole, inseriamo i lampioncini direttamente all'interno della siepe, indirizzando la luce verso terra. Se abbiamo dei muretti al posto delle siepi, possiamo invece optare per l'installazione di strip a LED alla base per delineare un confine luminoso lungo tutto il perimetro. In entrambi gli scenari, la luce dei confini va sempre orientata verso l'esterno, così da non abbagliare le persone che si trovano in giardino. Mimetizzare le fonti di luce Infine, quando dobbiamo illuminare il giardino di casa cerchiamo di nascondere o comunque mimetizzare le fonti di luce nella vegetazione. Ciò restituirà un effetto ancora più affascinante, e l'attenzione si sposterà sulle piante e non sulle sorgenti di luce. Un ottimo modo per valorizzare la varietà di piante e fiori del nostro giardino, e per ricreare la giusta atmosfera anche all'esterno. Illuminare il giardino con Climamarket Ora che sappiamo come illuminare il giardino, possiamo valorizzarne ogni spazio con la selezione di luci da giardino di Climamarket.it, trasformandolo in un'oasi di bellezza e funzionalità. Possiamo aggiungere un tocco di magia al nostro giardino con le luci giuste, tra cui vasi luminosi, sfere luminosa e cubi luminoso – tutti i prodotti sono realizzati con materiali resistenti per garantire che le nostre luci da giardino resistano agli agenti atmosferici e diano un tocco di eleganza allo spazio esterno. Sono tutte luci da giardino ad energia solare, quindi si possono ricaricare le batterie durante il giorno e illuminare il giardino di notte. Queste luci sono una soluzione ecologica che ci permette di risparmiare sull'energia elettrica e di contribuire alla sostenibilità ambientale, godendoci un ambiente esterno illuminato con stile e funzionalità.

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Tutto quello che c'è da sapere sul motore esterno del condizionatore
12/07/23

Come pulire il motore esterno del condizionatore? E dove è opportuno installarlo? Ecco una guida completa dedicata all'unità esterna. Il condizionatore è un'invenzione geniale che ci regala refrigerio durante le afose giornate estive. Ma per godere appieno del suo comfort è fondamentale conoscere il suo funzionamento e, in particolare, il ruolo cruciale svolto dal motore esterno, spesso chiamato anche "unità esterna" o "macchina esterna". In questa guida completa di Climamarket, affronteremo tutto quello che c'è da sapere sul motore esterno del condizionatore: come funziona, dove posizionarlo correttamente, quali sono le normative da rispettare, come effettuare la manutenzione e la pulizia per garantirne il massimo rendimento e la sua durata nel tempo. Come funziona l'unità esterna del condizionatore? A meno che non si tratti di un modello senza unità esterna (e dunque con motore integrato), il motore esterno è il cuore pulsante dell'impianto di climatizzazione. Al suo interno si trova il compressore, un componente fondamentale che ha il compito di aspirare il gas refrigerante dall'unità interna, comprimerlo e inviarlo allo stato gassoso e ad alta pressione verso l'unità interna. Qui il gas cede calore all'ambiente, condensandosi e tornando allo stato liquido. Il gas refrigerante liquido a bassa pressione viene poi reimmesso nel compressore per completare il ciclo termodinamico. Oltre al compressore, l'unità esterna ospita anche altri componenti essenziali come il condensatore, la ventola di raffreddamento e il motore elettrico, senza i quali l'intero sistema non potrebbe funzionare. In sintesi, il motore del condizionatore esterno è responsabile della trasformazione del refrigerante in uno stato che permette l'espulsione del calore fuori dall'edificio, mantenendo così l'interno fresco. Come vedremo poco più avanti, il corretto posizionamento dell'unità esterna è tanto importante quanto scegliere un condizionatore all'avanguardia e dall'elevata efficienza energetica, come i modelli proposti nel catalogo online di Climamarket. Allo stesso modo lo sono la manutenzione e la pulizia, che garantiscono il funzionamento costante nel corso del tempo dell'apparecchio e performance elevate che non impattino troppo sui costi in bolletta. Dove posizionare l'unità esterna del condizionatore La scelta della posizione per l'unità esterna è fondamentale per garantire il corretto funzionamento del condizionatore e per minimizzare l'impatto acustico. Ecco alcuni fattori da considerare: All'aperto: L'unità esterna deve essere installata all'aperto, in un'area ben ventilata e riparata da intemperie come pioggia diretta, neve e forte vento. Se hai intenzione di nasconderlo (come spiegato in questo approfondimento dedicato a come coprire il motore esterno del condizionatore), utilizza sempre rivestimenti creati ad hoc, e mai senza fessure per il passaggio dell'aria. Spazio libero: Assicurarsi che ci sia almeno 30 cm di spazio libero attorno all'unità su tutti i lati per consentire una corretta circolazione dell'aria. Ombra: Se possibile, posizionare l'unità in ombra per evitare l'esposizione diretta alla luce solare, che può ridurre l'efficienza e aumentare il consumo energetico. Accesso facilitato: Scegliere una posizione facilmente accessibile per la manutenzione periodica. Distanza dai vicini: Evitare di posizionare l'unità in direzione di finestre o prese d'aria dei vicini per non disturbare con il rumore o il flusso d'aria. Non solo, se abiti in un condominio, ricordati di verificare le normative condominiali per il posizionamento dell'unità esterna. Regole e normative sulle unità esterne dei condizionatori L'installazione dell'unità esterna del condizionatore è soggetta a normative che regolano la distanza minima da finestre, muri di confine e proprietà altrui. In particolare: Distanza dai confini: In Italia, la normativa di riferimento è il Decreto del 26 agosto 2014 che stabilisce le distanze minime che l'unità esterna deve avere dai confini di proprietà: 1 metro dai confini laterali 1,5 metri dai confini in balcone o in terrazza 3 metri da finestre e bocchette di aerazione di edifici altrui Rumore: L'unità esterna deve rispettare i limiti di rumorosità previsti dalle normative locali. In generale, il livello di rumore massimo consentito è di 70 dB durante il giorno e 60 dB durante la notte. Condominio: Se vivi in un condominio, è necessario consultare il regolamento condominiale che potrebbe stabilire ulteriori restrizioni per l'installazione dell'unità esterna. Oltre alle normative sopracitate, è consigliabile consultare un installatore professionista per assicurarsi che l'unità esterna sia posizionata nel modo corretto e in conformità a tutte le normative applicabili. In più, in alcune aree potrebbero esserci vincoli su come e dove posizionare l'unità per motivi estetici, architettonici, paesaggistici o di impatto visivo. In questi casi, potrebbe essere utile considerare l'installazione di un condizionatore senza unità esterna, ideale per aggirare limiti e restrizioni. Manutenzione unità esterna del condizionatore Una corretta manutenzione dell'unità esterna è essenziale per garantire il buon funzionamento del condizionatore, ottimizzare i consumi energetici e prevenire guasti. La manutenzione periodica, che dovrebbe essere eseguita da un tecnico qualificato, comprende la verifica del livello del gas refrigerante, la pulizia dei filtri e delle ventole, il controllo delle tubazioni e il controllo generale dell'usura dei componenti. Ecco alcuni suggerimenti per mantenere il motore del condizionatore in ottime condizioni: Controllo regolare: Effettua controlli periodici per verificare che non ci siano perdite di refrigerante o danni visibili. Pulizia delle alette: Le alette del condensatore devono essere pulite regolarmente per evitare che polvere e detriti ne ostacolino il funzionamento. Verifica dei collegamenti: Controlla che tutti i collegamenti elettrici e meccanici siano saldi e privi di corrosione. Servizi professionali: Programma interventi di manutenzione professionale almeno una volta all'anno. Come pulire l'unità esterna del condizionatore Oltre alla manutenzione professionale, è consigliabile effettuare periodicamente una pulizia autonoma dell'unità esterna per rimuovere polvere, foglie e detriti che potrebbero ostruire il flusso dell'aria e compromettere l'efficienza del condizionatore. Per procedere, occorre isolare l'apparecchio dalla corrente elettrica, e pulire tutti i detriti con una scopa o con una spazzola elettrostatica. In qualsiasi caso, non si deve mai utilizzare acqua e sapone. In secondo luogo, si rimuove la scocca togliendo le viti, senza toccare o staccare i cavi elettrici presenti. Di seguito, con un pennellino o una spazzola, si dovranno rimuovere la polvere e la sporcizia annidate nel motore esterno del condizionatore, cercando di raggiungere tutti gli angoli. Per la ventola, si può utilizzare un panno in microfibra appena inumidito, così da rimuovere ogni accumulo di grasso. Unità esterna del condizionatore: il cuore pulsante di un impianto clima In conclusione, il motore esterno del condizionatore è un componente vitale per il funzionamento del tuo sistema di climatizzazione. Conoscere il suo funzionamento, sapere dove posizionarlo correttamente, mantenerlo in buone condizioni e pulirlo regolarmente sono azioni fondamentali per garantire che il tuo condizionatore funzioni in modo efficiente e duri nel tempo. Seguendo questa guida, sarai in grado di ottimizzare le prestazioni del tuo condizionatore e goderti un ambiente indoor confortevole e fresco.

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Ecco come calcolare i BTU del condizionatore
10/07/23

Come calcolare i BTU del condizionatore e misurare la potenza dell'apparecchio? E come capire qual è il più adatto per la propria casa? Scoprilo sul blog di Climamarket.   BTU del condizionatore: una sigla misteriosa che spesso ci troviamo davanti quando si tratta di scegliere un nuovo climatizzatore per rinfrescare (o riscaldare) gli ambienti domestici. Ma cosa significa davvero? E come possiamo calcolare i BTU necessari per la nostra stanza? In questa guida completa di Climamarket faremo luce sui BTU, svelando i segreti per scegliere il condizionatore perfetto per le nostre esigenze, partendo proprio dal calcolo dei BTU del climatizzatore. Cosa sono i BTU del condizionatore e perché sono importanti Prima ancora di capire come calcolare i BTU, è importante dare una definizione precisa di questo parametro fondamentale per i condizionatori. I BTU indicano la potenza di un climatizzatore e il suo raggio d'azione, sulla base di una precisa metratura. Pochi di noi sanno cosa comporta nel concreto la sigla BTU, acronimo di British Thermal Unit, e quanto questa incida in termini di prestazioni. Proprio per questo, è bene fare chiarezza, al fine di facilitare la scelta di un nuovo climatizzatore per la nostra casa, da utilizzare sia in estate che in inverno per raffrescare o riscaldare velocemente gli ambienti, grazie alle sue tante e utili funzioni. Come già accennato, i BTU sono l'unità di misura utilizzata in tutta Europa e in Italia per identificare e calcolare la potenza di un condizionatore per il riscaldamento e il raffrescamento degli ambienti. Più nello specifico, possiamo dire che il termine fa riferimento alla capacità di un climatizzatore di raffrescare la nostra casa o il nostro appartamento, così come quella di riscaldarlo nel caso sia dotato di tecnologia a pompa di calore, sempre più apprezzata dalla clientela. In termini ancora più semplici, i BTU sono un indicatore della potenza termica dell'apparecchio, e del suo potere calorifico e refrigerante. Capirete allora che più alto sarà il valore dei BTU maggiore sarà la potenza del condizionatore, e di riflesso aumenterà la copertura in metri quadri che riuscirà ad avere. Perché è importante calcolare i BTU necessari? Che sia un modello fisso o portatile, scegliere un condizionatore con la giusta potenza in BTU è fondamentale per: Garantire un raffrescamento efficace: un condizionatore sottodimensionato non riuscirà a raffreddare adeguatamente l'ambiente, mentre uno sovradimensionato consumerà più energia del necessario, aumentando i costi in bolletta. Ottimizzare il comfort: un climatizzatore con la giusta potenza manterrà la temperatura desiderata in modo costante, garantendo un comfort ottimale nell'ambiente. Evitare danni al condizionatore: un condizionatore sovradimensionato potrebbe subire stress meccanici e usurarsi più velocemente. Come si calcolano i BTU di un climatizzatore Ora che sappiamo cosa sono i BTU del condizionatore, possiamo entrare nel vivo di questo approfondimento e dedicarci al calcolo dei BTU dell'apparecchio. Un aspetto che, come già detto, è essenziale per il corretto dimensionamento dell'impianto, così da scegliere un sistema di climatizzazione adatto alle dimensioni della nostra casa e alle esigenze specifiche della nostra famiglia. Un dispositivo sottodimensionato non riuscirà infatti a raffreddare adeguatamente l'ambiente, mentre uno sovradimensionato consumerà più energia del necessario, aumentando i costi in bolletta. Esistono diversi metodi per calcolare i BTU necessari per climatizzare un ambiente. Il metodo più semplice consiste nel moltiplicare la superficie in metri quadri dell'ambiente da climatizzare per un coefficiente che tiene conto di vari fattori, come l'esposizione solare, il numero di occupanti e l'isolamento termico dell'edificio. Ecco un esempio di calcolo: Superficie: 25 mq Coefficiente (esposizione solare media, 2 occupanti, isolamento medio): 340 BTU/mq BTU necessari: 25 mq * 340 BTU/mq = 8500 BTU Molto spesso, nelle schede tecniche dei condizionatori la potenza è indicata in kW. Lo stesso accade nelle bollette dell'elettricità, con i consumi espressi in kWh/€. Prima di calcolare i BTU necessari al nostro ambiente, è dunque opportuno sapere come convertire i BTU in Kilowatt (kW). L'operazione è piuttosto semplice: tenendo presente che 1kW equivale a 3412 BTU/h, allora basterà dividere i BTU per il valore fisso 3412 per passare da BTU a kW; al contrario, per passare ai BTU dobbiamo moltiplicare i kW per 3412. Detto questo, il valore dei BTU richiesti per la propria casa (quindi il calcolo dei BTU per mq) corrisponde al volume dell'edificio moltiplicato per 100. Tra le tante formule disponibili, la più semplice non richiede il conteggio del volume, ma prevede di moltiplicare la metratura dell'abitazione da condizionare per 340. Questo valore è un coefficiente arbitrario largamente usato nel settore per individuare i BTU necessari in base alle nostre specifiche esigenze. Per fare un esempio concreto, acquistando un condizionatore da 12.000 BTU, andremo a climatizzare in modo ottimale un ambiente di circa 35 metri quadri, mentre il discorso cambia parecchio per un appartamento di 70 metri quadri, per cui dovremo acquistare un condizionatore differente (che dovrà aggirarsi attorno ai 24.000 BTU). Consigli per la scelta del condizionatore Resta da considerare che i BTU di un climatizzatore sono solo un valore di massima, ed è dunque consigliabile orientarsi sempre su un impianto che presenta un indicatore leggermente più alto rispetto a quello ricavato dalla formula di calcolo dei BTU. Per andare sul sicuro, anche a fronte di altri fattori che influenzano il rendimento della macchina, scegliamo condizionatori con una potenza in BTU superiore a questo valore del 15 o 20%. Consideriamo poi l'acquisto di un condizionatore inverter. I condizionatori inverter modulano la potenza in base alle esigenze, garantendo un maggiore comfort e risparmio energetico. Inoltre, è importante verificare l'efficienza energetica del condizionatore, scegliendo un modello con classe A o superiore per risparmiare sui consumi. Infine, affidiamoci sempre a un installatore professionista per l'installazione del condizionatore. Un'installazione a regola d'arte garantirà il corretto funzionamento del dispositivo e la sua massima efficienza. Calcolare i BTU necessari: cosa considerare Il calcolo della potenza di un condizionatore non può trascurare tutte quelle variabili che incidono sul rendimento effettivo del macchinario, anche in caso di BTU molto elevati. Oltre al volume, ci sono infatti altri fattori che possono influenzare il calcolo della potenza del condizionatore: Esposizione solare: le stanze con esposizione solare diretta richiedono un condizionatore più potente. Isolamento termico: un buon isolamento termico riduce la dispersione del calore, quindi è possibile scegliere un condizionatore meno potente. Numero di persone: più persone occupano la stanza, maggiore sarà il calore prodotto e di conseguenza maggiore dovrà essere la potenza del condizionatore. Presenza di elettrodomestici: elettrodomestici come TV, computer e frigoriferi producono calore, che deve essere preso in considerazione nel calcolo della potenza. Su Climamarket possiamo allora acquistare condizionatori dai BTU differenti, con potenza che va dai 5.000 ai 36.000 BTU. Potremo approfittare del comodo pagamento a rate e delle agevolazioni fiscali ancora in vigore, così da ammortizzare l'investimento iniziale.  

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Ecco come pulire correttamente i pannelli fotovoltaici
06/07/23

Pulire i pannelli fotovoltaici è un'operazione molto importante. Scopri quando e come eseguire la pulizia in modo corretto con gli esperti Climamarket. Installare dei pannelli fotovoltaici è la soluzione ideale per chi vuole risparmiare sulla bolletta dell'energia elettrica, e contemporaneamente abbracciare una scelta completamente green. Il fotovoltaico è infatti un impianto capace di ridurre i consumi sfruttando l’energia solare, notoriamente pulita, gratuita e inesauribile. E se è vero che è sempre consigliabile affidarsi a pannelli di alta qualità come quelli proposti nel catalogo online di Climamarket, allo stesso modo è molto importante dedicarsi alla pulizia dei pannelli fotovoltaici. Questo per evitare che vadano a perdere la loro efficienza energetica, considerando che una superficie troppo sporca potrebbe andare ad ostacolare il corretto passaggio dei raggi solari. In questa guida vedremo quindi come pulire i pannelli fotovoltaici nel modo corretto, quando è il momento di eseguire la manutenzione e quali sono i prodotti e gli attrezzi adeguati a ottenere un risultato impeccabile. Quando lavare i pannelli fotovoltaici Prima ancora di dedicarci a come pulire i pannelli fotovoltaici, è bene capire quando è opportuno intervenire. Ciò significa che dobbiamo verificare se l'intero impianto sta funzionano in modo corretto e se il livello di energia prodotto continua ad essere sufficiente. All'atto pratico, se attraverso il pannello di controllo è evidente che la quantità di energia prodotta ogni giorno sta diminuendo progressivamente, allora è giunto il momento di pulire il fotovoltaico con le dovute accortezze e con prodotti che non vadano a danneggiare gli stessi pannelli. A fronte di performance più blande, quasi sempre il problema è imputabile a una manutenzione non adeguata, poiché le tecnologie dei pannelli solari moderni garantiscono affidabilità e efficienza nel tempo dei moduli in dotazione. La pulizia dei pannelli solari andrebbe poi eseguita durante la stagione primaverile e solo in periodi dell'anno in cui le piogge scarseggiano, poiché solitamente i pannelli riescono a sfruttare la pioggia per pulirsi da soli. Allo stesso modo, procediamo solo in giornate non troppo calde e possibilmente nelle prime ore del mattino, con la superficie dei pannelli fotovoltaici ancora fredda. Come pulire i pannelli fotovoltaici Possiamo pulire i pannelli fotovoltaici seguendo due strade diverse. La prima è certamente quella consigliata, e prevede di affidarsi a un professionista che sappia quello che fa, portando avanti una procedura senza danni accidentali e dal risultato soddisfacente. La seconda, che esploreremo appunto in questa guida, è del tutto fai da te, ed è dedicata a chi familiarizza un minimo con questo tipo di impianti. Scegliere il giusto detergente Il primo passo per pulire i pannelli fotovoltaici è scegliere il detergente giusto. Un prodotto non adatto e in cui sono presenti sostanze eccessivamente aggressive potrebbe danneggiare irreversibilmente la superficie dei pannelli, che andrebbe invece preservata dalle macchie e dai graffi per assorbire adeguatamente i raggi solari e fornire energia per il riscaldamento e la produzione di acqua calda sanitaria. Fortunatamente è possibile acquistare degli appositi detergenti per lavare i pannelli fotovoltaici, alcuni dotati anche di proprietà antistatiche che vanno a creare una pellicola protettiva che impedisce allo sporco di depositarsi sulle superfici. In alternativa, è consigliato l'impiego di prodotti più tradizionali e facilmente reperibili, come il detersivo per i piatti o detergenti con sostanze particolarmente delicate e biodegradabili. Ricordiamoci però che il detersivo andrebbe sempre diluito con dell'acqua demineralizzata tiepida, aiutandoci nella pulizia con un panno morbido o con delle apposite spazzole. Infine, risciacquiamo con attenzione sempre con abbondante acqua demineralizzata non troppo calda. Kit per pulire il fotovoltaico In una guida dedicata a come pulire i pannelli fotovoltaici non può certamente mancare una menzione agli strumenti più utili per facilitare le operazioni di manutenzione. In tal senso, possiamo impiegare degli appositi kit per la pulizia dei pannelli solari, che in linea generale contengono una serie di attrezzi standard - da poter recuperare anche separatamente. Prima di tutto l'asta telescopica, disponibile in materiali diversi come l'alluminio, la fibra di carbonio o quella di vetro. Solitamente il carbonio è l'alternativa migliore, perché più resistente, leggera e maneggevole. Non possono mancare il tubo flessibile e l'adattatore angolare, per raggiungere anche le zone dei pannelli più difficili da pulire. Infine, abbiamo le già citate spazzole idriche, che eliminano lo sporco e risciacquano efficacemente e delicatamente l'intera superficie del pannello fotovoltaico.

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Come riutilizzare l'acqua del condizionatore: 6 modi
04/07/23

Scopri i tanti usi alternativi e green dell'acqua del condizionatore, grazie ai consigli degli esperti Climamarket Di questi tempi in quasi tutte le nostre abitazioni è presente almeno un condizionatore, che con le sue tante funzioni è un prezioso alleato per combattere la calura estiva o, nel caso di una pompa di calore, per aiutarci anche a riscaldare l'ambiente indoor nei mesi più freddi dell'anno. Quando è messo in funzione, dall'apparecchio fuoriesce dell'acqua di condensa: non tutti sanno che anche questa può essere particolarmente utile in casa. Sono infatti tantissimi gli usi dell'acqua del condizionatore, come ad esempio irrigare le piante o caricare il ferro da stiro. Tutte soluzioni ecologiche e amiche dell'ambiente, e che ci aiutano ad evitare inutili sprechi. Vediamo allora, con gli esperti Climamarket, come utilizzare l'acqua del condizionatore in modo intelligente e eco-friendly. Acqua del condizionatore: demineralizzata o distillata? Prima ancora di vedere nel dettaglio i possibili usi dell'acqua del condizionatore, così da non doverla gettare via, è bene chiarire se l'acqua del climatizzatore sia tossica o meno. Si tratta certamente di acqua non potabile, ma che non è assolutamente dannosa per la nostra salute o per quella dei nostri amici a quattro zampe che vivono con noi. L’acqua che viene ricavata dai condizionatori domestici non è propriamente acqua distillata o demineralizzata (come l’acqua che comunemente acquistiamo per il ferro da stiro), ma ne condivide moltissime caratteristiche. L'acqua distillata è una tipologia di acqua molto vicina alla purezza, privata di qualsiasi tipo di impurità, fino addirittura ai gas disciolti. L'acqua demineralizzata, conosciuta anche come acqua deionizzata, è invece privata della sua componente salina. A differenza delle due più note, l'acqua di condensa dei condizionatori è di fatto il prodotto dell'umidità condensata, che arriva direttamente dal processo di raffreddamento dell'aria per abbassare la temperatura indoor. E se è vero che per distillare l'acqua è necessario farla bollire e raccoglierne la condensa, allo stesso modo i condizionatori sono dotati di un condensatore, componente che riesce a produrre acqua con un processo molto simile a quello di distillazione. Da qui le somiglianze di cui dicevamo. Come riutilizzare l'acqua nella vaschetta di condensa del climatizzatore L'acqua di condensa prodotta dai condizionatori domestici è un bene prezioso, dai tantissimi impieghi eco-friendly. Ecco 6 modi alternativi di riutilizzare quest’acqua di condensa, così da non sprecare neppure una goccia! 1. Acqua di condensa del condizionatore per le piante L'acqua di condensa del condizionatore, al contrario di quanto molti pensano, non è assolutamente dannosa per le piante. Anzi, è particolarmente indicata per irrigare le piante grasse o quelle acidofile come possono essere l'azalea, la camelia, la gardenia, i rododendri o le ortensie, che non hanno bisogno di acqua troppo carica di nutrimento. Al contrario, non è adatta alle piante carnivore, che preferiscono "bere" un'acqua ancora più pura come quella oligominerale. 2. Acqua del condizionatore per il ferro da stiro Un altro impiego pratico e veloce è quello di usare l’acqua del condizionatore per caricare il ferro da stiro. Invece di utilizzare l'acqua comune del rubinetto, particolarmente calcarea, possiamo raccogliere in piccole taniche quella condensata dal condizionatore, così da allungare la vita dello stesso apparecchio - perché appunto meno soggetto all'azione dannosa del calcare. 3. Acqua del condizionatore per la manutenzione dell'auto Ancora, l'acqua di condensa del condizionare può essere usata per rimboccare l'acqua del radiatore della nostra macchina, per riempire la vaschetta dei tergicristalli, o direttamente per lavare la macchina. Anche in questo caso, quest'acqua è migliore di quella potabile perché meno ricca di calcare, andando ad evitare potenziali danni all'automobile. 4. Acqua di condensa del condizionatore per le pulizie di casa L'acqua di scarico del climatizzatore è particolarmente "gentile" sulle superfici, e dunque non c'è nulla di sbagliato nell'impiegarla per le pulizie di casa. In un secchio possiamo aggiungere sapone o candeggina per pulire interni e veranda, oppure realizzare un detersivo fatto in casa; basterà un litro di acqua del climatizzatore e tre cucchiai di detersivo di Marsiglia in scaglie, da agitare energicamente in una bottiglia fino a quando le scaglie non saranno del tutto sciolte. Possiamo utilizzarla anche nelle fasi di pulizia e igienizzazione del condizionatore stesso. 5. Acqua del condizionatore per il sapone per bucato Tra i tanti usi dell'acqua del condizionatore c'è anche la possibilità di creare del sapone liquido per il lavaggio dei capi delicati. Versiamo in una bacinella un litro di acqua del condizionatore assieme a tre cucchiai da cucina di scaglie di sapone di Marsiglia, poi mescoliamo bene. Per i giorni successivi, mescoliamo più volte al giorno il composto fino a quando le scaglie non si saranno sciolte completamente, così da ottenere un detersivo adatto sia alla lavatrice che al lavaggio a mano. 6. Acqua del condizionatore per capelli forti e puliti Infine, l'acqua di condensa del condizionatore è utilissima per mantenere capelli sani e forti. L'acqua ricca di calcare della doccia, solitamente utilizzata per lavare i capelli, causa con il tempo dei danni alle fibre proteiche che compongono il capello, lasciandolo spento e opaco. Raccogliendo sufficiente acqua di condensa del condizionatore basterà poi versarla in una pentola da far riscaldare, e procedere con il solito lavaggio con shampoo e balsamo.

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Illuminazione in giardino: una guida
13/06/23

Scegliere l'illuminazione per esterni giusta permette di creare un outdoor d'effetto e rilassante. Scopri tutti gli aspetti da considerare sul blog di Climamarket. Con l'arrivo della bella stagione, la voglia di trascorrere più tempo all'aria aperta tende inevitabilmente ad aumentare. Non sempre è però possibile uscire di casa, ed è per questo che possiamo sfruttare gli spazi all'aperto della nostra abitazione, che sia un balcone, un terrazzo o addirittura un giardino. Spazi che possono essere veri e proprio templi di relax e convivialità, di cui godere sia di giorno che di sera. Per le ore serali è però opportuno illuminare gli ambienti esterni in modo adeguato: la giusta illuminazione per esterni ci farà vivere questa parte della casa con piacere e ne aumenterà la sicurezza durante la notte. In questa guida di Climamarket vedremo come scegliere l’illuminazione da esterno in base alle nostre esigenze, facendo attenzione a selezionare lampade da esterni resistenti, impermeabili ed efficienti dal punto di vista energetico. Come scegliere l'illuminazione da esterno Esattamente come accade per l'interior design, anche nell'illuminazione per esterni esistono diversi tipi di lampade. In questo caso, però, scegliere quella più adatta per la nostra casa non è solo questione di stile e di gusto estetico. Per illuminare il giardino o il nostro balcone entrano infatti in gioco altri aspetti pratici, di cui tenere conto in sede di acquisto. Prima di tutto, è importante individuare il luogo in cui devono essere collocate le lampade da esterni, che sia un vialetto, una facciata o un portico, e valutare se la posizione scelta è particolarmente esposta alle intemperie. Proprio per questo, tutte le lampade per esterno devono rispettare precisi requisiti per la sicurezza, identificati con il grado di protezione costituito dalla sigla IP seguita da due cifre. Non solo, è fondamentale considerare nella scelta anche la funzione che dovrà svolgere la lampada. Alcune servono per migliorare la sicurezza e la luminosità di un passaggio, mentre altre sono incaricate di illuminare un ambiente da vivere, come il patio o il terrazzo per cenare nelle calde sere d'estate. Infine, consideriamo la predisposizione elettrica esistente, che può essere a suolo, a parete o a soffitto. Illuminare il giardino con le luci giuste L’illuminazione esterna ha sempre una funzione specifica, a cui corrispondono diverse tipologie di lampade. In ogni caso, per gli spazi outdoor dobbiamo fare attenzione ad illuminare senza eccessi, assicurandoci che le luci scelte non siano troppo intense e che rispettino le norme sull'inquinamento luminoso, specifiche per ogni Comune. In linea di massima, le applique da esterno sono utilizzate per illuminare e rendere più sicuro l'ingresso della nostra casa o un terrazzo, per via della loro luce diffusa. Le lampade a sospensione sono invece la soluzione ideale per i momenti di relax all'aperto in balcone o in giardino, grazie ad un'illuminazione omogenea ma mai troppo brillante. Le catene di luci e le lucine da esterno, poi, rappresentano la scelta giusta per creare una magica atmosfera sui balconi di ogni metratura o sotto i pergolati. Design e materiale delle lampade da esterno Se è vero che l'illuminazione per esterni deve rispondere a specifici parametri tecnici, allo stesso modo non ci impedisce di scegliere soluzioni esteticamente gradevoli, capaci di valorizzare in modo efficace gli spazi esterni della nostra casa. Largo allora a stili diversi, con applique, sospensioni e lampioni a decorare e illuminare in modo funzionale, ma anche a materiali, forme e colori differenti. I materiali, nello specifico, devono rispondere al nostro gusto ma anche essere resistenti e di facile manutenzione: tra i più utilizzati abbiamo l'acciaio galvanizzato, l'acciaio inox, il PVC e l'alluminio, ma anche plastica e cemento. Come scegliere il colore della luce Anche per il nostro dehors, il colore della luce influisce sull'atmosfera dell'intero ambiente e sulle percezioni di chi lo abita. In balcone o giardino possiamo optare per le lampadine LED dalla luce bianca, che può essere calda, fredda o naturale, o per quelle dalla luce colorata. In particolare, la luce calda crea un ambiente più accogliente e rilassante e valorizza arredi da giardino e piante. Quella fredda, che tende all'azzurro, è più indicata per gli spazi esterni più ampi, perché più luminosa e in grado di farci distinguere gli oggetti in modo più nitido. La luce naturale, dal colore bianco neutro, è invece la più versatile, non altera i colori e favorisce la concentrazione. Con le nuove tecnologie, come dicevamo, si ha pure la possibilità di personalizzare l'esterno dell'abitazione con le luci a LED colorate. Con la tecnologia CCT (Color Changing Temperature) un'unica lampadina riproduce tutte le tonalità di luce, calda, fredda o naturale, da regolare a proprio piacimento. Con le luci RGB multicolore possiamo invece scegliere il colore che desideriamo e regolare la lampadina con il suo telecomando. Illuminazione per esterni: le proposte Climamarket Nel suo ampio catalogo online, Climamarket propone diverse soluzioni di illuminazione per esterni, tutte belle da vedere, funzionali e dalle performance energetiche eccellenti. L'offerta include ad esempio sfere luminose da giardino realizzate in resina, da installare a terra mediante apposito sistema di fissaggio oppure da posizionare in acqua grazie alle loro proprietà galleggianti. Sono tutte dotate di pannello fotovoltaico resistente ai raggi UV, all'acqua e all'umidità per ricaricarsi con l'energia solare, e si configurano come complementi d'arredo estremamente versatili e raffinati. Non mancano suggestivi cubi luminosi da giardino, da utilizzare come pratici tavolini in un salottino come chicca di design, oppure per rivestire le fattezze di comode sedute luminose o ancora essere posizionati ovunque per soli fini estetici. In più, Climamarket offre diversi modelli di vasi luminosi da giardino, di forma quadrata o tondeggiante e di varie dimensioni.

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